L’Associazione Culturale “don Liborio Romano”, nasce agli inizi degli anni novanta,proprio con l’intento di rivalutare il personaggio. Nell’arco di quindici anni (circa) di ricerche,qualche passo avanti è stato fatto. Abbiamo raccolto tutto il materiale che ci è stato possibile raccogliere, ma assicuro, non è poco, nonostante non ci sia stata una grande partecipazione.
Questa continua ricerca, mi ha permesso di conoscere meglio Liborio Romano. Era scomparso totalmente dalla nostra memoria, solo la caparbietà di pochi, ha riproposto l’argomento.
Negli ultimi anni sono usciti solo tre volumi dedicati a don Liborio, uno di Vittorio Zacchino e due di Giancarlo Vallone un’altro penso uscirà prossimamente a cura dello storico Nico Perrone che ha conosciuto e si è avvicinato al Romano, tramite l’associazione.
L’Associazione, si è messa a disposizione, lo ha fatto prima, e lo farà anche in futuro, avendo principalmente a cuore la figura e lo studio di Liborio Romano, collaborando anche con chi non la pensa come noi.
Negli anni scorsi è stata realizzata una mostra che è diventata permanente.(presso il Ristorante Mamma Rosa – Patù).
Nel 2007 il 17 di luglio ricorrevano i 140 anni dalla morte e l’associazione ha organizzato un convegno (parte di esso riguardante la relazione del professor Zacchino, è stata pubblicata da ANXA in ANNO V – N.7/8 luglio-agosto 2007).
A questa, sul numero di dicembre 2007 sempre di ANXA, ha risposto il dottor Giovanni Sansò.
Concordo pienamente con quanto descritto da Sansò, sia per quanto riguarda l’Unità d’Italia che per i riferimenti sul Romano.
Naturalmente, la vicenda Romano, specie se vista con gli occhi di oggi, non è limpidissima, ma è altrettanto vero che proprio la complessità del personaggio, dovrebbe spingerci a lavorare di più e meglio per la sua conoscenza.
Fin’ora, lo hanno fatto solo quelli che politicamente erano e sono schierati dall’altra parte: i filoborbonici. Io mi chiedo dove erano coloro che con lui hanno lottato e creduto nell’Unità d’Italia; i suoi amici liberali … scomparsi!
Nel mio lavoro di ricerca non ho trovato molti difensori, eppure tanta gente ha avuto dei benefici.
Non è giusto che la storia ufficiale, da 140 anni non ne parla ed ancor peggio che permette ai denigratori di infangare la figura di Liborio Romano.
Eppure se oggi si può parlare di Italia Unita, un grazie a questo personaggio bisognerebbe porgerlo.
L’Italia Unita, è stata una conquista sociale.
Il modo in cui é stata realizzata, certamente da dimenticare. Da dimenticare, i risultati … che hanno generato l’eterna “Questione Meridionale”.
I Savoia, con Cavour burattinaio, hanno fatto uno scempio dell’Italia del sud.
Io penso che Romano tra i due mali ha pensato di scegliere il male minore, ma non pensava minimamente che il male minore avrebbe causato tanto dolore e danno ai popoli del sud.
Il brigantaggio è la conseguenza della cattiva amministrazione dei Savoia, le genti del sud sono state sempre tranquille, non hanno mai cercato di conquistare altri popoli, ma è anche vero che sono sempre state legate alla propria terra e alla propria famiglia. Gli invasori, hanno calpestato questi sacrosanti diritti, era quindi naturale che il popolo privato di tutto, si sarebbe ribellato. La storia moderna, ha rivalutato tutti, però ancora non ha trovato il coraggio per fare chiarezza su Romano e sul Brigantaggio; è meglio avere de capri espiatori su cui scaricare le malefatte del passato.
Liborio Romano, che aveva sempre difeso i deboli, non avrebbe accettato che i meridionali fossero schiavizzati.
Nel “MEMORANDUM” elenca al Cavour tutti i mali del sud. Cavour ha conosciuto il Romano tramite i suoi informatori,(spesso nemici dello stesso Romano) ma avuto modo di conoscerlo personalmente si rende conto dello spessore dell’uomo e del politico, definendolo “la migliore testa del meridione d’Italia”.
