Si e svolto dal 13 al 16 dicembre 2006 tra Calimera Lecce e Otranto, il Convegno di Studi :"Le Diversità Culturali tra i popoli del Mediterraneo: Costumi, Società, Religioni".
Il convegno promosso dall'Istituto di Culture mediterranee della Provincia di Lecce, ha avuto come partner: CICT, IFTC, CICC e l'Università degli Studi di Lecce, con il patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Lecce, i Comuni della Grecia Salentina , Città di Otranto e Comune di Calimera.
I lavori del Convegno si sono aperti a Calimera con una sessione di studi dal titolo " L'Oriente di un umanista, omaggio a Francesco Gabrieli a dieci anni dalla scomparsa"' in quanto Calimera è la città natale di Francesco Gabrieli.
Attraverso l'intervento di Umberta Colella Tommasi autrice de "Lo Sguardo che unisce Occidente e Oriente arabo-islamico nel pensiero di Francesco Gabrieli", ha esplorato compiutamente la vita e l'opera del grande studioso. "Francesco Gabrieli fu docente di Lingua e Letteratura araba presso l'Università degli studi di Roma , insignito del premio Balzan nel 1983. E' stato Presidente dell'Istituto per l'Oriente C.A. Nallino dal 1968 al 1979 e Presidente dell' Accademia Nazionale dei Lincei dal 1985 al 1988, oltre che, della Fondazione Leone Caetani per gli studi islamici. Ha scritto del mondo arabo-islamico, oggetto principale dei suoi studi, della Grecia Salentina sua terra d'origine, di filosofia di letteratura italiana, europea e americana, di viaggi in terre vicine e lontane, di suo padre, di amici e maestri; di politica e religione, di arte? Le sue riflessioni sono lucide presenze, sentinelle di alta coscienza morale e intellettuale. Coscienza inquieta dell'omologazione dilagante di opposte fazioni Gabrieli segna la strada della riconciliazione di due mondi Occidente e Oriente, ai quali indica le pagine più belle della loro storia in cui riconoscersi e ritrovarsi".
Nell'intervento di Biancamaria Scarcia Amoretti ( Ordinario di Islamistica , Università di Roma " La Sapienza") emerge " Francesco Gabrieli che parla di sé e del suo incontro con l'Oriente in termini di umanesimo. Gabrieli non ha mai aggiunto aggettivi all'Oriente, ha sempre mantenuto un rapporto aperto e vivo con i letterati arabi che ha criticato, quando in età contemporanea diventavano troppo simili agli occidentali, e considerava quest'evoluzione una perdita dei valori propri della cultura araba. Gabrieli ha utilizzato come specchio e metro di raffronto non l'occidente ma l'umanesimo Europeo.
Francesco Grabrieli nel suo essere orientalista non ha avuto nessuna illuminazione sulla via di Damasco alla Edward Said, ma è sempre stato scevro dal seguire le mode. Nella visione dell'Oriente, Francesco Gabrieli, si considerava depositario di una delle chiavi di lettura, ed era sempre disposto a confrontarsi con chi si avvicinava con bonarietà ed umiltà alla materia a lui tanto cara, evitando agli inesperti di puntare i piedi su vedute imperfette ed inesatte portandoli a fare una puntigliosa analisi della storia con perizia filologica".
Fulvio Tessitore( Accademico dei Lincei. Ordinario di Storia della Filosofia. Università degli studi di Napoli Federico II) conclude questa prima sessione di incontri citando un'affermazione di Francesco Gabrieli che"si sentiva arabista di professione ed islamista per passione"
La seconda giornata di studi dedicata all'omaggio a Francesco Gabrieli vede la testimonianza dei suoi allievi.
Isabella Camera D'Afflitto ricorda la passione che trasmetteva il "suo Maestro" durante le sue lezioni nella prefazione al libro di G. Kanafani "Ritorno ad Haifa" da lei tradotto.
Daniela Amaldi (Associato di lingua e letteratura araba presso l'Università di Pisa) mette in luce,un altro aspetto del Gabrieli: il critico, affrmando fra l'altro che " il suo approccio fa cogliere fino in fondo gli aspetti peculiari e rilevanti dell'opera stessa in netta correlazione al suo tempo".
