Il Cile nei cento anni di Pablo Neruda

Cento pubblicazioni, cento testimonianze, cento appuntamenti, i più disparati: la cerimonia solenne con le massime autorità a Parral, dove il poeta nacque il 12 luglio di cento anni fa; gli encuentros a Temuco, dove pubblicò i primi versi col suo vero nome, Neftalì Reyes; perfino i 'pranzi nerudiani' per intellettuali buongustai. Si fa di tutto in Cile per celebrare Pablo Neruda, il poeta nazionale, anzi il Poeta, il più letto e recitato, più amato e raccontato.
Dicono che i suoi '20 poemas d'amor y una canciòn desesperada', che lo consacrarono poeta a vent'anni, siano la raccolta di versi più tradotta e pubblicata al mondo.
Le sue stravaganti case a forma di nave, gremite di oggetti rari e bizzarri raccolti in ogni angolo del mondo, tra un esilio ed un viaggio come ambasciatore del suo paese, sono meta di incessanti pellegrinaggi da ogni continente: la 'Chascona' scarmigliata, nel cuore di Santiago, la solare 'Sebastiana' che dal cerro Florida domina la baia di Valparaiso, l'eremo acquattato fra gli scogli di Isla Negra, con la sua amata collezione di estatuas de prua dallo sguardo lontano, dove il poeta morì pochi giorni dopo quel tristo 11 settembre del '73.
Poter prendere parte alla prima settimana di celebrazioni del centenario nerudiano in Cile è stata un'occasione fortunata e irripetibile. Siamo stati invitati perché Maurizio Nocera presenta l'edizione cilena del libro 'Neruda, l'invenzione di Valparaiso', già pubblicato a Lecce ed ora tradotto in castillano dall'Università di Playa Ancha.
Abbiamo avuto l'opportunità di incontrare alcuni intellettuali che furono fra i compagni prossimi del poeta e che lo ricordano con una nostalgia appassionata che col tempo si è colorata di alegrìa. Francisco 'Pancho Velasco, colto e pensoso amico fraterno di Neruda, con sua moglie Maria Martner, severa e orgogliosa dei versi giganti che il poeta dedicò alle sue piedras transparentes. Sara Vial, poeta anche lei, sofferente nella sua preziosa tana di Vina del Mar e sprezzante delle celebrazioni ufficiali. Sergio Vuskovic, alcalde di Valparaìso al tempo di Unidad Popular: nell'esilio italiano ha raccontato con lucidità filosofica l'allucinato 'viaggio al centro della mente' sulla famigerata Esmeralda, mentre il suo corpo veniva straziato dall'Uccello Torturatore. E con lui, suo figlio Ivan: quell'11 settembre aveva solo diciott'anni, l'esilio l'ha vissuto poi a Mosca, ma le torture rifiuta di raccontarle e forse anche di ricordarle. E Oskar Quiroz, il rettore di Playa Ancha che rivendica onore per gli esiliati, sì, ma per sé il riscatto dei lunghi inverni di sconfitta e di paura passati ostinatamente in Cile. E Patricio Manns, geniale e disperato autore di colte canzoni d'amore e di lotta, che oggi puoi trovare in ogni negozio di dischi, confuse tra i suoni e le parole che dominano e stordiscono il mondo.
Ognuno ha da raccontare un episodio, un particolare inedito da ricordare, una battuta sapiente o sagace di Neruda da riferire.
D'altra parte, essere stato amico di Pablo Neruda, aver condiviso la sua tavola o averlo ospitato in casa propria, oggi in Cile è segno distintivo, motivo d¹onore e vanto.
Anche la ricerca di una definizione che compendi il magistero poetico di Neruda è un esercizio diffuso, pur se rischia di sminuire la ricchezza della sua complessa produzione: 'poeta dell¹amore', certo, perché il segno di Neruda, dai Veinte Poemas a Los Versos del Capitan , è stato l'amore. Per le sue donne, la sua terra, l'umanità. Ma Neruda è stato anche poeta dell'angoscia esistenziale (Resistencia en la Tierra), dell'impegno politico (Espana en el corazon), della lotta e della difesa del popolo (Canto General). 

