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Tutela del minore autore e vittima del reato: le nuove realta'

I minori, vale a dire i nostri figli, sempre più spesso sono coinvolti nel reato,che va dal borseggio, alla violenza di gruppo al bullismo  messi in rete filmati, passando per i sassi del cavalcavia al massacro di Erika e Omar;  oppure sono vittima di stupri di compravendita di abusi di ogni tipo come tutti sappiamo

L'argomento non ha quindi bisogno di ulteriori presentazioni, però intendo dare qualche spunto per il dibattito che seguirà prima di introdurre il discorso tecnico.

La mia personale opinione, immagino condivisa, è che i minori sono vittime in ogni caso; e mi domando e vi domando COME MAI una società come la nostra, in tempo di pace, di prosperità e in un paese come l'Italia, con fattore di crescita pari allo zero non ha saputo e non sa tutelare i propri figli infondendo regole, valori morali, rispetto della legalità, rispetto della vita?...Ha prodotto invece paradossalmente IL MALESSERE DEL BENESSERE!

NON SARA' CHE noi adulti in qualità di genitori, di educatori, di professori, di amministratori, di politici e di ministri della Repubblica abbiamo commesso la madre dei reati: allevare i nostri figli senza inculcare regole, senza valori, senza porre limiti e remore, senza imperativi categorici di Kantiana memoria, abbandonandoli il più delle volte incustoditi davanti alla violenza scenografica di cinema, televisione, video-giochi, dove la vita e la morte sono fiction irreali?

Vediamo questo fenomeno, dilagare in modo trasversale: è cioè presente in tutti gli ambienti sociali, senza distinzione di ceto culturale o socio economico.
La cultura contadina del passato è stata soppiantata dal degrado delle periferie urbane con basso tasso di alfabetizzazione e di occupazione, NON SARA' CHE  noi abbiamo permesso alla criminalità, così talmente organizzata e capillare da fare invidia, di dominare incontrastata, imponendo i suoi modelli e le sue regole?
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NON SARA' CHE la cultura del ceto medio, IL PENSIERO DEBOLE: (non esiste una verità assoluta, ma solo una pluralità di verità relative una forma di pensiero in grado di accettare la pluralità dei punti di vista senza imporne alcuno : non può esistere un unico faro morale perchè costituirebbe una forma di dominio e di violenza la quale scaturisce sempre da strutture forti di potere), per quanto possa essere  condivisibile e praticabile in una società come la nostra, che viene da lontane frequentazioni con l'evolversi del pensiero più raffinato, NON SARA' CHE NOI completamente obnubilati da questa tendenza culturale, abbiamo allevato la prole  mancando di infondere principi chiari e valori, permettendo l'assenza di regole, dimostrando estrema tolleranza nelle manifestazioni di aggressività (sono ragazzate) ?

E NON SARA' CHE presi poi dalla competizione sul lavoro per ottenere successo e fare carriera, una volta rientrati a casa abbiamo, per concludere, dispensato loro vuoto emozionale, affettivo e di comunicazione?
Una sola figura ha spiccato in questo deserto: solo un Grande Uomo, Giovanni Paolo II, è stato capace col suo ineguagliato carisma  di aprire un varco ed imporsi alla attenzione dei giovani, dando vita a quello straordinario fenomeno dei Papa boys: due milioni di giovani si riunirono a Roma nel 2000 per il Giubileo!

NON SARA' CHE quello che i nostri figli cercano è un padre forte che li guidi, una figura solida di cui si possano fidare e NON SARA' CHE invece  di continuare a pasticciare e a piluccarci con l'ennesima riforma degli esami di maturità dovremmo dare ai i nostri figli modelli autorevoli e regole chiare?

