Viva la Patria

I recenti episodi di violenza nei confronti di un campo nomadi (Rom), avvenuti a Ponticelli, periferia di Napoli, mi hanno fatto fare un passo indietro di quasi quarant’anni, quando nel 1971 sono sbarcato in Svizzera come emigrante, privilegiato, con la laurea in tasca ed un ottimo posto di lavoro, ma sempre emigrante.
Subito mi è cascato tra capo e collo il primo referendum antistranieri che in quel momento erano soprattutto italiani, seguiti a debita distanza da spagnoli, portoghesi, turchi e qualche cittadino dell’allora Jugoslavia, proposto dall’on. Schwarzenbach, divenuto famosissimo in tutto il mondo per la sua iniziativa, che valse alla Svizzera la nomea di razzista per svariati anni.
Gli argomenti anti emigranti erano i seguenti: girano sempre con il coltello a serramanico in tasca che tirano fuori alla minima occasione, ammazzano i cigni del Lago di Zurigo o di Lucerna per poi cucinarli e mangiarli, piantano l’orto nella vasca da bagno perché non ne conoscono il vero uso, occupano in dieci persone un appartamento per due, fanno rumore di giorno e soprattutto di notte, stanno sempre con la chitarra a cantare e noi li dobbiamo mantenere tramite l’assistenza ed i più spericolati arrivavano persino a dire che rapivano ed ammazzavano i bambini.
Le conseguenze erano i cartelli fuori di alcuni bar, soprattutto nella Svizzera tedesca con la scritta “Vietato l’ingresso ai cani ed agli italiani” o l’altro “Non si affitta agli stranieri”, descritti mirabilmente nel famoso film “Pane e cioccolata” con Nino Manfredi.
Quelli che si opponevano all’allontanamento degli emigranti, usavano la frase che dopo tanto tempo, ho sentito giorni fa in televisione :”Credevamo di importare braccia e sono arrivati uomini”, senza che colui che l’ha ripetuta, avesse il pudore di dire che non era farina del suo sacco ma di un grande scrittore svizzero, mi pare Dùrremmatt, anche se non ne sono totalmente sicuro.
Altro argomento a difesa dei gastarbaiter era quello che se fosse passato il referendum, non si potevano fare distinzioni tra stranieri poveri e ricchi, ragione per cui se si espellevano i primi dovevano andare via anche i secondi, compresi quelli che portavano i capitali in Svizzera e poi vi soggiornavano tranquillamente.
In quel periodo ho molto sofferto perché mi sentivo attaccato per una cosa di cui non avevo colpa : essere italiano; io potevo rispondere solo con la mia onestà, dignità, competenza ed impegno, cosa che fortunatamente sono riuscito a fare anche con l’aiuto di tanti amici svizzeri, specie colleghi di lavoro, intelligenti, sensibili che capivano il mio dolore ed il mio smarrimento, il sentirmi solo contro forze, emotività, stupidità ed ignoranze che non comprendevo e non riuscivo ad evitare.
Fortunatamente quel referendum si è concluso con il 51% a favore del mantenimento degli stranieri ed il 49%  che volevano espellerli.
Dopo questo primo impatto traumatico mi sono gradatamente inserito sino ad amare e capire profondamente la terra che mi ha ospitato ma di cui non ho mai voluto diventare cittadino, nonostante che ciò pregiudicasse la mia carriera lavorativa, essendo i posti superiori al mio di pura nomina politica.
L’esperienza mi ha fatto diventare abbastanza esperto in materia di emigrazione e tra le altre cose ho capito che quando si minaccia l’espulsione degli stranieri, in realtà non si vuole il loro allontanamento che farebbe crollare interi settori economici ma semplicemente tenerli in uno stato di costante paura ed insicurezza, in modo che non si organizzino sindacalmente, non scioperino, non chiedano aumenti di salario o il pagamento di straordinari, lavorino in tutto o in parte nero e senza previdenza.
