Appunti di viaggio

JERBA: OASI GALLEGGIANTE TUNISINA

Questo viaggio, in terra d'Africa, ha inizio con la partenza da Salerno a bordo della nave traghetto con destinazione Tunisi, tappa di trasferimento e la prima del nostro lungo viaggio che ci porterà all'isola di  Jerba, miracolo vivente del Mediterraneo. Espletate le operazioni d'imbarco, prendiamo possesso della nostra cabina. La notte passa tranquilla; il mare è calmo, quasi piatto, durerà così sino al pomeriggio del giorno dopo, quando verso le ore 16 arriviamo a Tunisi. Questa volta le operazioni di sbarco sono molto lunghe: il traghetto ha riportato in patria, per il periodo delle ferie, molti cittadini tunisini. Raggiunta la nostra auto, usciamo dalla zona portuale e raggiungiamo subito avenue Habib Bourghiba in cerca del nostro albergo: l' El Hana International Hotel, una bellissima struttura in stile moresco, che non abbiamo difficoltà ad individuare. L' accoglienza alla reception è cordiale e calorosa. Consegniamo i passaporti alla hostess e i bagagli all'addetto, mentre una cameriera ci invita ad accomodarci in salotto, dove ci viene servito un bel te'caldo, che gustiamo volentieri anche perchè, la prima volta per noi, alla menta. Il "boy", intanto, ci fa cenno che è a disposizione per accompagnarci in camera; non vogliamo perdere tempo, a Tunisi abbiamo soltanto una giornata a disposizione per visitarla, percui lo seguiamo volentieri. Dopo avergli dato una piccola mancia ci saluta con un inchino ad angolo retto. Ci diamo una rinfrescatina e subito usciamo, desiderosi di fare "conoscenza" con la città. La serata è bellissima, viale Boughiba è illuminato a giorno, con la sua grande fontana, in ferro battuto al centro, opera di minuziosa ingegneria francese. Tunisi, si può dire, che è una città dal doppio volto, musulmano ed europeo. Il lungo viale cui accennavo prima, con i suoi bellissimi negozi è ideale per lo shopping. Realizzato anch'esso durante l'occupazione francese, conduce alla medina, che concentra un impressionante numero di edifici storici, moschee, palazzi di pascià, mausolei islamici e moderne scuole coraniche. Contrariamente a quanto qualcuno può pensare, le stradine della Medina sono pulite e ben mantenute; insieme ai souk (mercati) ed alle strutture architettoniche, rappresentano sicuramente la principale attrattiva turistica. Ci tuffiamo in questo bazar alla ricerca di emozioni nuove. Molti negozi propongono souvenir pseudo esotici, ma non mancano gli antiquari e le botteghe di rigattieri fedeli all'arte tradizionale. Risaliamo lungo una stradina molto stretta e caratteristica per le sue case bianche e gli infissi color pastello. Qui veniamo avvicinati da un commerciante di tappeti, che con fare molto cordiale e convincente ci invita a visitare la sua dimora trasformata in negozio museo. Facendo sfoggio di un italiano stentato, ci fa accomodare su un divano stravecchio, situato all'interno di un ampio salone pieno zeppo di "salciccioni" di tappeti. Nel mentre degustiamo il te' offertoci, ordina ad uno dei suoi dipendenti di iniziare a srotolare e a mostrarci una serie di tappeti di diverse grandezze e origini: dai kilim ai tabriz, ai lilian ai kiriman persiani sino ai kairouan, famosi tappeti tunisini, tutti molto belli. Lo "show" dura a lungo e i prezzi sono esagerati, ma non cadiamo in trappola. Alla fine il nostro "gentile" signore, convinto che con noi non farà mai affari, ci saluta con evidente freddezza. Le ore scorrono veloci. Decidiamo di comprare qualche souvenir e di rientrare; l'indomani dobbiamo partire per Hammamet. Alzatici di buon ora, dopo aver percorso viale Boughiba, usciamo subito da Tunisi dirigendoci a sud per Hammamet via Korba. La costa che va da Korba ad Hammamet è un incanto,scorre piacevolmente tra gli ulivi ed il mare: è un abitato pressochè continuo. Lungo tutta questa fascia si concentra quasi un terzo degli insediamenti turistici della Tunisia. Dopo circa un'ora di piacevole percorso ad andatura di crociera, arriviamo a destinazione. Situata sulla costa settentrinale, all'interno dell'omonimo golfo, Hammamet si