Nell'introduzione ai cinque volumi delle Opere complete, la cui edizione cilena è stata avviata nel '99, si dice: "Pablo Neruda ha attraversato la maggior parte del XX secolo come partecipe attivo degli avvenimenti più rilevanti che vanno dalla Guerra Civile Spagnola alla caduta del governo Allende, passando per la seconda guerra mondiale, la nascita dei paesi socialisti, la guerra fredda, i movimenti di liberazione dell'America Latina. Anche sul piano culturale è stato protagonista dei principali dibattiti letterari del nostro tempo. Ha accompagnato il passaggio dal postmodernismo all'avanguardia, è stato un precursore della letteratura impegnata e di denuncia, ha creato originali forme letterarie, modelli di notevole ascendente sia nella poesia lirica che in quella epico-politica. L'attribuzione del Nobel della letteratura nel 1970 è stata la conferma del suo valore ed ha accresciuto la sua celebrità...."
Ma l'essere stati compagni di Neruda sembra costituire anche il cemento di sodalizi intellettuali sopravvissuti all'urto bestiale di quell'11 settembre '73 che recise la testa e dilaniò il corpo di Unidad Popular. Questa sinistra intellettuale brutalizzata da Pinochet sa di aver patito il castigo esemplare, che doveva servire da avvertimento al mondo intero, per aver sostenuto Salvador Allende e il suo programma politico semplice ma difficile a farsi in America Latina: assicurare un bicchiere di latte ogni mattina ad ogni bambino cileno.
I segni dell¹alto tradimento sono stati cancellati dal palazzo della Moneda (alla guida dei bombardieri c¹erano piloti nordamericani, dicono oggi le ricostruzioni testimonialiS) e nella piazza antistante un monumento bronzeo raffigura l'eroico Presidente che preferì la morte al disonore dell¹abiura. Lo stadio di Santiago che conobbe la passione e morte di Victor Jara (e di altri duemila) oggi porta il suo nome. Il parlamento è stato ripristinato in una sede nuova e rilucente a Valparaiso, la maggior parte degli esiliati ha fatto ritorno in patria.
Ma le cicatrici dell'anima sono ancora visibili.
Questi intellettuali compagni di Neruda vivono oggi lo scontento di questa moderna democrazia cilena sciancata, che per esistere deve sottostare alle compatibilità del Fondo monetario e della Banca Mondiale, con il suo modello neoliberista appiccicato al sottosviluppo, con le sue ingiustizie e le corruzioni. E osservano, con lucidità assorta e svogliata, l¹ambiguità del conflitto sociale, il numero crescente dei poveri e dei bambini di strada, le scritte sui muri che parlano di detenuti politici in sciopero della fame, il malcontento ostinato e reietto degli indigeni Mapuche, gli ultimi fra gli oppressi. Commentano, senza stupirsi e senza gongolare, i titoli grossi dei quotidiani sullo scandalo del giorno, che non è sorpresa per nessuno: 'scoperto nella Riggs Bank di Washington un conto segreto di Pinochet, di 100 milioni di dollari'. Il compenso per i servigi resi all¹Impero.
Sembrano centellinare l'agro sapore del rimpianto di ragioni che rimangono nel profondo, come una fede antica che non trova la via ad una riformulazione della mente. E continuano a raccontarsi con alegria nostalgica gli aneddoti sul loro grande amigo Pablo Neruda, 'poeta di pubblica utilità' negli anni della lotta e della speranza.
Cento passi più in là, i poeti della nuova generazione intanto stendono per strada il 'poema più lungo per Neruda', un serpente bianco di carta che attraversa la piazza del Nettuno e va oltre, sale fino ai cerros colorati di Valparaiso, portando scritto il loro progetto di futuro.

Ada Donno