Anni settanta del secolo scorso. Al tavolo della mensa del "personale qualificato" della ditta in cui lavoravo spiccava la mia presenza, unico tra tutti i "qualificati" di estrazione sudista, che teneva banco su vari argomenti di storia patria e sulle vicende tipo industrializzazione del Sud. Forte di una buona preparazione fatta sui testi di Giustino Fortunato, De Viti de Marco, Salvemini, Sidney - Sonnino, Gramsci, Villari ecc. non era facile mettermi"sotto".
Bollavo senza mezzi termini di imbecillità galattica frasi tipo: i meridionali non hanno voglia di lavorare, con l'immagine di quel tale che, con la forchetta in mano e davanti ad un piatto vuoto si sente dire: non mangia perché non ha appetito?..
Visto poi che parlavo con dei contabili (tra homo habilis e homo sapiens è l' anello di congiunzione) li invitavo a calcolare l'ammontare in denaro del costo di un giovane fino a vent'anni, istruzione, scuole, infrastrutture varie ecc. e poi il mancato rientro del capitale umano investito e del mancato frutto del lavoro svolto verso quella società che lo ha espresso, in quanto è emigrato. La società che lo ha accolto se lo trova già bell'e pronto. Il tutto moltiplicato per 5 milioni, vale a dire una delle tre trance pagate dal Sud all'unità d'Italia. La prima a cavallo dell'ottocento ( o brigante o emigrante ) e novecento diretta all'America del Sud principalmente, la seconda dopo la Grande Guerra diretta soprattutto negli Stati Uniti, la terza tra il 1948 ed il 1968 diretta al Nord dell'Italia ed alle Nazioni Europee. Venivano fuori cifre apocalittiche, paragonabili a distanze interstellari, non sempre i contabili riuscivano ad arrivare ad una stima accettabile e si accapigliavano tra loro. Un risultato era certo: le cifre investite come finanziamenti per la Cassa del Mezzogiorno erano bruscolini. Nell'attimo di silenzio e di imbarazzo che ne seguiva piazzavo la mia stoccata: e si tratta sempre di denaro che ritorna al Nord, in quanto le società che investono al Sud finanziate dalla Cassa sono pur sempre del Nord e di norma lo fanno per rimpannucciarsi.
Mi venivano in mente in quelle discussioni i ragionamenti che avevo sentito da bambino negli anni 1946-1948 quando venne De Gasperi e disse di far valigia ed andare altrove, che lì di lavoro non ce n'era. Poi venne Togliatti e disse le stesse cose e aggiunse pure di vergognarsi a continuare a vivere così. Io allora abitavo sulla piazza del Comune ed avevo ogni giorno lo spettacolo di tanta gente che, tornata dalla guerra come il reduce del Ruzzante ( carica di pidocchi e bastonate raccattate su tutti i fronti) chiedeva pane e lavoro e riceveva manganellate dalla Celere di Scelba.
Allora a milioni i terroni andarono per l'Europa a far ripartire le fabbriche e le miniere del nord, a fare i miracoli della Germania, del Nord dell'Italia e del mondo. Dalle miniere di Marcinelle alle dighe di Karibe, dai templi di Assuan alle pampas argentine ecc., è un inno che può essere cantato sulle note dell'inno dei marines. Solo che è l'inno del lavoro che porta la civiltà degli italiani nel mondo, che attende ancora il suo Omero, non quello delle armi.
Spero che il Presidente Prodi nella sua visita in Brasile visiti il Circolo Italiano di S. Paolo, la città di italiani più popolosa al mondo: all'ultimo piano del più alto grattacielo di S. Paolo sarà accolto da un calice di spumante Italiano o di Lambrusco e da una noce di parmigiano delle sue parti.
Gli italiani andarono a sostituire i negri nelle piantagioni di caffè quando Pedro III abolì la schiavitù. Gli italiani sostituirono i negri, riscattarono le piantagioni ed oggi l'associazione dei produttori di caffè è una stella di prima grandezza nell'economia del Brasile.
Con i loro solidi capitali hanno finanziato le industrie e S. Paolo è una delle prime città industriali del mondo.
Un argomento dei miei colleghi tuttavia mi lasciava perplesso: mai al sud dell'Italia sorgerà un'Officina Farmaceutica. Per quel tipo di lavoro così sofisticato ed impegnativo sono necessarie generazioni di professionisti ed operai e poi non c'è la tecnologia.