presenta appollaiata all'estremità di una lingua di terra circondata da mura con bastioni accessibili da tre porte. Parcheggiamo l'auto nelle vicinanze della kasba, che data l'ora mattutina è ancora deserta e ci avviamo verso la Medina. Qui il tempo sembra essersi fermato. Le strade sinuose, con ai lati case imbiancate a calce, di tanto in tanto lasciano   intravedere dalle porte, splendidi patii rivestiti con maioliche dal luccicante color turchese. Passeggiamo a caso per le vie; le ore, come sempre, passano veloci e le strade si riempiono di gente. La presenza dei turisti, che affollano le botteghe, è forte, acquisteranno di tutto: lampadari antichi, gioielli d'argento, pitture, spugne e souvenirs di ogni genere. Continuiamo verso le mura di cinta, dove si concentrano i cimiteri cristiano e musulmano. Non manchiamo di andare a far visita alla tomba di Bettino Craxi: è nel nostro programma. All'ingresso del cimitero una targa d'ottone, in lingua italiana, francese ed araba, recita "Qui in terra amica riposa un grande italiano - Bettini Craxi - la famiglia e gli italiani liberi esprimono eterna gratitudine al popolo tunisino" .E' un momento emozionante. Posiamo sulla tomba un fascio di rose rosse accanto ad una bellissima rosa del deserto e preghiamo per la sua anima. Dopo aver firmato il grosso libro dei visitatori, che notiano contenere firme di gente da tutte le parti del mondo, salutiamo il custode e ci dirigiamo, data l'ora, verso il ristorante Dar Zazouk. Qui consumiamo un abbondante pasto a base di couscous di pesce accompagnato da un ottimo vino bianco. Dopo aver fatto una buona passeggiata lungo tutta la riviera che costeggia il mare, riprendiamo il nostro andare sempre verso sud. Questa volta dobbiamo percorrere un tratto di strada molto lungo prima di arrivare all'isola di Jerba. All'altezza di Sfax, laddove la strada si avvicina molto alla costa, si intravedono le isole Kerkenna, paradiso, tra le altre, delle spugne. Quelle tunisine, per averlo letto e constatato, sono le migliori al mondo. Esse sono come la pelle di una donna giovane, morbida, consistente, che se la tocchi non deve rimanere il segno della pressione. E' un paragone che ricorre spesso quando si parla delle spugne tunisine. Se ne avete qualcuna, fate la prova. Percorso, finalmente, il lungo tratto, arriviamo a Djorf da dove ci imbarchiamo per l'isola di Jerba, che raggiungiamo dopo circa  venti minuti di navigazione. Il Moevempick Ulysse Palace e' il nostro albergo 5 stelle L. che raggiungiamo subito una volta sbarcati. E' una splendida costruzione, anche questa, in tipico stile moresco su una delle più belle spiagge dell'isola. Qui ci fermeremo a poltrire per circa una settimana,ce lo meritiamo dopo tanto camminare: sarà la nostra base per l'escursione nel deserto. Situata in una zona quasi desertica, Jerba sembra essere un pezzo di deserto sabbioso, emerso al largo del golfo di Gabes. Man mano che ci si avvicina, sia per mare che per terra, appare come un'oasi galleggiante, miracolo vivente del mediterraneo. Testimonianza della presenza romana, è il paesino di Meninx, che collega l'isola al continente per mezzo di una strada lunga circa sei chilometri, costruita nel IV secolo, opera anch'essa dei romani. I primi giorni li trascorriamo piacevolmente tra mare, sole e sala ristarante. Il couscous, la carne d'agnello, il pesce alla griglia, i gamberoni giganti, il tonno farcito, i gustosi dolci, sono tutti elementi che ci rendono felici le giornate. Di tutto ciò ne sanno più di qualcosa Giovanni e Cicci, il nostro Troll vivente, ottimi compagni di viaggio. L'isola è grande per cui una guida per visitarla è d'obbligo. La nostra si chiama Boun Boun, è molto simpatico e parla un buon italiano. In una giornata la percorriamo in  lungo e in largo: è un paradiso che non fa mancare niente, neanche al  turista più esigente. Boun Boun, ci suggerisce  di non  perdere     l'occasione per assistere ad una festa famigliare che si terrà il giorno dopo in un villaggio nomade vicinissimo. Accettiamo volentieri e quella sera, non prima di aver preso con noi