Nel 1905, per un paesino della Calabria, iniziò una vera e propria odissea.
In quell'anno un violento terremoto rase al suolo molti paesi tra cui Olivadi, centro con poco più di mille abitanti, in provinca di Catanzaro.
I morti furono sei, ma la situazione si rivelò subito gravissima in quanto solo poche case rimasero in piedi.
Il Governo Giolitti inviò, con ritardo, i primi aiuti che consisterono solo in una quarantina di baracche.
Praticamente tutta la popolazione rimase senza un tetto e l'inverno, da qualle parti, è davvero rigido considerato che il paesino si trova a circa 700 mt. di altitudine.
La fame e le condizioni igienico sanitarie erano quasi insopportabili, ma tutti speravano in un intervento delle autorità. Ma se adesso ci lamentiamo dei ritardi e dell'inefficienza, a quai tempi, in un'Italia unita più sulla carta che in pratica, la situazione era veramente disperata.
Le istanze da parte dell'Amministrazione olivadese non si contano, le preghiere sono inutili, la speranza di ottenere degli aiuti si perde nel vuoto. Stremati dalla condizioni impossibili, il Consigliere De Septis si dimette dal suo incarico e raduna i cittadini per una pacifica, ma decisa, protesta in piazza. Era la prima volta che si manifestava per richiamare l'attenzione dei potenti, nessuno sapeva bene a cosa potesse servire o come ci si dovesse comportare in una situazione del genere, ma era chiaro che qualcosa bisognava fare. Anche i carabinieri, chiamati dal Sindaco per controllare l'assemblea popolare, non sapevano che pesci prendere. La loro inesperienza e la superficialità dell'organizzazione furono fatali per trasformare quella giornata in una tragedia. Un movimento della folla verso il municipio fu scambiato per una rivolta e i militari, confusi e impreparati, spararono sulla folla disarmata ammazzando 4 persone e ferendone altre quattro. Un eccidio che gettò nello sgomento gli olivadesi, colpiti anche da un altro terremoto, nel 1908, lo stesso che rase al suolo Messina e Reggio Calabria.
La drammatica situazione divenne addirittura grottesca quando si inscenò un processo farsa contro i Carabinieri che, naturalmente, vennero assolti. La nuova Italia non poteva permettersi di perdere la faccia per quattro contadini e pastori dispersi sulle montagne calabresi.
Altra sconfitta. Anzi la sconfitta era per la Giustizia.
Per farla breve a Olivadi non arrivò una lira, nessuno se ne occupò mai. Contando solo sulle proprie forze, gli olivadesi ci impiegarono tanti anni per ritornare ad avere un tetto dignitoso sulle loro teste.
E' passato un secolo da quegli eventi e grazie all'interesee di Francesco Paparo, che ha scritto un libro sull'accaduto, si è ricominciato a parlarne, a rispolverare questo pezzo di storia che può essere preso come emblema di tante altre situazioni successe nel mezzogiorno d'Italia, risolte dalla buona volontà e dalla caparbietà dei meridionali che si danno da fare senza risparmiarsi, non accettando passivamente gli eventi.
Questa storia è ora anche uno spettacolo teatrale dal titolo "Assurdo a sud", scritto da me, che la Compagnia "Calandra", presieduta da Salvatore Selce, porterà in giro per l'Italia a partire da dicembre. La Regione Puglia, la Regione Calabria, la Provincia di Catanzaro sono i patrocinanti di questo lavoro, che tocca le corde dell'ironia e del grottesco per parlare di un dramma che non deve essere dimenticato. Protagonista della piéce è Federico Delle Ducata, affermato attore gallipolino, coadiuvato da Piero Schirinzi, ideatore anche della scenografia.
Giuseppe MIGGIANO