Fine anni ottanta. Lessi sul Notiziario Chimico Farmaceutico: Laboratorio Chimico Farmaceutico Salentino cerca Direttore Tecnico. Telefonai subito al Direttore Dr. Lubner caro collega ed amico con tono goliardico: come si permette costui di fare un Laboratorio dalle mie parti senza prima chiedere il permesso a me dalla pentalustre esperienza nel campo?
Al di là del tono scherzoso, comprese la mia sfida, conosceva il mio pensiero: le fabbriche devono essere fatte dove ci sono i lavoratori e non deportare questi come gli antichi egizi con gli ebrei. Mi fece conoscere la persona interessata, il Dr. Luigi Villanova, che è mancato proprio in questi giorni passati, di cui il Salento dovrà essere sempre orgoglioso.
Io piango l'amico ed il collega di grande levatura morale, professionale ed imprenditoriale.
Con un impegno che ha pochissimi esempi fece nascere una realtà industriale nuova ed inaspettata nel Salento, la LACHIFARMA, Officina Farmaceutica in Zollino, per la prima volta alla faccia di certi pregiudizi ed io ne fui il primo direttore tecnico.
Per l'inaugurazione invitammo un gruppo di miei colleghi tra cui il Dr. Luigi Cavatorta di Bergamo, caro amico e mitico eroe di porta S. Paolo - 8 settembre "43, esperto dell'OMS, la cui vita merita un racconto a parte. Furono giorni indimenticabili. Le maestranze? Il commento fu: avessi le tue maestranze a Milano, toccherei il cielo con un dito!
Seguì il primo ( ed ultimo) Convegno sulla Prevenzione delle Infezioni Ospedaliere insieme con il Dr. Bruno Falzea, argomento sempre di bruciante attualità.
Ma c'erano altri pregiudizi ben più gravi e pericolosi. Di questi mi resi immediatamente conto non appena furono immessi in commercio i primi prodotti. Sono aneddoti in fondo ridicoli che non riferisco per non offendere la mia gente, che testimoniano come nemo profeta in patria. Venivano rifiutati, benché fossero fabbricati secondo le miglior Norme di Buona Fabbricazione e risultavano di qualità nettamente superiore rispetto ai loro consimili di altre aziende del nord, semplicemente perché non ne avevano il marchio settentrionale.
Quindi la decisione: "non potrai produrre e vendere in loco nulla, dovrai fare i conti con la realtà industriale e commerciale del nord".
LACHIFARMA ora produce specialità medicinali per conto di Primarie Aziende multinazionali del Nord, esporta i propri prodotti in tutto il Mondo con un marchio che recita: LACHIFARMA - Zollino (Lecce) Italy.
E' impegnata in splendidi programmi di ricerca, sviluppo ed innovazione di nuovi prodotti, che dovrebbero ricevere un maggior plauso da parte delle autorità economiche e politiche della zona.
Grazie alla competenza e alla determinazione del suo Fondatore Dr. Luigi Villanova è riuscita a creare uno staff tecnico di Salentini doc invidiato in tutt'Italia per professionalità, rigore scientifico e attaccamento all'azienda dimostrato anche nei consessi più internazionali.
Lachifarma rappresenta quindi un punto di riferimento ed un esempio di come certi pregiudizi non hanno ragion d'esistere.
La professionalità, quando c'è, si afferma e vince ogni sfida, meno che quella di casa propria? Resterà una voce sola oppure anche altri prenderanno il coraggio a due mani?
Devo concludere ancora con K. Wojtyla: "non abbiate paura?"
Giovanni SANSO'
LACHIFARMA è un'industria farmaceutica sita in Zollino nella provincia di Lecce operante dal 1991 sui mercati nazionali ed internazionali della salute.
E' l'unica azienda Italiana che collabora con l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel programma Roll Back Malaria per la produzione di nuove terapie contro la Malaria.
Dispone di know-how proprietari brevettati anche a livello mondiale e partecipa fattivamente con il proprio Dipartimento di Ricerca e Sviluppo al mondo della ricerca scientifica collaborando con i principali centri di ricerca.
La strategia della società punta sullo sviluppo di innovazioni di prodotto che, partendo dalle sostanze rinnovabili locali, identificano nuove molecole di interesse farmaceutico, dietetico e cosmetico.
Ottimi risultati si sono ottenuti con l'idrossitirosolo presente nelle acque di vegetazione, questa molecola infatti mostra una importante attività di tipo antitumorale, antinfiammatoria e antiossidante.