Il 21 febbraio dell’anno 1971 si spense, repentinamente,in Alezio l’ingegnere Niccolò Coppola. Egli era nato in Gallipoli il 19 aprile dell’anno 1899, figlio di Giovanni Andrea e della N.D. Loria Addolorata di Copertino.
Il padre, fondatore del glorioso giornale gallipolino”Lo Spartaco”, morì quando ancora Niccolò era appena un ragazzo di 10 anni; così di lui si presero cura gli zii paterni avv. Niccolò ed il medico Carlo.
Completati gli studi primari in Gallipoli e secondari a Lecce, Niccolò si trasferì a Torino dove studiò ingegneria civile al Politecnico di quella Città, laureandosi , poi, a Roma nel 1921.
Tornato in Alezio ed ancora giovanissimo cominciò ad esercitare la libera professione, progettando e dirigendo per il suo Comune il primo impianto per la produzione di energia elettrica.
Altri suoi lavori furono la progettazione e la direzione di due lotti di case popolari a Gallipoli e la progettazione e la direzione dei lavori di un edificio scolastico in Nardò.
Ma ben presto Egli abbandonò l’esercizio della libera professione e da uomo avveduto, dinamico e lungimirante, quale Egli era, forse spinto anche dall’amore che nutriva per la sua terra e fortemente interessato allo sviluppo di essa ed al progresso umano e sociale delle sue genti, riprese in mano le sorti della sua azienda agricola, per lo sviluppo della quale indirizzò ogni sforzo, anche economico, alla realizzazione di un suo progetto. E cioè coniugare agricoltura, industria e turismo.
Così il Nostro cominciò ad esporre questo Suo progetto nelle varie assemblee di settore. E per quanto il suo modo di dire le cose fosse abbastanza persuasivo, non tutti gli agricoltori, grossi proprietari terrieri accolsero, almeno agli inizi, favorevolmente le novità ‘rivoluzionarie’ che questo progetto conteneva ed Egli stesso veniva considerato un visionario.
Ma Egli andò ugualmente avanti, tenacemente, convinto che i prodotti della terra andavano sviluppati e valorizzati, creando al tempo stesso opportunità di lavoro per la gente, specie della sua Alezio, che lui tanto amava.
Fu così che a partire dal periodo immediatamente dopo il 2° conflitto mondiale cominciò a cessare, anno dopo anno, la vendita dei vini del Salento, cosiddetti da taglio ai vinattieri del Nord e qui da noi cominciò la prima esperienza per la lavorazione e l’imbottigliamento dei vini da parte dell’Azienda agricola dell’ingegnere Coppola, come di tante altre aziende del Salento e della Puglia, i cui vini pregiati oggi è facile trovare e bere non solo nei migliori ristoranti d’Italia ma anche all’estero.
Forte e soddisfatto dei risultati cui Egli era pervenuto cominciò a dedicarsi all’altro ancora più prezioso prodotto agricolo, cioè all’olio, in quanto aveva l’esatta cognizione che l’olio come il vino si prestava alla lavorazione del suo sottoprodotto. E così impostò, in breve tempo, in Alezio, nel 1949 la prima industria per ricavare l’olio dalle sanse.
Altra sua ammirevole iniziativa che lo portò al completamento del suo progetto fu la costruzione di un camping fra i primi nella nostra provincia, situato in una pineta di sua proprietà, posta vicino al mare, che dotò di tutti i servizi infrastrutturali e strutturali e di ogni comodità, così da soddisfare le esigenze dei turisti campeggiatori che Lui intuiva sarebbero venuti dal centro-nord. Ed i risultati di questa Sua intuizione sono abbastanza visibili.
Ma un uomo, capace di una visione d’insieme dei problemi di prospettive, specie di quelli di ordine politico-culturale e sociale, come Egli era, un uomo che credeva fermamente nei valori assoluti della libertà e della giustizia sociale, che soli portano al progresso dell’Umanità, non poteva non essere un uomo politico, anche in senso organico.
Così l’ing. Niccolò, che già aveva partecipato negli anni 1942-43 ad alcune riunioni fra compagni, a quel tempo clandestine, che si tenevano nel laboratorio di falegnameria del maestro Cosimo Aspromonte o in campagna, insieme all’avv. Beniamino Senape, Donato De Donno, Giuseppe Serio ed altri, maturò la decisione nel 1944 di iscriversi al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, seguendo poi successivamente sin dalla 1° scissione(1947) di Palazzo Barberini costantemente Giuseppe Saragat che fu il Capo storico, il Maestro di tutti i Socialisti democratici italiani.