Anita MARZANO


Tutela del minore

Anche se parte in causa, in quanto socia F.I.D.A.P.A., posso affermare senza tema di smentita che ,sabato 25 novembre, ha avuto luogo, nella sala dell 'Hotel Bellavista, una bella serata organizzata dalla F.I.D.A.P.A. della sezione di Gallipoli, incentrata sul tema: "Tutela del minore autore e vittima del reato: le nuove realtà". E che pubblico! Folto, attento, coinvolto tanto da farmi, in parte, ricredere su quella che ritengo essere la diffusa sordità del nostro tempo di fronte ai grandi temi. Siamo stati tutti là, inchiodati ad ascoltare le analisi,   le aspettative ed i consigli della dottoressa  Mariangela Pascali,  specialista in Igiene Mentale, Resp. S.E.R.T. Martina Franca e Massafra; le  esperienze toccanti ed il  pensiero forte del Sostituto Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce, dottoressa Simona Filoni; le osservazioni ed i racconti  del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Lecce, colonnello Luigi Robusto; il tutto egregiamente introdotto dalla nostra Presidente, la dottoressa Anita Marzano, che ha offerto svariati spunti di riflessione sul tema della serata. Denominatore comune di tutti gli interventi:  l'invito all'ascolto, al richiamo alle regole, all'esempio individuale, alla rivalutazione della sfera affettiva; interventi tutti coraggiosi, perché se da una parte si è parlato di ragazzi, in realtà i messaggi erano rivolti agli adulti . Io credo che nessuno dei presenti abbia potuto esimersi, nel ripensare  ai propri ruoli quotidiani, dall'approvare le impostazioni delle varie relazioni. E' stato,infatti,  giusto parlare di adulti e non di giovani, poiché i nostri ragazzi, sino a quando restano tali, altro non sono che il risultato di atteggiamenti e sollecitazioni che giungono loro dal mondo dei grandi, mondo al quale essi guardano per individuarne  falle e  punti di forza, con una consapevolezza che non apparteneva alle nostre generazioni.  Noi li mettiamo al mondo, noi li educhiamo, noi li indirizziamo, noi creiamo il contesto nel quale farli vivere, noi li rendiamo felici o infelici e quando dico noi, dico noi tutti , raccolti in quel grande insieme nel quale ciò che vorrebbe una minoranza cade al cospetto della volontà della maggioranza, qualunque sia il risultato, e così è giusto che accada. Forse una delle chiavi di lettura che ci potrebbe aiutare a capire quanto sta avvenendo nella nostra società è prendere in considerazione il disorientamento nel quale oggi tutti noi ci muoviamo. Quando si vanno a cercare le cause di comportamenti giovanili fuori dalle regole, è come se  si ignorasse il disorientamento dominante nel nostro mondo e del quale i ragazzi sono le prime vittime. Se un tempo noi sapevamo con certezza che la bellezza è un bene fugace; che la verità è un'affidabile compagna della vita; che la nascita è l'inizio di  un naturale cammino  dell'essere umano verso la vecchiaia, attraverso tappe in ognuna delle quali c'è qualcosa di cui godere; che l'onestà non è stupidità e che essere disonesti non vuol dire essere dritti; che la legge del più forte paga nel mondo degli animali e non in quello degli umani che deve essere improntato alla  tolleranza, all'attenzione ed alla solidarietà, oggi i nostri giovani sono convinti del contrario e non hanno determinato loro tali convincimenti; glieli abbiamo trasmessi noi adulti. Se questa è la verità, come lo è, è giunto il momento in cui qualcuno deve assumersi la  responsabilità  dell'accaduto ed a chi tocca se non a noi genitori, docenti, politici, società tutta? Nostro compito oggi è, pertanto, quello di " rimettere le cose a posto"; mi è sembrato di capire che questo fosse il messaggio trasmessoci con   percettibile coinvolgimento dai relatori della serata. Messaggio forte, complesso, difficile da fare proprio, che il folto e qualificato pubblico, impreziosito dalla presenza di esponenti del  mondo militare e della Magistratura, ha colto nella sua drammaticità ed importanza come ha testimoniato il silenzio carico di attenzione nel quale si sono susseguiti i vari   interventi. Davvero bella serata!

