Chiunque visiti la Gran Bretagna non dovrebbe lasciarsi scappare l’occasione di visitare la Scozia. Nonostante la sua unione ufficiale con l’Inghilterra, la Scozia è riuscita a mantenere una identità nazionale che si estende ben oltre lo sfoggio saltuario di gonnellini e cornamuse. L’esperienza che andremo a vivere in quel paese, paradiso delle mitiche Highlands, è una di quelle particolarmente interessanti, essendo stato, quello degli Highlanders, un mondo dal fascino incontaminato dei sogni e dei personaggi che sembrano ambientazioni da film, dove il buono prevale sempre sul cattivo ma, poi, rimane immancabilmente solo. Per questo viaggio a partire siamo in tre: Giovanni, Giovanni ed io. Il camper, che sarà la nostra casa viaggiante, ci darà la possibilità di scegliere luoghi strategicamente interessanti da dove godere dei panorami mozzafiato. Il giorno prima della partenza studiamo bene il percorso da seguire: scegliamo il più breve, quello attraverso la Francia sino a Calais, anche se poi si rivelerà molto costoso a causa dei pedaggi autostradali che ci sottopongono ad un continuo esborso di denaro, tant’è che decidiamo, già in partenza, di "cancellare" la Francia dal viaggio di ritorno. Raggiungiamo Calais dopo aver percorso circa 2.200 chilometri; in due giorni di viaggio di trasferimento non abbiamo toccato per niente cibo caldo, per cui decidiamo, ancor prima di imbarcarci per Dover, di fare una sosta rilassante e di rifocillarci a dovere, anche perché la cambusa, che prima della partenza è stata riempita a dovere, non aspetta altro che essere oggetto delle nostre attenzioni. Il giorno dopo ci imbarchiamo sul traghetto che in un’ora e un quarto ci porta a Dover, la città dalle alte e bianche scogliere, che sembrano voler accogliere il viaggiatore con un grande abbraccio. Da Dover ci portiamo a Canterbury, altra tappa di trasferimento. La città, situata a sud est dell’Inghilterra, è a poca distanza dall’Eurotunnel della Manica. Di antica fondazione romana, Canterbury deve la sua importanza in ambito nazionale alla presenza dell’Arcivescovo di Canterbury, Primate della chiesa anglicana. A Londra arriviamo dopo circa un’ora di autostrada. La città, che conserva sempre, nel suo centro, un’atmosfera del tutto particolare: quella di capitale non solo del Regno Unito ma anche dell’ex Impero più grande del mondo, merita la dovuta attenzione, per cui le dedichiamo un’intera giornata. Visitiamo la celeberrima Trafagaldar Square con la colonna di Nelson, Piccadilly Circus, la famosa Torre di Londra, l’Abbazia di Westminster con le vicine Houses of Parliement , Buckingam Palace e molti altri monumenti, tutti famosi riferimenti storici che abbiamo visto in altre occasioni e che sono sempre motivo di attrazione. Il pomeriggio lo trascorriamo all’Hyde Park in compagnia dei figli di alcuni amici che siamo andati a trovare perché studenti in quei collegi universitari. La giornata è bellissima e stranamente assolata. Inserito in eleganti quartieri di stile vittoriano, l’Hyde Park dà la possibilità al frequentatore di godere di straordinari momenti di relax. Verso l’imbrunire, quando decidiamo di lasciare il parco e tornare al nostro camper , succede una cosa strana per quel paese. Un’interminabile fila di autovetture ha bloccato tutte le stradine del parco: due arzilli vecchietti, ad un incrocio, non vogliono saperne di muoversi; entrambi ritengono di avere la precedenza. Non vi è nessun "bobby", e nessuno si preoccupa di intervenire; lo facciamo noi in maniera energica convincendo i due a riaccendere i motori e a ripartire. Chi è stato almeno una volta a Londra lo sa: che ci vada a fare shopping o meno, i magazzini Harrods, alla pari di quelli Lafayette a Parigi, rappresentano una tappa obbligatoria; i cinque piani dell’edificio più celebre di Knightsbrige, sono un vero e proprio tempio dedicato al lusso dove, in un ambiente suggestivo, si può trovare in vendita praticamente di tutto. La mattina seguente, sempre di buon ora, lasciamo Londra per raggiungere il confine scozzese; mancano circa 600 chilometri di autostrada. Ci arriviamo nel primo pomeriggio. Un enorme masso con su scritto "Scottland" segna il confine della Scozia dall’Inghilterra. Uno scozzese nell’abbigliamento tipico del gonnellino, al suono della sua cornamusa, saluta orgoglioso, con una stretta di mano, tutti quanti gli passano davanti. Avvertiamo subito che la vera Scozia, dagli spazi infiniti che si presentano subito ai nostri occhi, incomincia da li. Man mano che ci addentriamo il paesaggio è di una diversità sorprendente e sconfinata che rinvigorisce; la luce, lavata dalla pioggia che cade incessantemente, presenta una tavolozza di colori: dai viola, ai marroni, agli azzurri delicati mischiati con verdi vividi. L’emozione che proviamo è grande; siamo sulla M74 