Quando la Regione Puglia, qualche anno addietro, decise di valorizzare il patrimonio storico restaurando i famosi Castelli medioevali la cittadinanza gallipolina accolse la notizia con grande interesse ed entusiasmo nella speranza che sarebbe finita
"l'Agonia del Castello di Gallipoli".
Liberato dall'utilizzo che per molti decenni ne aveva fatto il Comando della Guardia di Finanza, privato di vincoli e servitù, il Comune di Gallipoli poteva, finalmente, chiederlo in concessione pluriennale all'Agenzia del Demanio, attuale proprietaria dell'immobile, per l'avvio di un completo ripristino.
Questo passo burocratico è propedeutico ad ogni azione volta al recupero dell'antico maniero gallipolino: è strano che si continui a parlare di lavori da eseguire nel Castello senza averlo avuto in concessione.
Eppure si sente dire che è stato avviato il recupero del Castello di Gallipoli!
La verità è un'altra: si restaurerà il Mercato per farne un Museo.
I lavori che sono stati appaltati riguarderanno il Mercato coperto ed i Depositi sotterranei. Quando la Giunta Regionale chiese all'Amministrazione comunale un progetto da finanziare per avviare la rinascita del Castello, nell'ambito del piano di recupero dei Castelli di Puglia, noi inviammo il progetto che riguardava il Mercato coperto da ristrutturare e trasformare in 'Museo della pietra'.
Il contributo di vari miliardi concesso per il restauro del Castello di Gallipoli è stato 'stornato?' , privilegiando l'edificio del Mercato, lo stabile del secolo scorso addossato al Castello, che escluse definitivamente dalla vista dei nostri concittadini il complesso della storica fortezza.
Si ripete l'antipatia che ha sempre caratterizzato i rapporti tra la Città e il Castello!
Un rapporto difficile che continua a far sentire il glorioso monumento come un corpo estraneo al nostro contesto urbanistico e socio economico.
Eppure la sua rinascita sarebbe senza dubbio una fonte di progresso civile e culturale, con un grande richiamo turistico ed economico.
Quando il 4 agosto del 1881 l'Amministrazione comunale decise di costruire un Mercato, per le esigenze commerciali e per rispondere alla necessità di spazi utili alla popolazione troppo numerosa costretta a vivere sullo scoglio cittadino, si cercò una zona che fosse isolata, che fosse ventilata, al riparo dalle esalazioni e che non fosse di incomodo per le abitazioni vicine. La località doveva essere centrale, tra la città vecchia ed il borgo.
Si scelse di utilizzare il 'fondo del fossato', tra la porta di entrata in Città, il Castello e la strada di cinta interna delle storiche mura, per i magazzini di deposito delle merci e di servirsi dell'area sovrapposta per impiantare la nuova costruzione da adibire a Mercato. Le condizioni di centralità, di ventilazione, di facilità di accesso, di isolamento erano ben salvaguardate, perché nessun altro luogo possedeva i requisiti richiesti, tutti presenti nell'area adiacente all'odiato maniero medioevale.
Il monumentale Castello, in quegli anni, era considerato un brutto rudere, estraneo ed ostile alla società gallipolina, eventualmente da abbattere per ricavare spazi utili per una piazza con giardino: "un monumento che non meriti d'essere conservato ( e se lo fosse sarebbe profanarlo addossandovi un mercato), ma forse può contenere locali utilizzabili o riducibili ad altra forma in avvenire o semplicemente potrà un giorno venire demolito per fare nell'area che occupa una terrazza con giardino o un nuovo edificio. Certo codesto Castello non mi pare destinato o meritevole di lunga vita nello stato in cui è, e lo sposare ad un vecchio decrepito e brutto una giovane esistenza (un nuovo edificio,il mercato) mi ripugna."
Questo era il giudizio sul Castello del professor Giorgio De Vincentiis, espresso nel suo 'Parere su tre progetti di mercato redatti per la Città di Gallipoli' , scritto il 28 luglio 1882, quando fu chiamato dal Comune ad esaminare i progetti degli architetti partecipanti al concorso bandito per la realizzazione del 'Mercato e dei Magazzini di deposito'. Nella descrizione del sito scelto dirà: "solo mi rimane uno scrupolo e consiste nell'adiacenza del Castello".
E' opinione diffusa che parlare, ora, dell'abbattimento del Mercato coperto addossato al Castello per ripristinare il fossato ed ammirare tutta la struttura isolata, sia un pensare irreale o addirittura un discorso irrazionale.
Noi da oltre quattro anni andiamo, invece, scrivendo su questa rivista culturale che quel manufatto realizzato alla fine dell'Ottocento, nonostante la sua mole architettonica del tutto estranea al contesto urbanistico cittadino, continua a rappresentare una grave offesa al rispetto della memoria storica esaltata dalla presenza dell'antico 'maniero angioino'.
La decisione di nascondere alla vista della Città antica quel significativo monumento, scegliendo il progetto che prevedeva di addossargli la nuova costruzione, fu una decisione disastrosa che all'epoca fece insorgere tutte le più elette coscienze della Città.
