Da Gallipoli a Capo Nord ...più a nord di gran parte di Siberia e Alaska(prima parte)
Obiettivo Capo Nord. Il sogno più spinto di chi ama le latitudini estreme nell’emisfero borea. Un mito come Capo Horne dall’altra parte del mondo. E’ questo il viaggio che ci apprestiamo a realizzare a bordo di due campers attrezzati di tutto punto e con la presenza di tre donne: moglie e sorelle di Archimede, grande amico e proprietario di uno dei due automezzi. Sono tre donne molto forti, decise e motivate, sicure che percorrere i circa 12 mila chilometri che separano Gallipoli da Capo Nord e ritorno sarà per loro non solo un viaggio tra storia arte e cultura, ma anche un’esperienza irripetibile. Giorni prima della partenza facciamo un briefing: decidiamo la strada migliore da percorrere, come superare eventuali difficoltà ed il giorno preciso della partenza . Intanto le ambasciate dei paesi che dobbiamo attraversare ci hanno fatto pervenire in tempo tutte le informazioni utili al viaggio. Fornita la cambusa di ogni bendidio e verificato il posizionamento del vino, la mattina del giorno stabilito, dopo aver dato un’ulteriore controllata ai motori, iniziamo il nostro lungo viaggio verso il punto più estremo della terra. La giornata è splendida, il mare calmo; siamo in piena stagione estiva. Sicuramente soffriremo il caldo, almeno sino a quando non avremo raggiunto il nord Italia. Percorriamo i primi 600 chilometri in grande allegria: si scherza e si parla in continuazione del viaggio. Sopraggiunta la sera, decidiamo di fermarci e di organizzarci per la cena e per la notte. Sistemiamo i campers nel parcheggio di un autogrill e diamo subito "fuoco" ai fornelli. Johnnie, cuoco eccezionale, ci prepara spaghetti al pomodoro che divoriamo volentieri: per l’intera giornata non abbiamo toccato cibo. La mattina seguente di buon ora si riparte per un’altra tappa di trasferimento: ne dovremo fare diverse prima di arrivare a Varsavia, dove ci fermeremo per due giorni. Intanto il tempo passa veloce e i chilometri che percorriamo incominciano a farsi sentire. Siamo in Germania e la strada che ci porta da Dresda a Varsavia è tanto dissestata che ci fa passare delle ore terribili; l’abbiamo preferita alla Dresda Berlino Varsavia, sicuramente migliore, perchè più breve. Verso le ore 21 arriviamo a Lowicz, cittadina a pochi chilometri dalla capitale polacca, dove ci fermiamo perchè siamo in piena sera e con il buoi non si guida. Trovato un parcheggio in pieno centro storico, "ormeggiamo" gli automezzi e ci diamo da fare per la cena che consumiamo velocemente tanto siamo stanchi. Subito dopo andiamo a dormire. Da 400 anni Varsavia non è soltanto il centro culturale, scientifico ed amministrativo della Polonia, ma anche il centro industriale. Il simbolo più importante, dal punto di vista storico, è rappresentato dal castello reale in stile barocco che visitiamo puntualmente . Esso si trova nelle immediate vicinanze del centro storico, dove i piccoli caffè, i ristoranti e i negozi, che non mancano di esporre con dovizia i prodotti dell’artigianato locale, costituiscono il punto di riferimento di tutti i turisti. Varsavia ha l’aspetto di una città nuova che ha saputo ben inglobare, ricostruendolo, parte del territorio che si è salvato dalla distruzione della seconda guerra mondiale. La cattedrale (sec.XIV°) e la chiesa di Santa Maria sono un’evidente dimostrazione di quanto grande sia stato l’impegno nel ripristinare le opere d’arte. Numerosi sono i palazzi e le chiese in stile neoclassico. Non mancano, però, le costruzioni moderne ed imponenti come la banca dell’economia nazionale. Il nostro interesse maggiore è rivolto alla visita dove fu il famoso ghetto di Varsavia. Luoghi assegnati agli ebrei sin dal 1516, quale loro dimora abituale, i ghetti furono aboliti nel corso del XIX° secolo. Situato nel centro storico della città, è percorso da stradine anguste, tortuose e poco pulite. Nel 1943 fu teatro di una forte resistenza armata da parte degli ebrei contro i tedeschi, che dopo giorni di lotta accanita espugnarono il ghetto distruggendolo e massacrando tutta la popolazione. Non perdiamo l’occasione per visitare il museo storico, dove sono in grande mostra le catene degli insorti contro la dominazione russa del 1794. Un intero pomeriggio lo dedichiamo alla visita di Oswecim, la tedesca Auschwitz e Birkenau, che testimoniano, con i campi di concentramento aperti al pubblico, gli orrori dell’ultima guerra. I resti del campo di Birkenau, con i binari ed il piazzale dove venivano scaricati i deportati per i vari smistamenti, rende angosciante la visita, mentre il museo di Auschwitz con le enormi teche di capelli dei deportati, gli occhiali, le valigie di cartone di varie forme con cognome ed indirizzo ed i miseri oggetti personali (pennelli da barba, fornelli a carburo, pettini, caraffe e bacinelle in lamiera smaltata, protesi artificiali), ci lasciano sgomenti e siamo pervasi quasi dal panico. E’ una visita che merita perchè richiama in ognuno di noi quei valori