Questo stato di cose fa comodo alla parte più retriva dell’economia, quella mordi e fuggi e dal fallimento facile, che da il lavoro a casa e non in fabbrica, appena può trasferisce alcune attività in paesi arretrati o del terzo mondo per non pagare i contributi, non investe in tecnologia e ricerca ma sfrutta e spreme mano d’opera non qualificata ed a basso prezzo, non vuole fare impianti per la sicurezza del lavoro e per evitare gli inquinamenti dell’acqua, del suolo e dell’atmosfera, risparmiando così sui costi di produzione ma scaricando sulla collettività gli oneri costosissimi dei risanamenti ambientali, evade le tasse, esercitando così un’indebita concorrenza sleale, costringendo molti onesti a mettersi al loro stesso livello per reggere il mercato.
Si fa leva quindi sull’emotività dei cittadini più indifesi, quelli che sono ai limiti di sopravvivenza e quindi in concorrenza con gli stessi immigrati, facendogli credere che il nemico è il rom di turno che ruba, stupra rapisce bambini, uccide………
Questi episodi succedono sicuramente, inutile negarlo, anche perché viviamo in uno Stato disorganizzato i cui governanti hanno pensato nella maggior parte del loro tempo, a tentare di scoprire l’ideologia profonda dei diversi partiti che attualmente gli italiani hanno eliminato, senza eccessivi scrupoli dal parlamento nazionale, piuttosto che controllare le frontiere, fare una politica selettiva di accoglienza ed organizzare in ogni città o paese il “ Centro controllo abitanti”, come avviene nelle nazioni civili.
Gli immigrati, compresi i clandestini, sono stati letteralmente abbandonati a se stessi senza preoccuparsi di allestire alloggi, scuole, strutture sanitarie ma facendoli accomodare sui greti dei fiumi o ai margini di discariche abusive, incoraggiando così un’inevitabile delinquenza, viste le condizioni sub umane di vita.
Gli stranieri (parlo di quelli poveri logicamente) hanno quindi messo drammaticamente in luce i ritardi, le disfunzioni e  l’approssimazione dell’Italia, che se non è riuscita ancora a sistemare tutti gli scampati ai terremoti di Messina, del Belice e dell’Irpinia, non vedo come possa risolvere il problema dell’emigrazione che andrà sempre più aumentando.
Un piccolo spiraglio ed un filo di speranza si intravedono nel rinnovato clima politico  di collaborazione che dopo aver ridotto  drasticamente il numero dei partiti succhia soldi, sembra puntare più sulla risoluzione dei problemi di cui è malata l’Italia che sulle ideologie che lasciano il tempo che trovano.
Come cittadini, indipendentemente dal credo politico e nei limiti delle nostre possibilità e competenze, abbiamo il dovere di collaborare per far uscire la nostra Patria dallo stato
precomatoso in cui si trova, senza trovare alibi o prendercela con gli stranieri che per la maggior parte tali non sono, ma cittadini comunitari come noi.
L’Italia deve finalmente diventare un paese civile e moderno, dove le persone oneste, italiane e straniere, vengano incoraggiate e rispettate ed i disonesti, di qualsiasi nazionalità, compresa la nostra, puniti in tempi rapidi, con una pena effettiva e non con i domiciliari ed i successivi condoni; poi ci si potrà accordare a livello comunitario se la pena dei non residenti, debba essere scontata da noi o nel paese d’origine (è solo un problema legislativo ed organizzativo), ma l’importante è il rispetto della legalità e della giustizia  nonché la creazione di un’Europa democratica che consenta l’evoluzione della personalità individuale dei suoi aderenti.
Logicamente nel breve periodo ci saranno ancora tensioni, dovute ai ritardi economici ed evolutivi di alcuni Stati che stanno però rapidamente recuperando.
Lo scopo dell’Europa è infatti questo; portare poco a poco allo stesso livello economico, civile e culturale i diversi popoli che la compongano, in modo da generare pace e prosperità invece delle sanguinose guerre prodotte dal secolo scorso.
Smettiamola quindi di vedere il nemico solo all’esterno di noi stessi, perché è solamente un alibi per non rimuovere i nostri difetti che ci stanno portando  a gran velocità verso la rovina, se non ne prendiamo tempestivamente coscienza e cambiamo veramente registro.

Fredy SALOMONE