Francesco D'Elia nel 1912 scrisse sulla 'Rivista Storica Salentina': "A che è ridotta la sua imponente ed elegante mole oggi vandalicamente deturpata dal Mercato addossatole distruggendo il fossato con il suo ponte" e sperando in un intervento riparatore aggiungeva ".verrà giorno e forse non lontano che questo Castello sarà restituito nelle severe ed eleganti pristine forme demolendo il Mercato come si è fatto del Castello Sforzesco in Milano, del Castello nuovo in Napoli e di quelli di altre Città".
Ettore Vernole, autore del famoso libro 'Il Castello di Gallipoli' ragionando sul discutibile intervento urbanistico che aveva interessato il Castello, scrisse che la costruzione del Mercato "..formò un sipario dietro il quale la facciata solenne del Castello è nascosta al godimento dei nostri occhi".
Al concorso bandito dall'Amministrazione comunale per la progettazione di un fabbricato da adibire a Mercato ed a Magazzini di deposito parteciparono quattro illustri tecnici locali che produssero tre idee progettuali, molto differenti, volte a dare una risposta al problema prioritario che la Città in quegli anni intendeva risolvere.
La Comunità doveva poter disporre di una struttura idonea per soddisfare l'urgente richiesta di una migliore igiene pubblica nella conservazione e nella vendita dei beni commestibili ( pesce, verdure ed alimentari).
Gli architetti gallipolini D'Elia e Barba congiuntamente, Briganti e Franco singolarmente fecero pervenire tre ipotesi di Mercato e di Depositi, allegando una relazione illustrativa delle proprie scelte urbanistiche.
I progetti furono esaminati dall'esperto potentino che redasse una relazione inficiata dalla sua personale convinzione che ' il Castello di Gallipoli doveva essere abbattuto per creare gli spazi necessari per una piazza'.
Il progetto dell'architetto Briganti lasciava libera un'area tra il nuovo Mercato ed il Castello, per evitare le servitù legali (scrive il De Vincentiis "?ripugnano anche a lui le nozze senili ma con questo mezzo si restringe troppo l'area utilizzata dal mercato e si crea un vialetto che non sarà né bello né pulito, né ora né quando scomparisse il Castello perché storto").
Quelli degli ingegneri Franco, D'Elia e Barba, " senza preoccuparsene addossano i loro progetti di mercato al vecchio Castello. E fanno in ciò bene, solo sarebbe a desiderare che nel progetto definitivo si studiasse il modo di completare la pianta e di creare una nuova facciata libera al Mercato nel caso di demolizione del Castello e ciò non riuscirà difficile alla valentia degli ingegneri sopra nominati".
Fu scelto e realizzato, con alcune modifiche, il progetto dell'ingegner Giuseppe Franco.
Questo era il clima culturale che si viveva negli anni della costruzione del Mercato!
Si doveva eliminare il Castello, demolirlo per costruirvi un'ampia piazza con giardino!
Ora il clima culturale che stiamo vivendo non sembra per nulla diverso!
I nostri Amministratori si stanno accingendo a spendere (o sperperare?) tanto denaro pubblico per il riutilizzo del vecchio e decrepito fabbricato del Mercato, anche se con un'ampollosa e diversa destinazione d'uso, creando un eclettico "Museo della pietra".
Si sta procedendo alla valorizzazione della inutile e pesante costruzione che ha vietato di ammirare il Castello, condizionandone, forse per sempre, l'auspicato ripristino.
Perché non si discute questo intervento urbanistico in un Consiglio comunale aperto a tutta la Cittadinanza?
Ripetiamo a scriverlo da quattro anni: 'Quando rinascerà il Castello?'
Quale Giunta o Consiglio comunale ha mai deliberato che quelle somme, destinate ai Castelli di Puglia, dovevano essere spese in Gallipoli per adibire il vecchio Mercato a 'Museo della Pietra' e non per il ripristino del Castello?
I Cittadini di Gallipoli hanno il diritto di sapere quali sono le ragioni di tale sconvolgente decisione? Che fine dovrà fare questo nuovo ' Museo della Pietra? la stessa fine del nostro Museo diocesano, ignorato da turisti e visitatori, incompiuto a causa delle barriere architettoniche esistenti? o quella del famoso Museo civico, in continuo rifacimento, completamente muto, molto criticato da studiosi e turisti, testimonianza del degrado dei Beni Culturali della Città?
Perché non si avvia un'azione volta a modificare quella scelta, senza compromettere il già concesso finanziamento, coinvolgendo la Giunta Regionale verso un intervento che possa avviare il tanto auspicato obiettivo della valorizzazione del gioiello angioino?
Si potrebbe costituire una Commissione di studio, nell'ambito della Commissione consiliare,allargata alle competenze storiche, per la messa a punto di un progetto pluriennale che avesse come finalità oltre che il restauro anche il riutilizzo del grande complesso monumentale.
E' un'iniziativa difficile ma importante e decisiva, non solo per la Città di Gallipoli, ma per tutto il Salento ed il Meridione d'Italia:
" l'isolamento del Castello, il ripristino del fossato e del ponte sulle storiche mura, salvaguardando il frontone monumentale del Mercato, trasformandolo in salotto-galleria per consentire a turisti e visitatori di ammirare da piazza Imbriani la stupenda mole del Castello oltre il fossato".
Sarebbe una operazione significativa, vanto del mondo culturale salentino, che farebbe rivivere il passato di illustri vicende che hanno consegnato alla storia la nostra Terra.
Luigi GIUNGATO