Buone notizie

Siamo ormai entrati nel periodo natalizio e quando questo numero di Anxa sarà disponibile per la distribuzione, salvo complicazioni tipografiche o di altro genere, ci troveremo proprio a ridosso della più grande festa dell'Occidente e della Cristianità con Natale ed Epifania, intervallate dalla celebrazione del laico Capodanno.
Cosa rappresentano oggi per noi queste ricorrenze ed in particolare la nascita simbolica per la duemillesima e sesta volta di Gesù Cristo ?.
Parlo non come esperto in materia religiosa ma in qualità di essere umano che si trova in questo lasso di tempo, per caso o per sorte benigna, sulla faccia della terra.
Ci sono tanti Natali, quante sono le persone che si riconoscono in questa festa con il loro modo di esistere e di pensare, ma alcuni atteggiamenti sono particolarmente evidenziati in questo periodo.
Innanzitutto, coscientemente o incoscientemente, tutti vorremmo essere più buoni o più gentili in famiglia e con il prossimo (che ci riusciamo o meno è poi un'altra faccenda); da qui gli auguri, le telefonate, gli scambi di regali (finanziaria permettendo), gli inviti a pranzo ed a cena e le tombole allargate a parenti ed amici.
E' come se si creasse un'oasi temporale di calma e disponibilità in un mondo dominato prevalentemente nel resto dell'anno, da fretta, competitività, aggressività, odio e paura.
C'è poi la ricerca di noi stessi, della propria identità e delle radici profonde.
Quanta gente in questo periodo prende un aereo, un treno o viaggia in macchina per ore ed ore come novelli re Magi, allo scopo di ritornare per pochi giorni al paese o alla città natia, riabbracciare gli anziani genitori, gli altri parenti e gli amici, specie quelli dell'infanzia.
Che poi il rimpatriato una volta arrivato a destinazione si senta un disadattato, un pesce
fuor d'acqua (tipica metafora gallipolina), un estraneo non solo al suo ambiente originario ma anche nella sua famiglia, è un altro paio di maniche.
Quello che conta veramente è l'impulso che lo ha spinto a fare quel viaggio, la speranza riposta nel fondo del suo cuore o del suo cervello (a seconda dei punti di vista), che esista ancora una dose di umanità nei suoi simili che li ponga in grado di riconoscere il suo valore, il coraggio che ha avuto nel cercare lavoro e fortuna altrove, i giorni di solitudine e tristezza che ha dovuto affrontare prima di inserirsi nel nuovo ambiente ed essere accettato e che quindi non tutto sia ridotto a consumismo, scetticismo o addirittura menefreghismo.
Allora nel suo significato più bello e profondo, Natale ci ricorda che siamo ancora capaci di
avere sentimenti, di riconoscere il valore degli altri invece di demolirli e denigrarli, che possiamo dare una svolta alla nostra vita e fondare i rapporti sulla stima e sul rispetto reciproci e non solo sulla prepotenza e sulla furbizia.
Le persone che la pensano così sono numerose, molte di più di quello che pensiamo, solo che se ne stanno nascoste, hanno paura di uscire allo scoperto, non si fidano perché hanno subito troppe delusioni e molto spesso i loro sentimenti sono stati manipolati e traditi.
Quando le si incontra bisogna mettere occhiali speciali, capaci di oltrepassare le apparenze, per riuscire a intravedere la loro umanità, celata da ferite profonde, non tutte cicatrizzate e da abbondanti bendaggi e fasciature.
Nessuno ha mai voluto riconoscere il loro valore, non pubblicizzato e sbandierato ai quattro venti, ma sono questi individui che stanno salvando, se si riuscirà ancora a farlo, la nostra società, con l' educazione, i sacrifici per mandare avanti i  figli tra mille difficoltà, il lavoro oscuro fatto anche per quei furbi che vi si sottraggono e gli eroismi quotidiani che costituiscono quel "mestiere di vivere", che Pavese non seppe imparare ed affrontare.
Allora almeno per Natale, eviterò le critiche e gli stimoli, pur sacrosanti che caratterizzano i miei articoli, per ringraziare tutti questi piccoli/grandi eroi, quasi invisibili a causa della nostra superficialità, che ci servono quotidianamente senza che noi ce ne accorgiamo:
il panettiere, il benzinaio, la cassiera del supermercato, quella che ci porge il pasticciotto caldo per la colazione mattutina, coloro che ci aggiustano la macchina, il computer, ci curano lo stomaco, la prostata, i denti, ci riparano la dentiera, quelli che insegnano in buona fede e senza esibizionismi ai nostri figli, chi guadagna seicento euro al mese e deve mantenere un'intera famiglia, senza essere sponsorizzato dall'assistenza.
E poi ancora i componenti del coro domenicale durante la messa, il cui canto spesso ci commuove, chi pulisce gratuitamente Chiesa e Parrocchia, chi si cura dei ragazzi ed insegna loro uno sport che li allontana dalla noia e dalla violenza, chi va volontariamente ad assistere ed a consolare gli ammalati, chi si sforza d'aiutare i deboli, gli emarginati ed i poveri, di qualsiasi razza e colore essi siano e chi ho scordato di citare ma se lo merita al pari degli altri che ho elencato.
Il mio augurio per tutti è che questo sia il Natale della consapevolezza e della responsabilità, che ognuno di noi, per un miracolo misterioso ed inspiegabile, riesca a scoprire se vive la vita di tutti i giorni da sveglio o da addormentato.
Ci renderemmo finalmente conto di quello che non funziona in noi e ci rende infelici e così ci assumeremmo, senza scuse o alibi, le relative responsabilità.
La consapevolezza ci farebbe scoprire non solo i nostri difetti e limiti ma anche i pregi e le potenzialità, rendendoci evidente che ciò aumenta la nostra responsabilità verso gli altri.
Se sono intelligente e sveglio, queste doti che ho ricevuto gratuitamente e senza merito, non le posso usare solo in senso egoistico per arricchirmi o diventare potente, ma le devo mettere a disposizione, almeno in una certa misura, dei meno dotati e fortunati, affinché possano crescere ed avanzare anche loro.

Questa che ho raccontato è una favola per adulti, perché i bambini non ne hanno bisogno, essendo già così naturalmente, prima che comincino a costruire le loro difese.
A Natale è permesso raccontare favole e sognare, ma se tutto quello che ho immaginato si avverasse anche per una parte esigua di persone, sarebbero davvero delle buone notizie.


Moneda que està en la mano                          Moneta che stà in mano
quizàs se deba guardar;                                  forse si deve conservare;
pero la que està en el alma                             però quella che è nell'anima
se pierde si no se da.                                      si perde se non si dona.
 
(Antonio Machado)

Fredy SALOMONE