Come antifascista Niccolò Coppola fu nominato Presidente della Commissione di epurazione degli ingegneri e come uomo politico fu ininterrottamente per ben 24 anni, dal 1946 al 1970 Consigliere comunale della sua Alezio, Deputato Provinciale addetto ai Lavori Pubblici.
Nei primi anni ’50 divenne Segretario Provinciale del P.S.D.I., membro del Comitato centrale del Partito. Fu anche segretario particolare del V. Ministro compagno Vito Stampacchia, E fu in tale veste e per primo, ad interessarsi per la elevazione del Circondario marittimo di Gallipoli in Capitaneria di Porto, interessando con lettera ministeriale il Sindaco del tempo rag. Antonio Minnella., con la quale gli chiedeva di avanzare regolare domanda alla bisogna, corredata della opportuna Deliberazione consiliare e di altri documenti relativi.
Della sua attività di Segretario Provinciale del Partito che fu, certamente, avveduta e scevra da ogni sorta di compromesso ed in linea sempre con le direttive centrali, voglio ricordare, essendo stato io stesso in quel periodo componente dell’esecutivo, qualche sua iniziativa che quasi galvanizzò i presenti del Direttivo Provinciale. Stava per cessare la pubblicazione de ‘La Giustizia’, organo settimanale del Partito che lui stesso, per un biennio, aveva diretto in quanto la Federazione non aveva la capacità finanziaria di sostenerla.
Erano, quelli, altri tempi ; tempi difficili, ma bei tempi; erano i tempi della fase, così almeno si diceva allora, romantica della partecipazione politica. E lui in una riunione dopo aver affermato che “un Partito politico, a qualunque livello, che non faccia sentire la sua voce attraverso un giornale è sicuramente un Partito destinato a scomparire”, chiese, da provato pubblicista, a ciascun componente il Direttivo di impegnarsi a collaborare e a sostenere economicamente le spese di un quindicinale che lui stesso volle titolare ‘Corriere Salentino’, e il cui primo numero del settembre 1958 riportò due suoi servizi:’La questione meridionale, problema di fondo della Società Italiana’ e ‘Note economiche dell’agricoltura italiana’. Sullo stesso Corriere si aprì, in seguito, con un suo articolo un vivo ed entusiasmante dibattito sulla necessità di istituire la Regione del Salento, tematica poi ripresa nei primi anni ’70 dall’amico e compagno Mario Nicoletti.
Altro suo impegno fu quello di risanare i conti della Federazione e tra le iniziative che andò assumendo, allo scopo, vi fu anche, con grande stupore di tutti, il blocco dei due telefoni della Federazione mediante un lucchetto, visto l’uso veramente esagerato che se ne faceva. Era un compagno, l’ing. Niccolò, al quale certamente le idee non mancavano e negli incontri degli organi di partito era sempre il primo, anche quando non era lui a dirigerli, a proporre e ad argomentare. E lo faceva sempre nell’interesse dei lavoratori, per i quali, a volte, metteva al servizio dei loro problemi le sue amicizie personali, come quando da Segretario Provinciale si recò a Roma, ed in quella occasione mi chiese di accompagnarlo, per incontrare il Presidente Nazionale dell’I.N.A.M. al quale sollecitare la estensione dell’assistenza sanitaria ad una categoria di contadini che ancora ne erano privi. Ricordo, ancora fosse ieri, quando andai a trovarlo, io Presidente dell’E.C.A. di Gallipoli, nel settembre del 1966 ad Alezio, per chiedergli di intervenire presso la Direzione Provinciale delle Poste. Lui mi ascoltò. Intuì la delicatezza della questione e non gli sfuggì che gli interessati della mia richiesta erano persone meno abbienti ed il giorno dopo ci recammo insieme dal Direttore provinciale delle poste. Era un suo amico. Si trattava di questo:l’Amministrazione dell’E.C.A. aveva deliberato di corrispondere agli ultrasessantacinquenni, uomini e donn, che non godevano di nessuna pensione un piccolo assegno mensile di L.8.000 e temendo che un numero esagerato di richieste avesse potuto vanificare la mia iniziativa, chiesi, in via del tutto riservata, che un funzionario selezionasse gli elenchi che, via via, personalmente gli avrei fatto avere. La richiesta sembrava facile, ma non lo era. E pur tuttavia la presenza dell’ingegnere fu considerata dal Direttore delle Poste come garanzia di riservatezza all’accoglimento della mia richiesta.
E così ottenni la sua collaborazione. Ho voluto rievocare, nel 37° anniversario della sua morte, avvenuta il 21 febbraio 1971, queste esperienze politiche ed umane, vissute insieme che rappresentarono, certamente per noi, un alto messaggio di impegno politico, con l’augurio che lo sarà anche per le generazioni future.
Luigi PARISI