Un calciatore artista

Per molti anni la letteratura, parliamo di quella impegnata, si è occupata poco di sport e ancor meno di calcio, che veniva un po' snobbato da chi della scrittura ne faceva un mestiere.
Solo pochi giornalisti, capeggiati dall'indimenticabile Gianni Brera, sapevano ricreare su carta i sogni e le emozioni che alcuni calciatori innescavano con il pallone al piede.
Solo nell'ultimo decennio la letteratura sportiva ha assunto un ruolo di primo piano nell'editoria italiana, esistono infatti festivals e meetings che presentano e giudicano le novità e i risultati in libreria in termini di vendita sono soddisfacenti.
Pugilato e ciclismo hanno stuzzicato molto la fantasia degli scrittori, attratti dalla fatica e dalla sofferenza di atleti dal cuore grande e dai muscoli d'acciaio.
Ultimamamente, il calcio, dopo le intense storie raccontate da Osvaldo Soriano, ha trovato diversi estimatori e finalmente non si passa più per scribacchini da quattro soldi se si narra di rigori o rovesciate, di tunnel e cross. E poi quante metafore della vita offre questo sport, i parallelismi sono infiniti.
Nella corsa, nel dribbling, nella leggerezza di un giocatore ho trovato dei simboli che hanno accompagnato un'avventura che da teatrale è diventata anche letteraria.
La vita di Gigi Meroni ha fornito tanti elementi a chi, con la penna in mano, ha visto tanto altro oltre al semplice gesto atletico. Canzoni, quadri, libri, saggi, poesie, documentari ? su questo ragazzo, che con la maglia numero sette del Torino e della Nazionale ha acceso l'entusiasmo degli sportivi e dei giovani degli anni Sessanta,  nessuno si è risparmiato. Nessuno rimaneva indifferente davanti all'estro, alla fantasia fatta persona, all'indefinibile volo di una farfalla che si innalzava a simbolo di libertà.
Meroni era un artista dentro e fuori dal campo. Era originale per natura, non forzava la sua personalità, era diverso dagli altri. E quando portava a spasso una gallina al guinzaglio, quando dipingeva i suoi quadri, quando si vestiva con abiti disegnati da lui stesso, non lo faceva per gli altri. Era se stesso, coraggiosamente (e inconsapevolmente) andava contro le regole dei perbenisti e dei benpensanti. Era libero e trascinava tutti con lui, bastava vederlo giocare.
La morte a soli ventiquattro anni, nel pieno della sua carriera, ha alimentato la sua leggenda e dopo quarant'anni ancora se ne parla.
"Il dribbling della farfalla" è il titolo dello spettacolo teatrale e del libro scritti da Antonio Calò, un autore dalla grande sensibilità, che in un monologo ha parlato di Meroni e della sua arte.
La Compagnia Teatrale Calandra, dall'ormai lontano 2000, porta in giro per l'Italia lo spettacolo e le soddisfazioni sono state innumerevoli. In occasione della replica di Torino, Gianpaolo Ormezzano ha recensito ottimamente il lavoro sulle pagine della Stampa e la Rai ha richiesto delle immagini per la realizzazione di un documentario su Meroni.
Le prossime tappe saranno Macerata, Genova, Matera, Bologna e ancora Torino.
La leggenda continua.

Giuseppe MIGGIANO