Rubrica a cura di Gino SCHIROSI
Gianni Caridi, La distilleria "Costa" di Gallipoli, Internet Cafè, Gallipoli 2007, pp. 44. Prefazione di Gino Schirosi.
È un'altra pubblicazione della serie "biografie", come da tempo ci ha abituato l'autore. Questa volta, dopo vari personaggi descritti in altre pubblicazioni, l'indagine storica riguarda il noto e sfortunato opificio, che, sorto settant'anni fa alle porte della città sulla statale per Lecce, ha costituito per decenni una delle più importanti fonti economiche della nostra cittadinanza. Oggi non c'è più traccia e si aggiunge all'elenco delle tante opportunità o realtà locali perdute nel corso dei secoli per incuria o per insipienza delle classi dirigenti.
Si tratta di un approfondito recupero memoriale debitamente dettagliato e documentato di estrema importanza ai fini di un'analisi statistica, un revival che viene alla luce da uno scrigno di notizie di prima mano. Sono notizie e informazioni che indubbiamente faranno piacere a tanti sopravvissuti a quella infausta vicenda storica ma anche ai loro discendenti. Particolare merito a Gianni Caridi che con puntualità certosina ha aperto uno specifico spaccato della nostra storia recente con una ricostruzione ricca di nomi, date, dati, fatti, episodi inediti e inconfutabili, frutto di attente e scrupolose ricerche caratterizzate da obiettività e onestà intellettuale.
Roberto Leopizzi, Varie, Eventuali ed Affini - Spilla ca parte, Grafema, Taviano 2006, pp. 80.
Presentazione di Giuseppe Tanisi, di cui non si può non condividere l'idea mutuata da V. Hugo: i popoli si misurano dalla loro letteratura. Un'armata di due milioni di uomini passa, ma un'Iliade resta. È la poesia popolare che tramanda ed eterna un'intera civiltà o un contesto storico.
Si tratta di una interessante silloge: Poesie in italiano (una trasposizione letteraria della demenzialità del mondo e dei personaggi che lo abitano), Poesie in dialetto (familiari e immediate a trasmettere una visione del mondo personale con immagini reali e quadretti di una realtà ampia e varia, ricca di colori) e Poesie della mamma (canti dettati all'autore dalla madre e fedelmente trascritti come riflesso puro e limpido della tradizione contadina, quale risultato ben riuscito di un recupero di tradizione orale trasmesso da generazione in generazione; si veda la profonda e sentita liricità in "Rondinella"). Sono tutti frammenti preziosi che tracciano i contorni di una esperienza lontana nel tempo ma giammai smemorata. Il poeta descrive la realtà attuale di cui si mostra attento osservatore, non senza intenti educativi e morali che affiorano dettati da valori e dalla cultura di una civiltà lontana che ben conosce e ammira con fierezza e nostalgia.
Marcello Musca, Notizie storiche su "Villa Rodogallo", 5 EMME, Tuglie 2007, pp. 32.
Opera postuma con Nota introduttiva a firma di Luigi Scorrano (Il luogo e il suo "racconto").
In verità viene qui raccontato non solo il luogo sito in territorio aletino ma anche il tempo colà trascorso. Indispensabile è stata la consultazione scrupolosa delle carte, delle pietre, delle strutture edilizie e architettoniche, degli ambienti. Tutto nasce indubbiamente con un certo malcelato orgoglio da un viscerale amore del luogo natio divenuto familiare e degno di essere conservato tra i ricordi più cari.
Lo scritto, un'autentica testimonianza storica, è il frutto della ricerca nello scrigno della memoria: sono pagine che raccontano di un lontano passato storico traboccante di tumulti, emozioni, passioni, varie vicende tragiche o di vita serena. Il fondale di scena è rappresentato da una architettura civile e religiosa che facilmente si coniuga con la storia di uomini vissuti in spazi ampi tra vicende di feudi, tra storie di famiglie, in una variegata topografia contadina e forse anche idillica di un connubio di rapporti umani tra potenti e subalterni. Un luogo di accoglienza, ospitalità e riposo continua la tradizione con altro ruolo dettato dalla modernità (oggi è un B & B).