dell'ottimo vino bianco che abbiamo portato dall'Italia,ci rechiamo sul posto; la serata è bella ed il cielo stellato, regaliamo due bottiglie al capo "tribu'" e prendiamo a sederci al nostro posto situato al centro della grande tenda nomade, preparata per   l'occasione. La festa si protrae a lungo: si mangia  e si beve, la musica è assordante, ma la danza del ventre occupa una posizione di primo piano. I fianchi ondeggiano al ritmo di piccoli piatti di rame legati al pollice ed al medio, mentre il vino fa sentire i suoi effetti. I flash delle macchine fotografiche non si fermano un momento; alla fine stanchi morti, dopo aver salutato tutti "con calore", rientriamo in albergo. I giorni passano veloci, e il desiderio di fare l'escursione nel deserto diventa sempre più forte. Affittiamo un fuoristrada e con la guida esperta decidiamo l'ora ed il giorno in cui partire. Dopo aver provveduto ai dovuti  approvvigionamenti, il giorno successivo  partiamo per il deserto. Attraversiamo i circa sei chilometri di strada che collegano l'isola alla terra ferma e arriviamo a Zarzis. Da qui percorriamo circa 60 chilometri per raggiungere Medenine dove incomincia il mondo dei Ksour : costruzioni che uniscono insieme alcuni diversi granai individuali. Proseguiamo a rilento e dopo aver percorso un tratto di deserto sabbioso ci immettiamo all'interno di quello roccioso, terribile e spaventoso. Attraversiamo chilometri e chilometri di montagne bruciate dal sole: il nostro fuoristrada è abbastanza potente e la guida rassicurante. Alla fine, dopo un paio d'ore di attraversamento, ci troviamo davanti ad un villaggio che si staglia sul fianco di un imponente massiccio roccioso. Qui la sosta è d'obbligo; siamo stanchi ed il barometro segna +45°.  E'un villaggio troglodita abitato da berberi, alcuni dei quali, notata la nostra presenza, ci vengono incontro; sono molto cordiali e ci invitano a visitare le abitazioni scavate nelle rocce in cima al massiccio. Le raggiungiamo a fatica attraverso una specie di mulattiera. Sono costituite da due ambienti scavati nella roccia uno di seguito all'altro, il primo per i momenti di vita quotidiana, il secondo per la conservazione delle cose più diverse. Nel frattempo, alcuni ragazzini,intenti a tirare un  mulo carico di taniche piene d'acqua, che non vuole saperne di muoversi, accortisi della nostra presenza, ci vengono incontro correndo tutti gioiosi e chiedendoci degli spiccioli che noi diamo volentieri. Mangiamo della frutta e beviamo dell'acqua, anche se calda, che abbiamo portato con noi. Intanto la macchina fotografica non si stanca di  "lavorare", tanto è caratteristico e particolare tutto l'ambiente. Il pomeriggio, dopo esserci riposati , ripartiamo per il rientro. Per ricordo di quel villaggio troglodita abbiamo comprato degli oggetti molto caratteristici. Attraversiamo ancora, aggirando il massiccio montuoso, un immenso anfiteatro di montagne e raggiungiamo Chenini dove non perdiamo l'occasione di visitare gli immensi granai e i caratteristici frantoi sotterranei che ci lasciano sbalorditi per come sono stati ideati e realizzati in quelle rocce. Rientriamo in albergo a sera inoltrata. Aver dedicato al deserto una sola giornata è risultato troppo poco ; avremmo voluto pernottare in tenda e gustarci il fascino della luna di notte nel deserto.    Consumiamo un'ottima cena a base di pesce e crostacei , il tutto accompagnato da dell'ottimo vino bianco e dopo aver sorseggiato del whiskey al piano bar dell'albergo andiamo a dormire. La mattina seguente diamo un occhiata al programma: controlliamo la strada di ritorno da percorrere e l'orario di ritorno della nave da Tunisi per Salerno. Il viaggio sta per terminare. Stiamo per lasciare Jerba, isola giardino e paradiso del mediterraneo, con una certa malinconia. Sicuramente ci ricorderemo e allora ci mancheranno i caldi sospiri del vento che accerezza il mare, le vele delle feluche che dondolano all'orizzonte, il fruscio delle palme, lo spumeggiare delle onde del mare, le montagne bruciate dal sole e tutto quello che è il profumo dell'Africa.

Giuseppe  PACCIOLLA