Purtroppo, Cavour muore prima ancora di poter intervenire in favore del sud.
La stessa cosa succede al Romano, muore nel 1867, sette anni dopo l’Unità d’Italia, ma finchè ne ha avuto la forza, nel Parlamento di Torino, si è battuto, da solo, per i guai del sud. Negli ultimi anni era vecchio e sofferente, e non ha potuto dare tutto quello che avrebbe voluto per il popolo meridionale.
Di cosa accusiamo quest’uomo ? Lui non si è arricchito con la politica, aveva abbastanza di suo.
Come mai la storia non parla di tutte quelle genti che si sono vendute?
Dov’è il mito di Garibaldi e i suoi mille, che a scuola vedevamo combattere con la baionetta sguainata ?
Penso che solo con la baionetta, di strada ne avrebbero fatta ben poca se non ci fossero state delle complicità importanti, vedi la mafia e i soldi della massoneria inglese.
Dov’erano la marina e l’esercito borbonico quando Garibaldi conquistava l’Italia meridionale?
E’ troppo facile , e comodo, scaricare le colpe su un solo uomo, Liborio Romano, additandolo come traditore, volta gabbana, boia delle due Sicilie ed altro ed altro ancora.
Ci vuole un po’ di obiettività.
Come mai Francesco II° fra tanti personaggi illustri presenti a Napoli, sceglie proprio il Romano per affidargli l’incarico di Prefetto di polizia e Ministro dell’Interno ?
Non è forse vero che altri hanno rifiutato l’incarico (leggi Filangieri, con la frase famosa: “non voglio fare da becchino al Regno di Napoli”).
Il Romano, non era così stupido, da non capire la gravità della situazione ed il rischio che stava correndo, ma altri erano i sentimenti che animavano le sue scelte.
Un sentimento profondo lo legava al popolo napoletano, si racconta che spesso difendeva i più deboli contro i prepotenti e i potenti, e lo faceva senza alcun compenso; questo è lo spirito che ha animato il Romano nell’accettare l’incarico, sapeva di difendere l’incolumità del popolo napoletano.
Lui conosceva bene la Napoli di quei tempi, faceva l’avvocato, nel suo studio lavoravano diversi avvocati, (qualcuno dice quattordici), di conseguenza, ogni giorno aveva a che fare sia con la gente comune che con i camorristi.
Allora ha pensato bene di usare la sua esperienza per salvare Napoli da una carneficina, utilizzando la camorra, ebbene, se il risultato è stato quello di evitare ai napoletani distruzione e morte, forse anche noi , non dovremmo avere tutti questi pregiudizi per l’utilizzo della camorra.
Sansò dice che Romano ha istituzionalizzato la camorra, ma cosa altro si poteva fare ?
Il sud certamente non è contento di essere dominato dalle varie organizzazioni delinquenziali, ma lo Stato, spesso è assente… è sempre dalla parte dei potenti.
Non giustifico il comportamento di molti meridionali, ma non posso non riconoscere a molti altri, la dignità con cui affrontano la vita di tutti i giorni pur abbandonati dallo Stato.
Ricordo un riferimento di Albano che diceva: “…. Finchè ho fatto la fame, ho dovuto arrangiarmi. Lo Stato si è accorto di me quando ho cominciato a guadagnare”.
Il sud è fatto di tanti Albano, che spesso sono abbandonati a se stessi.
Da queste considerazioni, ne scaturisce che il sud deve salvarsi da solo, tutti i pagliativi inventati su misura dai vari governi, hanno permesso a pochi, e non sempre meridionali, la possibilità di arricchirsi a danno dei più deboli.
Un auspicio, che il sud possa badare a se stesso e camminare con le proprie gambe.
Noi non vogliamo dividerci dal resto d’Italia, proprio adesso che ci siamo aperti all’Europa, ma avere la giusta considerazione dovuta ai giusti. Facciamo in modo che il sacrificio di chi ci ha preceduti non resti inutile. Scopriamo le nostre radici, e troveremo la forza di rialzarci ancora.
Una considerazione, noi non siamo migliori degli altri, ma nemmeno peggiori.
Giovanni SPANO
Presidente Associazione Culturale “don Liborio Romano” – Patù
www.donliborioromano.it – info@donliborioromano.it