Carlo Riccardo Massa nacque a Gallipoli il 25 ottobre dell’anno 1849. Figlio del patriota mazziniano Nicola, già Sindaco di Gallipoli e della N.D. Matilde Stevens. Compiuti gli studi secondari, qui in Gallipoli, si trasferì a Napoli dove studiò giurisprudenza, frequentando le lezioni del prof. Francesco De Santis, già Ministro della Pubblica Istruzione nel 1° Ministero italiano con Cavour. Nel 1870, ancora studente universitario, sospese gli studi ed iniziò la sua attività di giornalista, senza che mai avesse dichiarato alcun rammarico per questa sua decisione, in quanto il culto che Egli aveva per la verità ed il coraggio di testimoniarla gli fecero avvertire l’esigenza di mettere a frutto e al servizio della gente la sua fervida e vivace intelligenza per conoscere e studiare problemi e situazioni diverse e prospettarne le soluzioni.
Cominciò così a collaborare con i principali giornali letterari e politici del tempo. Già nei primi mesi di quel anno cominciò a pubblicare sulla “Gazzetta di Napoli” i suoi primi studi sulla navigazione a vapore e le linee sussidiarie, sull’arsenale marittimo di Napoli e il cantiere di Castellammare e sui magazzini generali. Scritti che gli valsero l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Carlo III conferitogli, su proposta del Ministero degli Affari Esteri di Spagna, dal re Amedeo di Savoia. Ma Egli non trattò soltanto argomenti di questa natura, scrisse anche di economia, di letteratura e di Storia.
Sul giornale degli economisti, infatti, pubblicò una monografia intorno alla vita e alle dottrine dell’Illustre economista, nostro concittadino, Filippo Briganti, correggendone inesattezze ed errori in cui erano incorsi, a suo dire, altri studiosi; raccolse e pubblicò i documenti riguardanti le relazioni tra Gallipoli e Venezia e poi, ancora, mise insieme e pubblicò i frutti di un suo ampio lavoro storico sul prezzo e il commercio degli olii di Gallipoli e di Bari.
E questo fu soprattutto l’obiettivo principale dei suoi studi storici regionali: illustrare la vita e la storia della città dove era nato (Gallipoli) e quella dove trascorse molti anni della sua vita(Bari).
Dopo pazienti e lunghe ricerche pubblicò la Storia economica della Terra di Bari, dal secolo XV al XVIII, stampandone numerosi saggi, sulla schiavitù, sul prezzo del grano e dell’orzo, sui salari di mestieri, sulle paghe di impiegati e professionisti, sul costo dei trasporti, descrivendo così la vita pubblica e privata di Bari dal punto di vista economico. Scrisse, inoltre, una miscellanea di scritti storici “Cose di Puglia”, edita dalla Casa Laterza, della quale Egli fu un frequentatore abituale.
Conseguita la laurea in giurisprudenza si impiegò dapprima presso la Direzione Generale del Demanio in Roma, ma dopo appena due anni, nel 1879, passò ad insegnare letteratura francese, sempre a Roma presso il R. Istituto Superiore Femminile di Magistero, nominato con decreto dal Ministero. E nonostante fosse ancora giovane questo incarico non fu la sua prima attività professionale, in quanto, prima ancora che a Roma, Egli aveva insegnato a Bari, Conversano e Bitonto, pur non essendo, Egli, laureato in lettere, ma in giurisprudenza, come abbiamo già detto.
Ma nel 1883, ritornò a Bari per occupare, in seguito a concorso vinto, la cattedra di lettere italiane nell’antica Scuola di Banco Modello. E quando nel 1886 questa Scuola fu trasformata, con decreto ministeriale, in Scuola Superiore di Commercio, il Massa fu prima ordinario e successivamente ne assunse la Direzione dal 1902 al 1914.
Furono questi, anche, gli anni in cui maggiore fu la sua presenza e la sua partecipazione nell’ambiente storico-culturale. Infatti Egli fu considerato fra le persone più note, protagoniste autorevoli del risveglio civile intellettuale e culturale pugliese tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, quando insieme ad un gruppo di amici suoi, nel 1894 costituirono la Società di Studi Storici Pugliesi. istituzione dalla quale si allontanò, insieme al Gruppo salentino( Bernardini- Doria- Gabello- De Santis ed altri) in quanto, a loro giudizio, alcuni principi fondamentali dello Statuto privilegiavano la Storia della Terra di Bari.
Fu il Massa un uomo intransigente sui principi, dotato come era, di una onestà intellettuale intemerata e di una probità morale ineccepibile. Fu, insomma, il Massa l’uomo che a Raffaeele De Cesare, scrittore, deputato e senatore poteva permettersi di scrivere:’ il vizio di dire la verità, quella almeno che ci par tale, l’abbiamo nel sangue tutti e due, e non vi è rimedio che abbia a guarircene’. Fu l’uomo che non si piegò mai a compromessi; e questo suo carattere denotò una fierezza morale ed il coraggio delle idee, che Egli manifestò sempre senza alcun limite.
Infatti parlando di se diceva di essere:’ lo studioso che intanto collaborava alla “Rassegna Pugliese” in quanto la riteneva una rivista dove è permesso di stampare quel che si pensa, senza reticenze e senza ipocrisie’.
Egli si sentì portato agli studi storici concreti e reali quasi per temperamenti che praticò con impeccabile rigore di ricerca e di metodo, rifugendo da tradizioni, leggende e favole ridicole e consigliò ai suoi contemporanei e , quindi, ai posteri, di non prendere in considerazione quelle monografie storiche che pur circolavano infarcite di queste”soperchierie e ipocrisie” confezionate senza documenti e originalità di dati, ed avvertiva:”oggi quel che preme specialmente è la storia interna, come la chiamò il Macchiavelli, è la Storia delle Istituzioni, dell’Amministrazione, delle Industrie, del Commercio di una Città, e non quella dei Re e dei Principi da cui fu dominata e posseduta. Ma una storia siffatta non si può fare se non in base a molti documenti e spogliandosi di molte ubbie e di molti preconcetti”.
Infatti, a proposito della storia della sua città che vagheggiava di comporre, scriveva: “ compilarla in base ai documenti, lasciando in disparte favole ridicole e insulse tradizioni; scrivere senza preconcetti di sorta, dicendo la verità senza ridicoli rispetti e sciocchi riguardi, non pretendendola a erudito ma rispettando la grammatica e il vocabolario della nostra lingua, è un disegno che vagheggio da un pezzo, ma che non so se e quando mi sarà dato di compiere”.
L’ultimo suo lavoro “Costo dei trasporti in Terra di Bari” lo pubblicò sul Giornale degli Economisti nel 1917, anno in cui cominciarono, una dopo l’altra, le sue inarrestabili sventure: dapprima la perdita dell’unico figlio, Teodoro, mutilato di guerra, a seguire la morte dell’amatissima moglie, la N.D. veneziana Giulia Toderini ed infine la cecità, che sopportò per lunghi anni con cristiana rassegnazione, sino a quando il 1 dicembre dell’anno 1941, a 92 anni, cessò di vivere in Bari, nella sua casa al rione Carrassi, dove da diversi anni si era rinchiuso fors’anche col proposito di farsi dimenticare.
Luigi PARISI