Per quasi tre secoli è stato dimenticato nonostante la sua mole di opere, la sua qualità artistica e l'importanza dei ruoli assunti. Solo il Fiorimo, l'Eitner, l'Abbiati e il canonico de Silvestris lo hanno citato nelle loro raccolte ed enciclopedie del XVII e XVIII secolo.
Giuseppe Tricarico nacque a Gallipoli da una famiglia tra le più ricche e nobili della città da Francesco Tricarico e Petronilla Venneri il 25 giugno del 1623. Non ci è giunta nessuna notizia della sua infanzia. Probabilmente imparò a cantare nel Duomo di Gallipoli guidato da qualche prete organista. Il suo stile e certi atteggiamenti fonici sono chiaramente nello stile della scuola napoletana facendo ritenere che abbia studiato in uno dei conservatori della città partenopea anche se non ci sono prove certe. Dopo gli studi comincia a viaggiare: nel 1649 era già membro dell'Accademia di Roma come risulta dal frontespizio dei suoi "Concentus Ecclesiastici" editi a Roma in quell'anno da Ludovico Grignano e dedicati a D.Carlo del Greco Duca di Montenero: "Concentus ecclesiastici duarum, trium et quatuor vocum. Auctore Josepho Tricarico a civitate Gallipolis Romae in Academiis experto". L'allontanarsi dall'ambiente napoletano e il venire a contatto direttamente col mondo musicale romano e, tramite questo, con quello veneziano, lo spinge presto a cimentarsi contemporaneamente nella nuova forma del melodramma che la scuola napoletana prima del 1651 ancora non conosceva. Visse a Roma tra il 1640 e i primi anni cinquanta dove produsse molta musica sacra (quasi tutta scomparsa).
Nel 1654 divenne Maestro di cappella nell'Accedemia dello Spirito Santo di Ferrara come risulta dal libretto della sua prima opera lirica, L'Endimione, ma dopo due anni si trasferì a Vienna come maestro di cappella dell'imperatrice Eleonora e fu uno dei primi a portare la musica italiana ed a influire con questa sul gusto e sulla cultura di quel paese. Sembra che egli si fosse rifugiato in Austria scappando da Ferrara, col fratello Antonio, un cantante che chiese a sua volta di far parte dell'orchestra imperiale nel 1656, ma entrò in organico solo più tardi. Entrambi i fratelli Tricarico servirono la corte di Vienna fino al 1663, quando il posto di Giuseppe fu preso dal compositore veneto Pietro Andrea Ziani. Non sono chiari i motivi di questa sostituzione, ma sembra che Tricarico avesse scelto di tornare nella natia Gallipoli, dove infatti lo troviamo come maestro di musica per tutto il resto della sua vita, caso unico nella lunga schiera di musicisti pugliesi emigrati che non fecero più ritorno nella loro terra. Una dedica di cinque cantate conservate nella Biblioteca Nazionale di Torino così cita: "Augusta Maestà la magnanima grandezza di V.a M.tà che per lo spatio di anni cinque ha benignamente gradito la mia debole servitù in questa sua Imperial Cappella mi ha inanimato a consacrare al Suo Glorioso nome queste mie povere fatiche non con altra ambitione che di rendere visibile alla Maestà Vostra la mia immutabile risolutione di voler unicamente vivere Di Vostra Maestà. Humilissimo e fedelissimo servo Giuseppe Tricarico".
Con gli onori della corte viennese arriva anche il denaro che viene trasmesso a Gallipoli al fratello maggiore, il Rev. don Giovanni Angelo, tesoriere della Cattedrale. Questi lo impiega in migliorie alla casa e ai beni paterni ereditati nel feudo di Rodogallo e poi compra numerosi stabili, fabbriche, terreni, masserie, uliveti, vigneti e giardini come risulta dall'archivio di Stato di Lecce, Notar Sgura anni: 1651, 1656, 1659, 1660, 1662. Giuseppe, Antonio e don Giovanni Angelo avevano due sorelle: Lucrezia, monaca "vizzoca" e Antonia, sposata nel 1658 con Giuseppe Capano. Nel 1665, finito il turbinio dei loro viaggi, i due fratelli Giuseppe e Antonio contraggono matrimonio. Giuseppe sposa Anna Maria Morrea e Antonio, Barbara Stradiotti.