Con Claudio Lo Jacono si delinea un altro tratto della personalità di Gabrieli: lo storico, infatti "nel 1927 ancora giovanissimo (23 anni) Francesco Gabrieli inizia ad interessarsi alla storia del Grande Islam e di Arun al- Rashid. Nel 1928 si dedica allo studio della successione di Arun al Rashid e la guerra tra Amin e Al- Marun. Nel 1934 scrive un saggio su"Al Walid il Califfo poeta". Nel 1935 critica l'opera del Califfo Al-Malik e lo stesso anno viene nominato presidente dell'Istituto per l'Oriente. Nel 1942 scrive sul Movimento khaligita e viene nominato commissario dell'istituto per l'Oriente che durante la guerra doveva essere epurato. Gabrieli, invece, salvaguarda L'Istituto e ne scrive lo statuto. Nel 1951 scrive "Gli storici arabi delle Crociate". Nel 1967 compie un lavoro su Maometto "Mohamed e le sue conquiste" pubblicato anche all'estero ed utilizzato come libro di testo. Nel 1959 compie un lavoro sulla società beduina".
Spero di esser riuscita a darvi un assaggio dei tantissimi temi trattati nell'Omaggio a Francesco Gabrieli. (anche su Anxa News è stato pubblicato un articolo su Francesco Gabrieli di P. Protopapa)
La seconda sessione del seminario dal titolo "Ripensare ai rapporti tra i popoli in uno spazio ricomposto. Per un dialogo al di là delle ideologie, delle storiografie nazionaliste e dei Dogmatismi", è divisa in tre workshops il primo dei quali sul tema il ruolo delle istituzioni e dei Governi Locali, contro gli stereotipi per la promozione del dialogo.
L'intervento di saluto del Sen. Giovanni Pellegrino Presidente della Provincia di Lecce focalizza l'attenzione sul " dover prendere atto delle differenze, che dobbiamo conoscere per poterle accettare e per creare colloqui e rapporti di collaborazione. Il messaggio del Re di Giordania può esser la base di partenza per costruire in Medio Oriente , rapporti di pace".
La parola passa a Francesco Bruni, sindaco di Otranto: "le torri costiere sono passate da strumenti di guerra a strumenti di navigazione: i fari, che servivano per guidare i naviganti, ora sono diventati simboli di convivenza. Non mi resta che augurare da Otranto, Alba dei Popoli, che si apra un rapporto di collaborazione che distrugga il razzismo e l'intolleranza per poter praticare realmente l'accoglienza".
Gino Pisanò Presidente dell'Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce spiega le ragioni di questo seminario, il terzo promosso dall'Istituto, che ha avuto molto risalto in tutti coloro che vi hanno partecipato, soprattutto negli universitari e laureati di Lingua e Letteratura Araba dell'Università di Lecce, e nell'opinione pubblica; il merito di questo evento va al dott. Giulio Giordano, Segretario Generale del CICT- UNESCO.
Il dott. Giulio Giordano focalizza, così la sua attenzione su un problema di estrema importanza, il dialogo, "bisogna cominciare a scavare nelle ragioni che non hanno permesso a questo rapporto di svilupparsi. Francesco Gabrieli fu un precursore, per aver avuto una visione laica da umanista nell'esaminare i rapporti nel Mediterraneo. Il dialogo che deve fondarsi sulla conoscenza , non c'è apprezzamento o condivisione dell'altro se non c'è conoscenza. Quest'iniziativa è estremamente feconda, come questa terra, terra di passaggio sempre sensibile, terra di commistione di culture?"
Mohammad Abbou, ( ministro della cultura della Repubblica Algerina, già deputato ed attualmente professore all'Università di Algeri) afferma che "se questo convegno si svolge a Lecce è perché il dialogo deve esser fatto per la gente e tra la gente, ecco le vie e i mezzi che i responsabili devono attuare per permettere l'interculturalità dei popoli. Dobbiamo considerare che il mondo è stato costituito su un approccio conflittuale e bisogna trovare un nuovo avversario per pesare sul piano politico.