Alba Grazia VULCANO


Sui diritti dei bambini

Quanto siamo capaci di ascoltare? Ascoltare gli altri. Ascoltare le voci degli altri e dell'altro.
Sono domande che in questo periodo mi pongo spesso. Forse perché mi rendo conto che nella mia testa di adulta arrivano sempre più facilmente segnali e suoni artificiali: la televisione che parla  e che sempre più spesso lasciamo accesa "perché fa compagnia!"; il rumore del computer che si accende, il cellulare che squilla secondo una suoneria che abbiamo scelto con cura perché vogliamo essere sempre più aggiornati sulle tendenze musicali del momento (ma non esiste più la radio!).
Mi chiedo se questo vuol dire ascoltare! La mia è un'autocritica e una riflessione su me stessa, ma anche un invito  a fare mente locale e a chiedersi se abbiamo ancora la capacità di accorgerci che c'è qualcuno che accanto a noi sta parlando e sta esprimendo un suo punto di vista.
Forse l'ho presa un po' alla larga, ma è dei bambini che voglio parlare. Di loro e di quanto oggi sia importante avere la capacità e il tempo di starli a sentire, di osservarli di comprendere le loro gioie i  loro problemi, i loro bisogni. Tutti abbiamo a che fare con i bambini, perché ne abbiamo di nostri, perché siamo dei genitori, perché dentro di  noi  rimaniamo sempre un po' bambini. Io personalmente ci lavoro. Da parecchi anni mi occupo di teatro e molto del mio lavoro lo svolgo da attrice ma anche da Educatrice Teatrale, una figura professionale non ancora molto conosciuta e riconosciuta istituzionalmente, il cui compito è quello di educare i più giovani al teatro inteso non solo come patrimonio storico culturale ma anche come strumento di espressione e comunicazione. Facendo questo mestiere mi capita molto spesso di trovarmi a tradurre teatralmente in copioni originali i pensieri dei bambini, quelli inespressi ma anche quelli non ascoltati o quelli che non si ha tempo e il coraggio di ascoltare.
Questo ha maturato in me e nei miei colleghi attori ed educatori la necessità di dare voce ai più piccoli di ascoltarli e di capirne i diritti per metterli in scena secondo il loro punto di vista. Dal 1959 esiste una Dichiarazione dei diritti dei Bambini, che dovrebbe essere divulgata e conosciuta da tutti gli adulti dalle coscienze atrofizzate, ma anche dai bambini stessi, i quali sanno sicuramente dai nostri ammonimenti quello che non "devono fare", ed ignorano quello che "è loro diritto fare". Per costruire uno spettacolo che parli di questo, è necessario aprire gli occhi e le orecchie, abbiamo abbandonato suoni artificiali e mettersi ad ascoltare quello che i piccoli hanno da dire   
Del risultato estetico e teatrale non possiamo essere ancora convinti, visto che ci abbiamo iniziato a lavorare da poco, ma la certezza sta nella passione e nella carica che ci muove ad indagare questo argomento, intervistando i diretti interessati e discutendo sul materiale da loro fornitoci, coscienti che i loro diritti dipendono da noi quali adulti responsabili e attenti.
I bambini sono invisibili o poco ascoltati solo perché noi adulti abbiamo scelto di ignorarli. Questo facciamo a nostro rischio, perché loro sono il futuro.

