Tra le innumerevoli dichiarazioni, piene di umana comprensione, che il compianto Enzo Biagi ci ha lasciato in eredità mi è rimasta impressa quella che riguarda il lavoro dell’uomo: è uno dei crimini maggiori togliere il lavoro ad un uomo. L’uomo, infatti, vive per rendersi utile non solo a se stesso, ma soprattutto alla comunità sociale. Non è lo stipendio, per grande che sia, che completa le sue esigenze psicologiche pur fornendogli i mezzi e la possibilità di vivere degnamente
Da queste semplici considerazioni si capisce perché il pensionato, fin dai primi giorni di quiescenza, senta la necessità di impegnarsi in qualche occupazione. Il riconoscimento pecuniario mensile non lo appaga; deve assolutamente trovare un lavoro che gli riempia le giornate in modo gratificante. C’è chi si dedica alla floricoltura, chi all’agricoltura, chi alla scrittura, chi alla lettura, chi ai nipotini, chi all’arte culinaria e chi alla pittura. Questo è appunto quanto ho scelto io di fare.
Malgrado mi rimangano ancora i sintomi maggiori della patologia parkinsoniana, da cui sono stato gravemente afflitto in questi ultimi anni, ora riesco nuovamente a dedicarmi al mio hobby preferito, la pittura, grazie ad una cura adeguata.
In queste righe tenterò di spiegare agli amici lettori il metodo da me usato nel porre in vita su tela le mie sensazioni e tradurre visivamente i miei sentimenti. L’idea di scrivere questo articolo è nata da un invito del Direttore della rivista Anxa nonché da una domanda di un collega che desiderava conoscere il sistema e le tecniche che uso nei miei dipinti. Questa è la mia risposta.
Oggi la fotografia, le macchine tipografiche e litografiche (offset), i computers, le stampanti e altri marchingegni moderni ci possono regalare delle raffigurazioni stampate così reali e vive che ci fanno dimenticare la pittura. Questa, tuttavia, rimane e rimarrà la produzione della mente e del cuore umano e chi ama riprodurre ciò che lo sensibilizza, si sentirà sempre superiore alle macchine. Anche il disegno di un bambino può essere apprezzato più di una foto premiata. Ciononostante, io spesso traggo spunto da una bella stampa per i miei dipinti e quando, agli inizi, insegnavo nella scuola primaria, consigliavo i miei piccoli scolari di copiare o, addirittura, ricalcare delle figure di ogni genere. In tal modo, a mio avviso, essi apprendevano a ritrarre le figure e le immagini degli oggetti che li circondavano.
Tecnica consigliata.
Dopo aver deciso quali siano le dimensioni del disegno, la sua altezza e larghezza, si inizia lasciando sulla tela o sul cartone telato, con linee il più possibilmente precise, la posizione e la forma dell’oggetto da pitturare. Il momento più difficile è l’inizio.
In secondo luogo, si può dare la prima mano di fondo, di colore verde o azzurro , dove si presume che si dipingerà del fogliame, delle piante e il cielo. I contorni dell’oggetto dipinto possono anche non essere precisi a questo punto. Infatti, una volta lasciato asciugare il fondo, si perfezioneranno i contorni o addirittura si dipingerà l’oggetto scelto sul fondo stesso Questo è il sistema da me generalmente seguito nel dare inizio ad un quadro, ma si può scegliere una linea di lavoro iniziale diversa.
Se non si riesce a ritrarre in modo soddisfacente il dipinto prescelto non ci si deve scoraggiare ma riprovare con costanza e pazienza. La critica degli amici e parenti è sempre positiva e non bisogna offendersi se il giudizio degli altri non concorda con il nostro, ma , al contrario, conviene tenerne conto e farne tesoro. I buoni risultati si ottengono con la pratica continua e perseverante. Si impara sempre qualcosa di nuovo da ogni quadro che si finisce; si impara ad ottenere meglio le combinazioni dei colori, le sfumature le ombre e i chiaroscuri Se prendete a modello una stampa o un altro quadro non attenetevi scrupolosamente all’originale, ma semplificatelo omettendo tutto quanto giudicate non necessariamente aderente al vostro disegno iniziale. Oscurate i contorni esterni al dipinto e schiaritene i bordi interni per fare meglio risaltare la figura o l’oggetto ritratto. Così facendo si renderà più personale l’opera svolta.
