Gallipoli stupisce nuovamente il mondo e arricchisce la Scienza di una nuova specie. Essa si aggiunge alla famosa pianta “Pilaster flavensis”, scoperta sette anni fa e il cui articolo pubblicato sul numero di Nature del Gennaio 2000 fece scalpore in tutto il mondo scientifico.
Stavolta non si tratta di una specie botanica terrestre, bensì di una specie animale marina.
E’ stata battezzata provvisoriamente Pseudoechinus horridus, e il suo habitat di elezione sono i cassonetti e i cestini della spazzatura, come si evince dalle foto. Alcuni zoologi di fama internazionale l’hanno infatti già esaminata e inserita in una nuova famiglia di Echinodermi per la sua evidente somiglianza con i Ricci marini, ma, come spiegheremo in seguito, ulteriori studi potrebbero in seguito modificare tale opinione. Infatti c’è il sospetto che non sia una specie “naturale”, ma sia frutto di manipolazioni genetiche, in pratica un organismo geneticamente modificato. Qualche anno fa infatti era comparsa a Gallipoli una specie molto simile a questa, che presentava però una strana appendice a forma di parallelepipedo, ma non si ebbe il tempo di studiarla, in quanto l’esemplare, dopo un po’ di tempo, sparì misteriosamente.
L’esemplare scoperto in questi giorni non presenta più la strana appendice e nonostante questo sembra vitale. L’appendice evidentemente non era necessaria per la sua sopravvivenza!
L’organismo potrebbe essere sfuggito da un Laboratorio segreto di ricerche “eugenetiche”, forse nel territorio di Alezio.
La Polizia, in collaborazione coi Ministeri della Salute e dell’Ambiente, sta effettuando indagini a tappeto per individuare il laboratorio, in quanto, se tutto ciò fosse vero, altre specie potrebbero sfuggire al controllo e invadere l’ambiente. Ciò comporterebbe un grave rischio di inquinamento genetico per le specie autoctone. Vicino alla specie trovata vivono infatti due altre specie, queste sì molto importanti ed uniche, il Chastellius angioinus e la Fontis graeca, con le quali potrebbe entrare in competizione. Il Chastellius e la Fontis hanno subito nel tempo, e continuano a subire, offese di ogni genere che ne compromettono la sopravvivenza e ne possono provocare l’estinzione. Mancava anche questo!
Gli scienziati pensano che, in attesa di altri studi, il principio di precauzione consigli l’allontanamento immediato della specie e il suo inserimento nel suo habitat naturale, dove essa potrebbe trovare le condizioni ideali per la sua sopravvivenza, cioè una bella discarica di rifiuti.
Il vero Riccio, Parancetrotus lividus, quello buono!
Questo abitante dei fondali marini, insieme alla stella di mare e al cetriolo di mare, appartiene agli Echinodermi (dal greco ekhînos = riccio e dérma = pelle).
Il riccio di mare di interesse alimentare è il Paracentrotus lividus, volgarmente detto riccio femmina, in contrapposizione all’Arbacia lixula (riccio maschio e a Gallipoli Rizzara); il lettore saprà già che questa distinzione dei sessi non è esatta, in quanto entrambe le specie sono ermafrodite.
Essi sono dotati infatti di gonadi che producono sia spermatozoi che uova; la fecondazione si verifica in acqua tra cellule prodotte da soggetti diversi.
Il corpo del Paracentrotus lividus è di forma ellittica ed è costituito da una serie di piastre calcaree che formano una corazza rigida (detta dermascheletro) sulla quale sono inseriti gli aculei
Peculiare caratteristica del riccio di mare è, oltre agli aculei, la presenza di pedicelli ambulacrali; questi sono costituiti da piccoli tubicini terminanti con delle ventose che, riempiendosi d’acqua, si allungano e si induriscono, permettono il movimento dell’animale sui fondali marini
Il Paracentrotus lividus si nutre prevalentemente di alghe e detriti di Posidonia oceanica, oltre che di piccoli animali vivi o morti, grazie a un apparato masticatore molto sviluppato, provvisto di cinque denti, che sporge dalla bocca.
Le gonadi crude del Paracentrotus lividus, grazie al loro inconfondibile aroma (che racchiude le percezioni olfattive sprigionate dalle alghe dei fondali marini), rappresentano una vera e propria prelibatezza.
Luciano SCARPINA