Book Notes

Enzo Biagi, Quello che non si doveva dire, Rizzoli, Milano 2006, pp. 318, € 18,00.
Collaborazione di Loris Mazzetti.
È quello che l’autore non ha potuto dire e comunicare in televisione per lunghi cinque anni (2001-2006), dopo essere stato bandito dagli schermi con l’infelice “editto bulgaro”. È una sorta di rivincita? Non si direbbe, se si considera che Biagi non intende prendersela con nessuno ma esporre unicamente i temi dell’attualità vietati nella fortunata rubrica tv “Il fatto”. Se fosse stato libero di parlare come ha sempre fatto nel cinquantennio di storia repubblicana, ne avrebbe parlato senza danno per  alcuno. Avrebbe trattato di ciò che solo oggi ha scritto: un’inchiesta sulla criminalità organizzata nella direttrice Sud-Nord, una commossa riflessione sulla tragedia del piccolo Tommaso, un itinerario nelle sofferenze dell’Africa, i massacri in Iraq, il caso Calipari, il cambio di guardia a Palazzo Chigi con un Paese spaccato in due, infine un lungo viaggio a ritroso nel tempo per raccontare la sua storia di cittadino e professionista, fatta esclusivamente di coraggio, coerenza, umiltà, libertà, rispetto, giustizia, tolleranza, comprensione, solidarietà e amore per il prossimo e per la persona in ossequio al diritto.
Assai interessante il finale del libro: le conclusioni morali in un dialogo con se stesso e poi la cronologia dettagliata dei cinque anni di silenzio forzato passati in rassegna con saggia lucidità, senza odio, senza rancore.   


Pamela Serafino, Emigranti salentini si raccontano, Argo Editrice, Lecce 2006, pp. 88.
Prefazione di C. A. Augieri. Introduzione dell’autrice.
Si tratta di una cinquantina di lettere della seconda metà del secolo scorso e in particolare degli anni ’60-’80 (tra coniugi e tra fidanzati, tra genitori e figli, tra fratelli, tra amici). A corrispondere con le famiglie lontane sono emigranti salentini trapiantati in America (Usa, Brasile, Uruguay) e in Europa (Francia, Svizzera, Belgio, Germania).
Errori di scrittura e verità narrativa sono gli elementi che accomunano questi scritti che la curatrice ha saputo reperire e raccogliere con molta diligenza e competenza per una meritevole operazione anche letteraria che vuol essere una minuziosa ricostruzione storica comprensiva del tenore di vita, dei costumi, delle abitudini, del livello culturale e del legame affettivo e sentimentale, tra i valori più genuini della nostra gente. È una preziosa testimonianza di un preciso periodo storico in cui molti conterranei hanno potuto risolvere con lo strappo dell’emigrazione non pochi atavici problemi socio-economici che tuttora assillano il sud e la nostra regione.
Il pregio dell’opera sta tutto nell’analisi critica, sociologica e antropologica, condotta con impegno dall’autrice a cui certo non sfugge la gravità delle condizioni sociali e strutturali che obbligano la quasi totalità delle nostre risorse intellettuali a prendere altre vie per potersi realizzare. E intanto le Istituzioni continuano a latitare, impiegando tempo e mezzi per l’effimero!


Oreste Maggiulli, Don Filippo Gorgoni 1917-1987, Editrice Salentina, Galatina 2007, pp. 288.
Presentazione di mons. Raffaele Calabro, vescovo di Andria. Prefazione dell’autore.
Il personaggio qui presentato è noto non solo nella cittadina natale Cutrofiano e nella Chiesa di Otranto dove per decenni è stato un protagonista nel capitolo, nel seminario e nella diocesi. Nel testo particolarmente approfondito, puntuale e oculato, arricchito di utili illustrazioni fotografiche, sono affrontati molteplici aspetti che riguardano vita e opere di don Filippo. Seguono, dopo cenni biografici: il quaderno contenente gli esercizi spirituali con riflessioni e propositi a partire dal 1937, il regolamento di vita spirituale, poi la nutrita corrispondenza, le sapienti predicazioni nel rispetto del calendario liturgico e su tematiche le più varie, i ricordi e le testimonianze sulla sua vita e sul suo operato da parte di quanti ne hanno apprezzato doti e virtù.
L’arcidiacono della chiesa metropolitana idruntina è stato un sacerdote dotto e santo, veramente innamorato di Dio. Nel suo programma di vita sacerdotale - come si evince dai suoi scritti, dagli atti e comportamenti - i poveri figurano tra i tesori del sacerdote. La ricca e documentata biografia esamina con obiettività le sue lodi che provengono da numerosi testimoni che hanno avuto la fortuna e la gioia di frequentarlo.   


Cosimo Palese, Il ritorno, DESA, Copertino 2007, pp. 112, € 12,00.
Introduzione, presentazione e premessa dell’autore, un ex docente di scuola media, un ultrasettantenne che, alle prime esperienze letterarie, si cimenta ad affrontare situazioni caratterizzate da valori oggi non comunemente sentiti né condivisi: senso di solidarietà e di umanità.
Si tratta di un lungo e ben articolato romanzo ambientato in un piccolo centro contadino del basso Salento nel corso del secondo dopoguerra, allorché non era neppure immaginabile l’indigenza della quasi totalità delle famiglie costrette a vivere di stenti e rinunce. Pochi erano i fortunati, molti coloro che annaspando inventavano la giornata anche nella precarietà e nella improvvisazione. Fatti, personaggi e nomi sono soltanto fittizi e casuali. Emerge un protagonista nato da una vecchia storia d’amore sfortunato, che una volta ritornato nel suo paese mostra tutta l’abilità di districarsi nel campo del lavoro, dell’amore e del tempo libero. È un calcolatore ambizioso sino all’affermazione personale, capace di slanci spontanei d’altruismo nonché  coinvolgenti specie nel mondo femminile.
La cultura e la mentalità locale, il sentimento dell’amore persino passionale e sofferto, la smania del successo ad ogni costo sono gli elementi che costituiscono il leit-motiv dell’interessante opera.

Gino SCHIROSI