La coesione degli interessi ha bisogno della coesione degli sforzi per creare una società multiculturale. L'Islam non è la ripetizione meccanica della tradizione, l'Islam si è evoluto ma se non si colma lo Shock tra le ignoranze non si può colmare lo shock tra le culture".
Per Assiah Bensalah Alaoui ( esperta in relazioni euro-mediterranee, Vice presidente del Gruppo dei Saggi sul Dialogo tra i Popoli e le Culture. Professore di diritto economico internazionale all'Università Mohamed V di Rabat. Attualmente Ambasciatore del Regno del Marocco), "c'è un "inflazione" di dialogo e l'episodio delle caricature e delle infelici parole di Papa Benedetto XVI,ne sono un esempio? L'educazione, l'istruzione devono essere la spina dorsale, per costruire il dialogo e per fare della diversità culturale una forza, attraverso un percorso di integrazione che va incoraggiato da tutti. In Marocco abbiamo attuato dei progetti che utilizzano l'uomo comune perché tutto diventi comune, abbiamo dato spazio alle minoranze perché dallo status delle minoranze si conta il grado di integrazione di un popolo. Fattore fondamentale per l'interculturalità è il turismo, bisogna utilizzare questo mezzo , anche attraverso l'aereo per avvicinare le distanze".
Omar Massalha ( Direttore delle Relazioni Internazionali all'UNESCO. Membro permanente del Forum di Crasmontana. Già ambasciatore dell'Autorità Palestinese in Francia), analizza il potere pubblico rispetto all'Immigrazione e dichiara che" nelle Nazioni Unite, questo problema è di portata internazionale. Ci sono dei punti da focalizzare: il pregiudizio di chi accogli gli immigrati; e l'identità culturale degli immigrati, che possono essere visti come nemici su cui proiettiamo i nostri pregiudizi interiori.
Un tempo gli immigrati mussulmani del Nord Africa venivano richiesti come manodopera a buon mercato, per sfruttarli dimenticando la loro condizione umana. Gli immigrati perciò venivano visti come nemici. Adesso, vengono, anche considerate le loro qualità e l'apporto nella società che gli ospita perché la diversità è un dono".
Per Farian Sabahi (Docente di Islam e democrazia presso l'Università di Torino), moderatrice di questa seconda sessione di incontri, " deve essere centrale l'importanza della conoscenza quale base del dialogo, dato che in Europa vi sono 20.000.000 mussulmani. Molto importante è il ruolo delle donne e dei giovani, che grazie all'alfabetizzazione, negli anni 60 del 1900, hanno aumentato le aspettative. In un Hahith Maometto diceva <Cerca la conoscenza, vai lontano cerca la conoscenza anche in Cina> .
A questo proposito i testi scolastici devono dare spazio anche a quello che avviene sulla costa sud del Mediterraneo, alle vicende storiche soprattutto dopo la II Guerra Mondiale di tutto il bacino del mediterraneo, perché la conoscenza porta all'accettazione ed al dialogo.
Il secondo workshop sul tema " Le Religioni al centro del dialogo interculturale", viene aperto da Angelo Sferrazza (Già direttore RAI, Giornalista, attualmente vice presidente dell'Unione Cattolica della Stampa Italiana -UCSI-), sul tema dell'informazione, "spesso, soprattutto oggi in Italia, il modo di informare sui problemi religiosi non è soddisfacente; il vero problema è che il problema religioso è diventato un problema centrale nei media, sia per motivi storici, sia per particolari rapporti tra religione e società. Il cattolicesimo alla fine della II guerra Mondiale ha dovuto affrontare il rapporto con la società e con i paesi poveri , un rapporto difficile, anche all'interno della Chiesa e con le altre Chiese. Alcuni papi come Papa Giovanni e Papa Giovanni Paolo II, hanno cercato anche nella quotidianità di essere incontro al mondo.
