Via Micetti
Leonardo Antonio Micetti, di Giuseppe e di Apollonia Simone, nacque a Gallipoli nell'anno 1641.
La sua famiglia, che si estinse alla fine del secolo XVIII, era annoverata fra quelle che, a quel tempo, venivano considerate principali e importanti.
Durante il corso dei suoi studi e della sua prima formazione, da adolescente, ebbe, fra i suoi precettori il padre Domenicano maestro Fra Giò Battista Mazzuci, come Egli stesso dice in un suo scritto: "Io fui uno dei suoi discepoli nella logica e nella metafisica".
Da giovane la famiglia volle avviarlo allo studio delle leggi civili e canoniche, allo scopo di fargli conseguire la laurea in <<utroque iure>>; studi che Egli intraprese, ma che, contrariamente, ai voleri dei propri familiari, abbandonò dopo appena un anno per seguire i corsi di medicina, per la quale Egli protendeva, e laurearsi nel 1661.
Egli stesso, infatti, alla fine del suo scritto così riassume questa sua personale decisione: "Dovendo Io farmi dottore di legge, ed avendone pigliato una matricola, mi venne voglia lasciare lo studio delle leggi, e farmi Medico, havendo prima di ciò studiato tutto il corso della filosofia, per il che in decembre del 1661 ottenni nel Collegio Napolitano la laurea di Dottorato di Medico Fisico, contro voglia di mio padre, e di mio fratello, che voleano mi fussi fatto Dottore di legge".
Il Micetti fu amante e studioso delle cose patrie, così verso la fine del secolo XVII scrisse e pubblicò un voluminoso manoscritto, che ebbe, a quel tempo, una larga diffusione e fu anche citato dal dott. Tommaso Briganti nella sua "Pratica criminale".
Questo suo laborioso e certosino lavoro fu reso possibile per via di una sua paziente ricerca e raccolta di notizie e manoscritti diversi, la gran parte dei quali gli pervenne, specie per il periodo antecedente il 1484, dal suo congiunto dott. D. Giuseppe Quintiliano Cuti.
Il libro vuole essere la storia, quasi completa, di Gallipoli che partendo, addirittura, da Noè arriva ai suoi giorni, passando attraverso la storia generale del regno e riferendone anche tutti i privilegi ottenuti dalla nostra città.
L'opera è divisa in sei libri:
Nel 1° tratta e commenta le diverse opinioni sulle origini di Gallipoli, della sua estensione, dei costumi, del suo stato, al momento, sotto il profilo commerciale, manifatturiero, portuale e religioso.
Nel 2° descrive le vicende in cui Gallipoli ha sofferto dall'età antica ai suoi giorni.
Nel 3° libro, e precisamente ai capitoli 14-15-16-17 e 18, scrive a lungo sul paesino di Tricase, forse perché la sua famiglia era originaria di Tricase ed aveva pure posseduto quel feudo, sino a quando non ne fu spogliata da Carlo I di Angiò.
Nel 4° parla della Cattedrale e di altre Chiese, dei Monasteri, delle Parrocchie e delle Cappelle di tutto il territorio.
Nel 5° parla del Vescovado, dei Vescovi e della loro attività pastorale.
Nel 6° parla degli uomini illustri che Gallipoli ha prodotto nei secoli e nel capitolo 9° di questo stesso libro parla della medicina.
Il Micetti scrisse anche sulla vita, sul martirio, sul trafugamento e la traslazione del corpo di S. Mauro e sulla chiesa che, successivamente, i gallipolini eressero in onore del Martire.
Inizialmente era incerto sul titolo da dare a questo suo immenso lavoro, ma giorni prima di passarlo alla pubblicazione, forse perché consapevole della mole del suo lavoro e ritenendo di essere riuscito a darci una storia quasi completa di Gallipoli, pensò di dare il titolo di "Istoria di Gallipoli".
E questo lo si desume alla fine dello scritto, quando si legge: "Da chiunque mai sarà letta questa mia istoria?".
Dai pochi frammenti che si conservano all'archivio comunale di Gallipoli non è dato sapere la data precisa della sua morte. Ma sembra sia avvenuta attorno al 1712.
Luigi PARISI