all’altezza di Lockerbie e i chilometri che dobbiamo percorrere per raggiungere Glasgow sono un centinaio circa. Il clima è rigido, ma lo stesso cattivo tempo si rivela spettacolare specie quando le nuvole che corrono e la pioggerellina che continua a cadere dalle colline e dalle montagne formano un tutt’uno facendoci rimanere incantati. Il paesaggio lungo tutto il percorso è fra i più imponenti e incontaminati che abbiamo mai visto. Le foreste, le alte brughiere scure che si susseguono in continuazione, gli immensi laghi e i ruscelli impetuosi, sicuramente hanno infiammato, come noi, generazioni di viaggiatori. Glasgow, la città più grande della Scozia, è diversa dalle altre città non solo per i suoi grandi luoghi di intrattenimento, per gli esempi di architettura, tra i più belli del paese, ma anche per quel senso di ospitalità che spinge il visitatore ad approfittare al massimo di una delle città più vivaci d’Europa. Visitiamo con grande interesse la Nuova Galleria di Arte Moderna, dove è esposta una bellissima collezione d’arte civica, il St. Mungo Museum in stile medievale, dove i temi universali della vita, della morte e dell’aldilà, sono rappresentati attraverso un’arte che richiama alla mente le varie credenze religiose. La Cattedrale, l’unica chiesa salvatasi dalla distruzione dei riformisti anglicani, ha l’interno a tre eleganti navate con ai muri monumenti funebri, mentre al finestrone della facciata si presentano in maniera esaltante le vetrate a colori che rappresentano la creazione. Non tutte le attrattive culturali, però, si trovano all’interno della città stessa. Vicino all’aeroporto, infatti, vi è la Galleria d’Arte e il Museo di Paisley, cittadina famosa per i prodotti tessili, principalmente per lo scialle tessuto nella fantasia decorativa particolare dai colori sgargianti. Naturalmente una città importante come Glasgow offre anche luoghi adattissimi allo shopping. Quattro passi li facciamo nella piazza centrale, dove si erge maestoso il Pantheon delle glorie scozzesi che ci immette direttamente sull’elegante Buchanan Street, dove un’importante galleria coperta a vetri è piena di negozi che espongono oggetti di ogni genere. 44 chilometri separano Glasgow da Edimburgo; li percorriamo, il giorno dopo, in una manciata di minuti. Vi arriviamo che è ancora mattino presto, tant’è che approfittiamo per fare colazione in uno dei tanti pub rimasti ancora aperti dalla notte precedente, dove assaporiamo anche gli ottimi e appiccicosi dolci tradizionali. La visita della città inizia dal famoso Castello di Edimburgo. Situato su uno spuntone di roccia, a strapiombo da un’altezza di circa 150 metri, il castello fu conteso duramente tra inglesi e scozzesi nei secoli passati, finchè nel 1.400 rimase per sempre nelle mani degli scozzesi. Per raggiungerlo dobbiamo salire lungo una scarpata sterrata, resa difficile dalla pioggia che cade in continuazione. Raggiunta l’esplanade e superato il fossato, accediamo per l’ingresso in stile neogotico, che ci porta direttamente al bastione principale con una serie di cannoni in bellavista. Visitiamo il Museum of Royal Scots, museo reggimentale del più antico corpo di fanteria britannico, la piattaforma più alta del castello, da dove si gode un bellissimo panorama della città. In un piccolo bastione, il minuscolo cimitero per i cani dei soldati in guerra, costituisce motivo di grande emozione per tutti i visitatori amanti degli animali. La storia del castello coincide, per molti aspetti, con la storia della città. Nel centro storico si trovano: la Galleria Nazionale di Arte Moderna, il Giardino Botanico, ricco di esposizioni floreali dai colori vivaci, il famoso Teatro dei Festival, dove, in una grande sala moderna, vengono rappresentati concerti adatti a tutti i tipi di incontri, dall’opera lirica al varietà. Le Royal Mile, strade che in continua successione raggiungono il palazzo reale, attraversando la città da ovest ad est, i palazzi stretti e alti e le chiese cariche di storia, costituiscono uno degli elementi più importanti dell’architettura scozzese del periodo del ‘600. La collina di Calton Hill, che fa da sfondo a Princess street, rappresenta uno degli scenari più famosi della città. In cima, dove si erge maestoso il monumento a Nelson e il vecchio Osservatorio, vi arriviamo dopo aver salito una lunga scalinata monumentale accompagnata da statue equestri. Come sempre avviene in ogni viaggio, fotografiamo tutto con grande interesse e nei minimi particolari; le fotografie ci saranno di grande aiuto, poi, per scrivere i nostri "Appunti di Viaggio" con dovizia di dettagli che sicuramente faranno il piacere del lettore esigente. Non basterebbe nemmeno un’intera settimana per visitare tutta Edimburgo, ma noi, purtroppo, dobbiamo continuare il nostro viaggio verso nord; abbiamo percorso