Nel XX secolo le grandi ideologie il nazionalsocialismo, il nazismo il comunismo ed il nucleare hanno cambiato il volto dell'umanità. Nel XXI secolo sarà difficile un ritorno delle ideologie forti , e nella prima parte sarà ci sarà la riscoperta dell'uomo e della sua interiorità e anche della genetica. Una società di uomini e donne che possono decidere liberamente della loro vita ed ecco perché ritorna la religione a fare da collante . Il mondo è cambiato l'Europa non è più il centro del mondo, il baricentro si è spostato più verso l'Asia. Se sarà il secolo della genetica creerà i presupposti per un avvicinamento delle tre grandi religioni all'insegna della superiorità dell'uomo. Molto importante è parlare , raccontare, F. Moriaque disse < il vero scandalo non è scrivere, il vero scandalo è tacere>".
La Mufti Souad Ibrahim Saleh ( Mufti - massima carica religiosa mussulmana- e Docente di Diritto Comparato presso l'Università Al Azhar al Cairo), analizza come una non perfetta interpretazione del Corano può portare ad un utilizzo sbagliato di questi testi. " tutte le religioni affrontano il problema della cattiva interpretazione dei loro testi sacri e ad una mistificazione della religione. Attraverso il Corano vorrei farvi vedere come viene vista l'integrazione e la cultura del dialogo. Il dialogo tra le religioni rappresenta una speranza per molti popoli. Dobbiamo trovare una soluzione pacifica per un mondo senza guerre, il dialogo tra le culture è una soluzione pacifica. Nel Corano non ci sono differenze tra diversi colori della pelle o tra etnie diverse, non è lecito che nessuna creatura venga discriminato per motivi etnici < ?se siete religiosi, dovete amarvi tra di voi e vivere in pace?> ( Il Corano**). Ancora < ?il vostro Padre è uno e voi siete fatti da Adamo, e Adamo e fatto dalla terra, il più nobile di voi è colui che teme Dio. Non ha l'arabo più dell'altro nè l'altro più dell'arabo?> (Il Corano). L'Islam ha una posizione tollerante nei confronti delle altre religioni monoteistiche: <? di andare d'accordo, di scegliere un unico padrone, che è Dio?>, ed ancora <?non disputate con la gente del Libro , il nostro ed il vostro Dio non sono che Dio?> ( Il Corano). Pertanto bisogna focalizzare bene alcuni punti. La violenza ed il terrorismo non si collegano con l'Islam e con le altre religioni; vi sono solo gruppi che interpretano la religione in modo da giustificare le loro azioni, ci sono in tutte le religioni gruppi estremisti. La violenza ed il terrorismo sono conseguenza dell'oppressione in cui vivono alcuni popoli Islamici. L'Islam subisce tante umiliazioni, che feriscono i mussulmani nei loro affetti più cari e le false affermazioni che accusano l'Islam di terrorismo, sono dettate da interessi politici e di egemonia. Non va negato che ci sono dei comportamenti sbagliati di alcuni mussulmani e di alcuni regimi mussulmani, che erroneamente vengono allargati a tutti i mussulmani.
Dobbiamo sviluppare la cultura del dialogo, dobbiamo eliminare l'oppressione, dobbiamo eliminare il vuoto dei rapporti dobbiamo sviluppare il dialogo culturale tra i popoli".
Per Elsayed Abdelraouf Zeid (Direttore del Giornale Egiziano Aljamhuria): "Tanti scrittori arabi, mussulmani, ebrei e cristiani hanno scritto su l'importanza del dialogo ed anch'io ne ho scritto. Ho distinto tre livelli di dialogo: il dialogo religioso, il dialogo culturale ed il dialogo delle masse. Il dialogo religioso deve avere delle regole, è alla base del dialogo Culturale, deve esser caratterizzato da molta sensibilità ed attenzione e deve focalizzarsi su moralità condivise. Il dialogo culturale è un dialogo a livello di elites politiche o intellettuali e questo tipo di dialogo viene svolto in "stanze chiuse"(ad alti livelli). Il dialogo delle masse è il turismo, non è programmato, e non può essere contagiato. Come si fa a spostare il dialogo dalle elites alle masse? Un importante apporto lo possono dare i mass media asservendo le questioni del dialogo , trattando i pregiudizi perché in Europa, c'è una concezione di superiorità e di non conoscenza degli altri popoli della costa sud del Mediterraneo. L'interesse e l'impiego dei mass media è molto importante se si vogliono creare delle solide basi per il dialogo. Dobbiamo impegnare tutte le nostre forze per la cultura del dialogo e della convivenza attraverso l'utilizzo di tutti i mezzi possibili".