di difesa dell’essere umano, dimenticati dai nazisti, ma dimenticati, anche oggi, in varie parti del mondo. Fotografiamo tutto nei minimi particolari; sono fotogrammi che rimarranno impressi nelle nostre menti per sempre. Il paesaggio della Polonia è costituito in gran parte da parchi nazionali, che rappresentano le ultime porzioni delle immense ed incantevoli foreste che erano un tempo la nota predominante delle pianure dell’Europa centrale. Lasciamo la Polonia e puntiamo dritti verso le repubbliche baltiche: Lituania, Lettonia ed Estonia. Dopo aver percorso circa 250 chilometri di strada provinciale arriviamo a Suwalki, cittadina di confine con la Lituania. Qui un’interminabile doppia fila di tir e auto aspetta il turno per il controllo doganale. L’attesa è lunga e snervante. Attendiamo per più di 4 ore prima di uscire da quell’inferno di inutili controlli. Prendiamo la strada per Kaunas da dove proseguiamo per Riga. Sono 600 i chilometri che ci separano dalla capitale lettone; difficilmente riusciremo a raggiungerla prima di sera. Il manto stradale è dissestato per cui dobbiamo procedere ad andatura lenta. Intanto la giornata è diventata fredda e senza sole; percorriamo soltanto 200 chilometri prima che giunga la sera . All’altezza di Siauliai, ci fermiamo non prima di aver trovato un buon parcheggio. Le donne di casa, questa volta, si danno da fare per preparare una ricca cena; per tutta la giornata, salvo qualche biscotto, non abbiamo mangiato niente. Mangiamo bene e beviamo meglio; siamo talmente felici di come procede il viaggio che, tutti, donne comprese, pur nella consapevolezza che i chilometri da percorrere sono ancora moltissimi, alziamo il gomito più del normale. La mattina seguente di buon ora, dopo altro controllo doganale ad Aleja, entriamo in territorio lettone ed in poche ore raggiungiamo Riga. Grande città industriale, commerciale e culturale della Lettonia, Riga si estende sulla riva del fiume Daugava; la parte più antica è quella che si sviluppa sul lato destro, con strade arcuate parallele al fiume, tagliate da altre perpendicolari. Decidiamo quali luoghi visitare nelle due giornate che abbiamo a disposizione. La curiosità, pero, di vedere subito il mar Baltico è forte. Ci portiamo, perciò, verso il porto, assai vasto, che con i suoi diversi chilometri di banchine si estende a nord ovest della città. Da qui partono le navi cariche di legname da costruzione, carta, olio di lino e burro. Lungo tutta la costa si sono sviluppati , nel tempo, diversi borghi antichi, la cui popolazione, normalmente di poche migliaia di unità, durante i mesi estivi aumenta di molto.La fitta boscaglia di betulle che corre parallela alla costa ed alla strada, ci impegna moltissimo prima di trovare un varco e raggiungere una delle tanta spiagge da dove possiamo ammirare le bellissime baie che fanno da cornice al grande golfo di Riga: un’insenatura del mar Baltico che penetra abbondantemente tra i territori della Lituania e della Lettonia a mo’ di fiordo. La città vecchia è percorsa da una moltitudine di stradine chiuse al traffico; si trovano i ristoranti più eleganti e i bar di lusso, che rendono il centro storico sempre movimentato. La piazza principale, dominata dalla mole del Duomo, durante la stagione estiva è affollatissima di turisti che spesso e ben volentieri consumano all’aperto la colazione o il pranzo. Data l’ora, decidiamo anche noi di sederci e consumare qualcosa di cucinato. E’ la prima volta , da quando siamo partiti, che mangiamo in un ristorante all’aperto e per di più in pieno centro storico. La cucina lettone è molto adatta ai palati forti; vogliamo assaggiarla e così ordiniamo dell’arrosto di maiale con patatine, il tutto annaffiato da dell’ottima birra locale. Ci dirigiamo, poi, verso il Duomo: il tempio di culto luterano più grande della Lettonia. C’è da dire che dal punto di vista religioso la popolazione lettone è di confessione luterana. Entriamo nel tempio e notiamo subito con grande meraviglia che l’arredo è molto spoglio: l’originario è andato distrutto in seguito alle devastazioni della Riforma. Una doppia fila di scanni, con porticina a chiave all’ingresso di ogni fila, primeggia imponente nella navata centrale. In fondo, sulla destra, e’ situato il pulpito di legno in stile barocco ornato da alcune statue e da putti alati. Alle pareti solo lapidi funebri di aristocratici e di facoltosi mercanti. L’assenza assoluta di immagini sacre è molto evidente. Il giorno dopo ci portiamo verso la grande piazza nel cui centro si erge il monumento alla libertà: su un obelisco una figura di donna simboleggia la Lettonia. Proseguiamo lungo un grande viale sulla cui vasta area verde sorgono imponenti monumenti, edifici di governo e molte sedi di ambasciate. Riga, la più occidentale delle capitali baltiche, ci piace molto; la ricorderemo con piacere. Portiamo con noi il souvenir per eccellenza nei paesi baltici: l’ambra, che a Riga si trova sotto forma di gioiello o come pietra, a buon mercato e con ampia scelta.