Graziana ARLOTTA


Devianza  minorile

Devianza minorile. Si dice così, vero? Quando sono venuta a conoscenza dell'opportunità riservatami dall'associazione F.I.D.A.P.A.  di scrivere in merito a tale argomento, subito sono balzati alla mente infiniti possibili articoli da presentarvi: da quello trasgressivo, a quello controcorrente, a quello meramente fazioso - ed è facile intuire quale sia il mio schieramento generazionale! - a quello perbenista e scontato, in cui, nella veste di ragazza borghese figlia di due professionisti, allieva modello di liceo classico e credente cattolica, avrei dovuto come minimo aborrire ogni forma di devianza minorile, condannare "SESSO, DROGA E ROCK 'N ROLL", trinomio indissolubile fin dagli anni '50 additato come la trinità diabolica corruttrice dei giovani, e la cui formula approssimativa e semplicistica sarebbe proprio in accordo con la piattezza e la mediocrità di tale articolo.
Ma poi trovandomi di fronte a carta e penna ho lasciato che i miei pensieri di adolescente uscissero liberamente, slegandomi da qualsiasi vincolo di natura etica, sociale e didascalica, con la speranza che l'esito potesse esservi d'aiuto - mi rivolgo al cosiddetto mondo dei grandi! - a capire un po' di più questo fenomeno.
Con ciò non pretendo di risolvere un problema di così vaste dimensioni e dalle dinamiche così complesse, né ho intenzione di propinarvi tutte le sue diverse manifestazioni, dalle più estreme alle più innocue e meno eclatanti, dal momento che i telegiornali e i quotidiani sono già sufficienti a sconvolgere gli animi di tutti noi, giorno per giorno, con le notizie di baby-stupratori, di omicidi consumati in famiglia solo per un diniego o una sgridata di troppo, di tossicodipendenti già all'età di 14-15 anni, di violenze nei confronti di coetanei diversamente abili, e quanto di più shockante siamo ormai avvezzi ad ascoltare e a vedere.
Sono messaggi che ogni giorno suonano prontamente come un campanello d'allarme, macchiano la nostra generazione di un' onta terribile di cui non siamo certo fieri e orgogliosi; nonché segnali di quella degenerazione dei costumi e dei valori di cui tanto si sente parlare oggi, un luogo comune che si aggiunge a tutti gli altri, con il quale ornate i vostri bei discorsi perbenisti, supportate il vostro proibizionismo già appesantito dai ripetuti revival, ricordi di quei tempi in cui la gioventù era interessata alla vita politica, combatteva per i propri ideali, sfilava nelle strade per sovvertire il sistema, e viveva facendo più sacrifici di noi
A questi, poi, segue la solita frase conclusiva ormai entrata nell'uso comune: ERA MEGLIO QUANDO ERA PEGGIO. Affermazione che cela una palese difficoltà a trovare una spiegazione alla devianza minorile e a tutti quei fenomeni che interessano la stravagante società odierna, un'incapacità nell'affrontarla e nel risalire alle sue cause scatenanti. A prescindere dalla mia posizione di parte e dalla mia età, credo che queste vadano ricercate non nelle discoteche, nel divertimento, nelle uscite con gli amici, nei cellulari e nella condizione di agiatezza in cui parte di giovani vive (anche perché così non si spiegherebbe la diffusione dell'illegalità anche tra le classi meno abbienti), ma piuttosto nel RAPPORTO GENITORI-FIGLI.
Rapporto che, a causa dell'evoluzione della società e di conseguenza della stessa struttura della famiglia sempre più frequentemente disgregata, diviene sempre più labile, talvolta inesistente, ridotto a conversazioni lunghe al massimo un minuto e mezzo quando va bene - nella maggior parte dei casi quando ci si protrae così a lungo è perché si contratta la cifra che voi genitori dovete "sganciarci" - oppure minimizzato a un " ciao pà, ciao mà " mattutino o serale, unici possibili momenti d'incontro tra le due specie, che sopravvivono solo nei proprio habitat, ovviamente differenti.
Un rapporto in cui la possibilità di un divieto non esiste, o se mai è rarissima, soprattutto dal momento che noi figli non siamo più abituati a chiedere il permesso.
Un rapporto reso impossibile da una sempre maggiore voglia di autonomia da parte degli adolescenti, ma anche dalla rassegnazione di alcuni genitori, dalla passività con cui svolgono il loro ruolo, non interessandosi dei problemi, dei disagi, delle paure e dei desideri dei propri figli, ma anche dalla paura nei loro confronti di ricevere rispostacce, di essere maltrattati.
E' molto importante che questo rapporto venga ristabilito o che comunque venga modificato in base all'evoluzione della società e dei costumi, senza però dimenticare le gerarchie naturali che devono essere ristabilite. Credo molto personalmente nella figura del genitore-amico che non deve essere accondiscendente nei confronti dei figli ma essere partecipe della loro vita attivamente; e in secondo luogo, deve necessariamente porsi come figura saggia in grado di aiutare il figlio in caso di necessità e non imporsi come detentore della potestas genitoriale.
L'assenza del dialogo genitori-figli è solo uno dei molteplici fattori che hanno determinato l'incremento dell'illegalità tra i giovani, molti dei quali contraddittori tra loro.
In ogni caso va ricordato che si tratta di un fenomeno che è strettamente legato alle vicende personali di ognuno, per cui non è possibile generalizzare o cercare di trovare un'origine comune. Sappiamo bene infatti quanto sia difficile e complesso il mondo giovanile e soprattutto l'età adolescenziale. Ma questo non ci giustifica ad arrenderci o a rassegnarci che "così va il mondo di oggi". I giovani sono il futuro. Noi giovani siamo il futuro. Cerchiamo di renderlo migliore del presente.

Teresa PASTORE