Il prof. Furio Biagini (docente di storia dell'Ebraismo presso l'Università degli studi di Lecce),focalizza il suo intervento sull'attenzione che l'ebreo dedica al suo modo d essere ebreo anche nelle cose quotidiane come la macellazione delle carni, il tutto dettato dalla Torah***. Conclude citando Simmaco < ci sono tantissime religioni perché sono tantissime le strade per poter raggiungere e rivelare il Mistero>.
Bruno Segre ( Presidente dell'Associazione italiana amici di "never Shalom uata Salam" -oasi di pace- a Gerusalemme) porta la testimonianza di un piccolo villaggio a Gerusalemme, sorto dopo la guerra dei sei giorni, il villaggio si chiama "never Shalom uata Salam" (che significa in ebraico ed arabo senza pace), dove oggi abitano 160 persone tra ebrei, mussulmani ed una piccolissima presenza di cattolici anglicani , insieme pacificamente. Il prodotto di questo luogo è l'insegnamento alla pace, nel sistema scolastico i ragazzi vengono educati insieme ed apprendono sia l'arabo che l'ebraico. Le festività delle tre religioni sono evidenziate dal corpo docente in un sistema di multiculturalità dove i ragazzi imparano che ci sono altri retaggi culturali e che hanno pari dignità, proprio perché vivere tra diversi non deve essere un fattore ansiogeno ma anzi arricchisce. Oggi i bambini che frequentano le scuole qui sono 300, vengono dai villaggi arabi e dai Kibbutz vicini, per far educare i figli alla pace.
Conclude Henri Dumoliè (Vice presidente del Centro Internazionale di Cooperazione Culturale -CICC-) focalizzando l'attenzione sul" fenomeno della memoria che ha un ruolo importante perché se si perde la Memoria si giunge a stereotipi e mistificazioni. Gli storici hanno un ruolo importane nel far giungere a noi la memoria . Il Politicaly Correct non è la soluzione esatta e spesso produce delle reazioni smisurate. Per fare la promozione delle identità culturali in primo luogo bisogna tener conto delle diversità come base del dialogo, ed il dialogo deve partire dal basso e non esser calato dall'alto. E' la società civile che deve usare i media per farli diventare spazi di dibattito per l'integrazione".
Il terzo ed ultimo workshop è sul tema "Il ruolo della società civile per la promozione e la difesa delle identità culturali. Apre i lavori il dott. Giulio Giordano(Segretario Generale del CICT- UNESCO); analizzando il ruolo dei mass media afferma che " è una basilare mancanza dei mass media non avere giornalisti specializzati in questioni del Mediterraneo e questo nuoce all'informazione perché porta alla formulazione di concetti che distorcono la realtà. La responsabilità dei mass media è enorme. COGITO ERGO SUM oggi è diventata COMUNICO ERGO SUM, data la posizione centrale che la comunicazione e l'informazione hanno nella società contemporanea. La trasformazione dell'intera industria dell'informazione che privilegia la notizia che fa effetto, piuttosto che il giornalismo di approfondimento (che non c'è quasi più, proprio per l'assenza di figure professionali) porta a delle mistificazioni o a delle soluzioni semplicistiche di questioni molto complesse.