più di 3.200 chilometri e per arrivare all’isola di Skye, l’isola delle Fate, punto d’arrivo del nostro viaggio, ne dobbiamo percorrere ancora 650 circa. Siamo sulla E15 in direzione Inverness; la giornata è molto fredda, piovosa e ventosa e non si vede anima viva; stiamo attraversando una delle zone più umide della Scozia, tuttavia la natura selvaggia ci lascia senza fiato. Arriviamo a Inverness che è già pomeriggio inoltrato; decidiamo di fermarci per riposarci e mangiare qualcosa di caldo prima per riprendere per il lago di Ness, reso famoso dal suo mostro di cui tanto hanno parlato i giornali. La notte la trascorriamo "ormeggiati" sul lungo lago, speranzosi di captare qualche segnale del mostro; ma niente, nemmeno la mattina seguente. Sicuramente con quel vento, pioggia e freddo il "nostro" mostro ha preferito starsene al caldo sott’acqua. Anche se è attivo da sempre un traghetto che permette di raggiungere l’isola in pochi minuti, noi preferiamo raggiungere Skye da un ponte lungo circa 4 chilometri. Ha la forma curiosa di un granchio quando viene investito dall’onda. A sud è attraversata da una catene montuosa alta 900 metri con la cima più alta di 1.000 metri. Queste montagne così strane, frastagliate e scure , dai picchi spesso innevati che digradano sino a formare, a precipizio sul mare, la scogliera di Kilt Rock con la sua straordinaria cascata, fanno di Skye l’isola più spettacolare del Regno Unito. Sotto queste rocce, ci racconta un indigeno, fu trovato moltissimi anni fa un sacco pieno di ori e argenti, forse nascosto da qualche invasore normanno, che conteneva: collane, anelli, bracciali e monete d’oro coniate nella leggendaria Samarcanda. Un’altra altura rocciosa, degna di menzione per la sua caratteristica di pinnacolo a pera, è quella chiamata Old Man. Qui pascolano tranquillamente le pecore, famose per la loro lana pregiata, che la popolazione lavora per ricavarne leggeri e caldi maglioni che servono per preservarla dai rigori dell’inverno. Non molto distante da Portree, capoluogo dell’isola, vi è il castello di Dunvegan, da molti anni residenza del clan dei Mac-Leod, che vanta un primato su tutti gli altri castelli scozzesi per essere stata la residenza più a lungo abitata dalla stessa famiglia. Vi accediamo, attraverso un piccolo ponte sull’antico fossato, da una porta di poco conto. Danvegan conserva nella sala dei Disegni, una reliquia molto preziosa: la Fairy Flag, lo stendardo delle Fate, un pezzo di seta giallognola, consumata e macchiata dalle origini incerte. Proveniente dall’isola di Rodi o dalla Siria, ci racconta la guida, ebbe a che fare presumibilmente con le crociate. Secondo una versione più suggestiva, alla quale i Mac-Leod ci tengono molto ancora oggi, lo stendardo fu donato da una fata a un capo clan come pegno d’amore. Costretta a separarsi per sempre dall’amato presso il Fairy bridge, un ponte nelle vicinanze del castello , la fata gli donò la stoffa in cui aveva avvolto il loro bambino. Il castello ospita anche una splendida galleria di ritratti dei Mac-Leod e il famoso corno appartenente al capo clan da cui, secondo la tradizione, ogni nuovo membro della famiglia, quando viene eletto capo clan, deve scolarsi, tutto d’un fiato e sino all’ultima goccia, il chiaretto ( vino dal colore rosa con leggerissimi riflessi rubino ) senza cadere o appoggiarsi. L’isola è di una bellezza incredibile: le piogge frequenti, gli immensi spazi verdi, lucidi e brillanti, i laghi e i fiordi che riflettono l’umore del cielo, i silenzi assoluti e profondi, gli arcobaleni improvvisi e la corrente del golfo che l’accarezza in continuazione, la rendono talmente magica da meritarsi l’appellativo di "Isola delle Fate". L’idea di dover lasciare questo posto di rara bellezza ci rattrista molto;vorremmo restarci per sempre...., ma non è possibile. Intanto è trascorso più di un mese da quando siamo partiti e, anche se a malincuore, è giunto il momento di pensare al ritorno a casa e ai 3.800 chilometri che dobbiamo ancora percorrere. Prima della partenza , però, è d’obbligo fare un ultimo giro nel centro di Portree alla ricerca di qualche souvenir che ci ricordi questa meravigliosa realtà; niente di particolare però. Troviamo interessante soltanto dell’ottimo whisky, prodotto dalle cantine dell’Eilan Iarmain, unica distilleria isolana, che compriamo volentieri. Lo sorseggeremo nelle serate invernali, in cui con gli amici ci riuniremo a cena in uno dei tanti locali che siamo soliti frequentare, durante le quali sicuramente ci piacerà raccontare loro del nostro viaggio nel meraviglioso mondo degli Highlanders. Il giorno seguente, non prima di aver dato un’occhiata alla carta stradale, partiamo per il ritorno a casa; raggiungeremo Gallipoli dopo aver percorso tutto il Regno Unito, il Belgio e la Germania.
Giuseppe PACCIOLLA