Se usate i pastelli il risultato dipenderà in gran parte dal tipo di cartone scelto. Dovete, inoltre, rammentare che il rosso, il giallo e il blu sono colori fondamentali o primari, mentre gli altri sono ausiliari con cui si possono ottenere, immischiandoli, varie sfumature o tonalità cromatiche.
Io ho dipinto da sempre specialmente i fiori, bellezza incomparabile ed inspiegabile del mondo naturale. I colori a tempera, più che gli acquerelli, risaltano splendidamente sul cartoncino, specialmente se nero, o su seta bianca o colorata. Col gesso ancora fresco si possono plasmare le fattezze di un vaso di fiori, che poi, una volta asciutto, si può colorare a tempera o ad olio lasciando l’immagine opaca.
Si può, quindi, dipingere con pastelli, ad acquerello, a tempera, con colori acrilici o ad olio. Il materiale usato per ognuno di queste tecniche è diverso. Io le ho provate tutte e alla fine ho preferito dipingere ad olio.
Chiunque può iniziare a dipingere. Basta cominciare con un semplice fiore o un frutto e provare pazientemente e ripetutamente. Non temete di tentare a colorare ad olio su tela o su tavola o su cartone telato, come spiegato.
Oggi la maggior parte degli artisti dipingono da fotografie che sostituiscono il modello classico; pur tuttavia, ognuno sa dare un tocco personale all’opera della macchina. Ogni composizione pittorica esprime un sentimento dell’animo: la solitudine, la gioia, la calma, la bellezza del corpo umano e della natura, la delicatezza, il calore umano, il carattere effimero della vita in un fiore appassito, la tristezza, ecc; ecco perché io penso che quest’arte sia profondamente religiosa in quanto intimamente umana.
Amo l’impressionismo di Monet, Degas, Renoir, Pissarro, Sisley, ecc.; ma tendo nel contempo ad imitare stili diversi. L’impressionista dipinge ciò che sente piuttosto che rendere ciò che vede. Oggi non va più di moda la perfezione classica del soggetto. Il pittore deve saper mettere in rilievo quanto ritrae con le ombre e la luce usando i colori adatti. Io ricerco una via di mezzo e amo rappresentare la natura nei suoi particolari. A tal proposito suggerisco di non lasciarsi convincere da chi sostiene che bisogna essere “originali” e non copiare da altri artisti. E’ solo dopo parecchi anni di pratica che si possono compiere pitture originali, sebbene anche allora si noterà l’influsso di altre tecniche e la presenza di vari elementi estranei già assorbiti nel proprio stile.
Chi afferma di saper dipingere solo quadri astratti o della cosiddetta pittura moderna è perché, a mio avviso, non sa disegnare. La vera pittura astratta è fatta da chi sa anche disegnare.
Chi desidera avere una prova visiva di quanto spiegato qui sopra, mi contatti e troverà un amico.
Brevi cenni di estetica pittorica.
La pittura, come mezzo espressivo, è sempre stata l’arte più diffusa dal Quattrocento ai giorni nostri. Nel periodo precedente del Cristianesimo le immagini degli affreschi presentavano ai fedeli scene religiose e bibliche, ma non per piacere dei sensi, ma per l’insegnamento visivo della Bibbia. Nel Trecento, grazie alla borghesia, la pittura diventa “arte liberale” e sviluppa una meditazione o uno scopo intellettuale.
Nel Cinquecento il Neoplatonismo dà maggiore importanza al disegno e il fine della pittura è il “bello ideale”. Si sviluppa il Manierismo, poi il Classicismo che difende il rapporto diretto con la realtà. Nel Seicento si svolge la polemica tra gli assertori della bellezza classica attuata con il disegno e quelli che sostengono la bellezza naturale ottenuta con il colore. Dalla pittura inglese del Settecento discenderà il Romanticismo. La pittura neoclassica presenterà una funzione politica e delle rappresentazioni di modelli storici..Nell’Ottocento romantico la pittura rappresenta il sentimento e, quindi, lo stile dell’artista. Vengono a formarsi diverse ed opposte correnti nella pittura contemporanea, come l’astrattismo, il neorealismo e la ‘pop art’.
“…più proseguo, più vedo che bisogna lavorare…cerco l’istantaneità… Sono sempre più ossessionato dal bisogno di esprimere ciò che sperimento e prego perché mi resti ancora qualche anno, perché penso di poter fare qualche progresso”. (Claude Monet)
Giuseppe MARINO