Riprendiamo il viaggio in direzione Tallin, è mattino presto, i chilometri che ci separano dalla capitale estone sono esattamente 309, tanti ne segna la carta stradale. Ne percorriamo solo un centinaio quando arriviamo a Parnu, piccola e graziosa cittadina costiera, dove decidiamo di fermarci, anche perchè attratti dalla vista di un Mcdonald’s. Il locale è molto caratteristico. Consumiamo un panino farcito con pollo, patatine fritte e beviamo una coca cola "big". Dopo aver fatto un pò di siesta, lasciamo Parnu nella speranza che la strada ci sia amica. Ma niente, continua ad essere un disastro; viaggiamo per ore ed ore su un manto stradale quasi sterrato. Mancano alcune decine di chilometri per raggiungere Tallin, quando ad un tratto sentiamo Johnnie, con il viso sconvolto, gridare: "la borsa! abbiamo dimenticato la borsa con tutti i documenti, passaporti compresi, nel Mcdonald’s". Ci fermiamo subito. Il panico prende tutto il gruppo in un istante; ognuno dice la sua sul da farsi. La prima cosa sarebbe di telefonare al Mcdonald’s per sapere almeno se la borsa è dove l’abbiamo lasciata, ma non abbiamo il numero di telefono. Cerchiamo comunque di darci una calmata e riordinare le idee. Sappiamo di avere con noi una guida degli alberghi e dei ristoranti nelle repubbliche baltiche; la consultiamo subito e leggiamo che più avanti, a pochi chilometri di distanza, c’è un altro Mcdonald’s. Lo raggiungiamo immediatamente. Alle due signorine che sono alla casse chiediamo se parlano qualche lingua straniera; nessuna di loro ci comprende. Ad una nostra imprecazione pesante però ci sentiamo chiedere: "siete italiani ?". Una delle ragazze è fidanzata con un italiano, parla bene la nostra lingua e probabilmente sarà la nostra fortuna. C’è da dire proprio che tutto il mondo è Italia. Le raccontiamo quanto ci è accaduto. Telefonano subito al Mcdonald’s di Parnu per chiedere notizie: la borsa è dove l’abbiamo lasciata, tant’è che viene immediatamente presa in consegna dalla direttrice. La fortuna ci è stata amica e sembra continuare ad esserlo quando, su nostra richiesta , la ragazza, insieme al fidanzato, decidono di andare a prenderla con la loro macchina sportiva. Ritorneranno dopo circa quattro ore stanchi ma soddisfatti di aver compiuto una buona azione. Una ricompensa per la grande sensibilità e disponibilità dimostrate è d’obbligo. Intanto, nell’attesa, avevamo parcheggiato i campers; la paura di tornare indietro era passata. Il giorno seguente arriviamo a Tallin, capitale dell’Estonia: città in miniatura. Vedremo soltanto il centro storico, cuore pulsante della città, la cattedrale ortodossa dalla quale si gode lo stupendo panorama del porto ed il porto stesso, considerato di cruciale importanza nelle rotte tra occidente ed oriente. Abbiamo deciso di vedere così poco perchè ansiosi di traghettare ed arrivare ad Helsinki, capitale della tanto agognata Finlandia, terra dai "mille laghi" . Il tratto di mare che separa Tallin da Helsinki può sembrare tranquillo, ma così non è; molto spesso i viaggi delle navi veloci, come i catamarani, vengono annullati per le condizioni proibitive del mare. Noi, per forza di cose, prendiamo il traghetto, impiegheremo un’ora e quaranta minuti per raggiungere Helsinki situata all’estremo sud della Finlandia. A bordo troviamo posto nei vari spazi della nave: bar, discoteca e casinò. La navigazione è tranquilla e tutto il tempo della traversata è una continua ubriacatura di emozioni visive. Non è facile descrivere quanto sia fantastico il paesaggio finlandese. L’unico modo di avvicinarsi ad Helsinki per la prima volta è il mare, diversamente vi perderete quello che il viaggiatore marittimo vedrà mentre la nave scivola avvicinandosi alla figlia del Baltico. Arriviamo ad Helsinki che è sera, per modo di dire; il buio, infatti, ha incominciato già a lasciare posto alla luce essendo vicini a Capo Nord. Le operazioni di sbarco sono velocissime; usciamo subito dalla zona portuale e ci diamo da fare per trovare un posto