. C'è da considerare il ruolo positivo del cinema che parla all'immaginario collettivo dei popoli ed il lavoro di tanti piccoli registi per far emergere la realtà dei loro popoli e delle loro etnie. Quest'anno il nuovo cartellone di Negramaro, promosso dall'istituto di Culture del Mediterraneo, accoglierà vari appuntamenti con la cultura araba e mussulmana ed una rassegna cinematografica"
La Mufti Souad Ibrahim Saleh ( Mufti e Docente di Diritto Comparato presso l'Università Al Azhar al Cairo), direttrice di alcuni programmi televisivi e radiofonici, osserva come " l'attenzione alla donna è iniziata nel 1900 con un manifesto che eliminava tutte le discriminazioni con le donne. Questo ha creato, nella società civile,una crescita di fiducia delle donne, fonte principale per chiedere maggiori diritti alle donne, ma ha fatto nascere di un rapporto conflittuale tra uomini e donne, perché le donne iniziano ad attivarsi nella società civile. Questa emancipazione della donna la allontana dal suo ruolo femminile di generatrice ed educatrice della famiglia. In alcune società mussulmane la donna ha tutti i diritti, può diventare primo ministro come in Bangladesh ed Indonesia. In Egitto negli anni cinquanta è stata nominata la prima donna mussulmana ad essere primo ministro. L'unico divieto per la donna e che non si può candidare a Rabbat cioè Presidente.
Il Profeta ha rispettato le garanzie date alle donne, e l'Islam rispetta la donna. Già ai tempi del Profeta si costituì un consiglio di donne che aveva gli stessi diritti di quello degli uomini.
Per Samuela Pagani ( docente di Lingua e letteratura araba presso l'Università degli Studi di Lecce), il problema del rapporto tra l'identità e la cultura attraverso prosatori dell'umanesimo islamico, " nel periodo moderno l'identità islamica si è costituita come opposizione alla cultura occidentale , perciò il binomio stato ed Islam è un binomio moderno che ha ben poco a che vedere con la storia islamica. Il diritto islamico è un diritto privato, principalmente fatto da commercianti. Vorrei prendere come esempio Giamal al- Bannah fratello buono del fondatore dei Fratelli Mussulmani che ha scritto un Libro dal titolo "L'Islam è religione e comunità non è stato".
Conclude Monica Ruocco ( docente di Lingua e letteratura araba presso l'Università degli Studi di Lecce), che analizza l'importanza della traduzione perché nella Nahdah si traduceva tutto. Viceversa in Italia eccetto qualche romanzo nel 1940, bisogna aspettare il 1980 per vedere un gran numero di testi arabi tradotti in Italiano, che sull'esempio dl Gabrieli rendono la letteratura araba più fruibile da tutti.
La presenza di tanti ospiti illustri, provenienti da quasi tutto il bacino del Mediterraneo, è servito a lanciare un messaggio forte: l'importanza del dialogo per la collaborazione e cooperazione internazionale, ma per realizzare ciò, bisogna conoscere l'altro e la conoscenza deve essere scevra di pregiudizi, ma soprattutto "spina dorsale" del dialogo.
Spero di esser riuscita a dare un significativo assaggio dei tanti temi analizzati in questo Convegno, anche se gli atti del Convegno verranno pubblicati dall'Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce, a breve.
* U. Collella Tommasi, "Lo Sguardo che unisce Occidente e Oriente arabo-islamico nel pensiero di Francesco Gabrieli"
** Il Corano Al Qur'?n letteralmente significa ' recitazione', è il testo sacro dell'Islam. Per i musulmani il Corano, è il messaggio rivelato quattordici secoli fa da All?h (Dio) attraverso Maometto (Mohammad ), il suo Profeta e destinato ad ogni uomo sulla terra a prescindere dalla sua affiliazione religiosa.
*** Torah termine ebraico che sta per Legge o insegnamento. Con questo termine si indicano i primi 5 libri del Tanakh, Pentateuco ( Genesi, Esodo, Levitino, Numeri, Deuteronomio). Con il medesimo termine, l'ebraismo indica anche la Legge ebraica intesa in senso generale. Più precisamente si utilizza la dicitura Torah shebiktav ( La legge che è scritta) per indicare i 5 libri del Pentateuco e la dicitura Torah shebehalpeh per indicare tutto l'insieme di tradizioni orali codificate successivamente. Lo studio della Torah, come compendio di istruzioni divine date all'ebreo, è uno dei principali precetti dell'ebraismo.
Francesca FONTÓ