Dal 1669 al 1680 il nome di Giuseppe Tricarico non compare più in nessun documento ancora esistente, questo silenzio fa supporre che egli si sia ancora assentato da Gallipoli. La notizia della sua opera "Edmiro creduto Uranio" su libretto del poeta Partenio Russo eseguita al teatro S. Bartolomeo di Napoli nel 1670, avvalora questa tesi poiché l'autore dovette essere presente e sedere, per le prime tre sere, al cembalo così come voleva l'uso del tempo. Nel 1680 lo ritroviamo a Gallipoli amministratore del figlio Clerico Francesco. Il 14 novembre 1697 a settantacinque anni Giuseppe Tricarico muore lasciando sei figli, tre maschi e tre femmine. Nel libro dei morti che si conserva nel Duomo di Gallipoli così si legge: "Nell'anno del Signore Milleseicentonovantasette a dì quattordici di novembre Giuseppe Tricarico di Gallipoli di anni settanta cinque in circa rendè l'anima a Dio... fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi... ".Dopo la morte i suoi figli e quelli di Antonio, continueranno, nel nome dei rispettivi padri, la tradizione musicale in Gallipoli aprendo due scuole musicali che, a somiglianza dei conservatori napoletani, saranno centri musicali in quel Salento che vanta tra i suoi figli migliori musicisti della statura di Nicola Zaccaria, Francesco Antonio Baseo, Nicola Fago, Giovanni Paisiello, Leonardo Leo e numerosi altri.
Le composizioni di Giuseppe Tricarico giunte fino a noi (coprono il periodo che va dal 1649 al 1670) sono sufficienti a dirci quale statura artistica e culturale abbia questo maestro salentino oggi ignorato. Di lui esistono diciassette "Cantate a voce sola" a Torino; numerose "Arie", "Cantate" ed un "Duetto" a Napoli; musica liturgica a Napoli, a Bologna ed a Vienna; una "Sacra rappresentazione" a Napoli ed una a Vienna, tutte manoscritte; oltre "Madrigali" e altra musica liturgica a stampa. Tra i manoscritti, i soli che sembrano autografi sono quello delle "Cantate" di Torino e quello della "Sacra rappresentazione" di Vienna; gli altri sono evidenti copie dell'epoca o di periodo posteriore, come una copia limitata ad alcune parti della "Sacra rappresentazione" di Vienna fatta da Simon Molitor all'inizio del Secolo XIX.
Il Tricarico è uno dei pionieri della Cantata intesa come composizione da camera ad una voce con l'alternarsi di recitativi e di arie di vario andamento. La parola "Cantata" (che significò pezzo da cantare, come "Sonata" pezzo da suonare), appare per la prima volta in Italia nel 1600 ed insieme a lui i primi a trattare questa forma e a svilupparla sono Jacopo Peri, Giulio Caccini, Giacomo Carissimi, Luigi Rossi e Francesco Provenzale con il quale si riscontrano eccezionali similitudini stilistiche. Una nuova pratica del "Basso continuo", una concezione della forma più libera e fantasiosa, l'uso frequente del "Ritornello", l'uso di intervalli dissonanti e tritoni in passaggi armonici al basso ed inoltre, in alcuni madrigali, un allontanamento dall'eterno diatonismo mediante le progressioni cromatiche anticipano di almeno cinquant’anni la prassi della scuola napoletana che conoscerà successivamente con Scarlatti, Leonardo Leo e Giovanni Battista Pergolesi.
La celebrità raggiunta presso la Corte Imperiale è ben meritata e Giuseppe Tricarico è da collocare tra i buoni esponenti della scuola musicale napoletana: la sua voce è possente, la sua tecnica è buona, non poche pagine sono veramente toccanti, ma non è il primo come un Gesualdo, uno Zarlino, un Palestrina, ne l'ultimo come un Leo, un Paisiello, un Cimarosa che chiudono genialmente quel periodo storico.
Quello che a noi conta, ed è di particolare interesse per Gallipoli ed il Salento, è che un figlio di questa terra, un secolo prima di Leonardo Leo, ha portato con successo la sua musica nel mondo e con le proprie forze ha creato - cosa finora insospettata - una buona scuola musicale, meno fortunata, è vero, delle contemporanee scuole dei conservatori napoletani, ma che pur merita il suo posto nella storia della cultura.
I manoscritti di Giuseppe Tricarico sono conservati presso la Biblioteca Nazionale di Torino, Biblioteca del Conservatorio di Musica S.Pietro a Majella di Napoli, Biblioteca Comunale "G.B.Martini" annessa al conservatorio di musica di Bologna, Osterreichisch Nationalbibliothek ~ Vienna, Biblioteca governativa dei Gerolomini di Napoli.
Riferimenti Bibliografici:
H. Knaus: Die Musiker im Archivbestand des kaiserlichen Obersthofmeisteramtes (1637-1705), (Vienna, 1967)
H. Seifert: "Die Musiker der beiden Kaiserinnen Eleonora Gonzaga", Festschrift Othmar Wessely, ed. M. Angerer and
others (Tutzing, 1982), 527-54,esp. 551-2
H. Seifert: Die Oper am Wiener Kaiserhof im 17. Jahrhundert (Tutzing, 1985)
Paola Besutti:"La musica nelle fonti d'Archivio" (Roma 1994)
G.A. Pastore: "Giuseppe Tricarico da Gallipoli", Studi salentini, nos.5-6 (1958), 143-68; nos.7-8 (1959), 88-130
Enrico TRICARICO