tranquillo dove sistemarci per la notte. La Finlandia è l’asilo di differenti culture: finnica, svedese e lappone. Cinque milioni di abitanti circa su un territorio più grande e più esteso dell’Italia ( 340.000 kmq., 15 abitanti per kmq. contro i 190 dell’ Italia ), per 1/3 entro il Circolo Polare Artico. Se nutri un interesse per le bellezze naturali ed il relax, la Finlandia è il paese che fa per te, capace di farti trovare molto di più di quanto ti aspetti. Un labirinto di isole, fiumi e canali; un paradiso dai mille laghi, anche se in realtà ce ne sono circa 190.000; destinazione ideale sia che siate in cerca di emozioni nella pace della campagna sia che siate in cerca di avventure tra l’acqua ed il verde o vogliate visitare città ed eventi culturali caratteristici ed internazionalmente noti. E’ in tutto questo che il gruppo è ansioso di tuffarsi subito con grande interesse. Ad Helsinki c’è molto da vedere: l’architettura dei periodi diversi, i parchi, i musei, le gallerie, i negozi e i centri commerciali. Tutto questo lo scopriamo facendo "quattro passi" lungo le strade di questa città giardino. L’enorme piazza, adiacente al porto commerciale, circondata da forti simboli religiosi, scientifici e politici: la cattedrale luterana, la sede principale dell’università e la sede del senato, con al centro una forte concentrazione di venditori ambulanti che espongono prodotti di ogni genere, sembra un’enorme tela uscita dalla tavolozza del grande maestro-pittore Michele Cascella, per la presenza dei mille colori che dominano la scena. Da questa piazza mercato il giorno dopo partiremo, con la nave, per Soumenlina, fortezza naturale, un piacere per gli occhi e per lo spirito. Il tragitto a bordo del Super Sea Cat dura solo quindici minuti. La giornata è talmente calda ed assolata che tutto il gruppo si trova benissimo in maniche di camicia, cosa davvero eccezionale a quelle latitudini anche se in pieno periodo estivo. Costruita circa 250 anni fa su un gruppo di isolette e scogli di fronte ad Helsinki, Soumenlinna è stata inserita nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Il museo, le rappresentazioni multimediali, le gallerie, i ristoranti, i caffè e le spiagge, ci allettano a tal punto che preferiamo trascorrere un’intera indimenticabile giornata invece di fare una semplice visita. All’ora di pranzo, in un ristorante all’aperto circondato da una vegetazione lussureggiante, ordiniamo del salmone crudo salato con pane di segale: per i finlandesi la segale ed il pane di segale sono come gli spinaci per braccio di ferro. Assaggiamo le prime fragole di bosco giunte a maturazione insieme alle patate novelle che ci vengono servite calde con burro e aneto appena colto. Rientriamo al camping che è già "sera", sorseggiamo il solito Oban, dopodicchè stanchi e soddisfatti di come è andata la giornata, andiamo a dormire. Il giorno seguente visitiamo la Galleria Nazionale, dove sono esposte opere di tutte le epoche dell’arte finnica, dal XVIII° secolo sino agli anni cinquanta. Il Kiasma Museo d’arte contemporanea espone, in pompa magna, una collezione di mostre speciali che includono: fotografia, arte multimediale e dipinti, alla quale dedico particolare attenzione. Al Museo Nazionale, riaperto al pubblico completamente ristrutturato, sono rappresentate, sotto varie forme, le diverse epoche della storia finnica: dalla preistoria ai giorni nostri. Nel tardo pomeriggio poi, non ci perdiamo il tour guidato della città; scegliamo quello di un ora e mezzo che visita tutti i luoghi di maggiore interesse turistico tra i quali i vecchi quartieri del centro storico, dove le strutture architettoniche dei vari periodi sono state conservate talmente bene da costituire l’orgoglio ed il vanto della popolazione indigena. Alla fine della giornata, come al solito, stanchi e soddisfatti rientriamo. Pensiamo di aver dedicato abbastanza alla visita della città di Helsinki, per cui decidiamo che il giorno dopo sarà di partenza.
(continua)
Giuseppe PACCIOLLA