Villa la Taverna

Nella seconda metà del settecento in Terra d’Otranto si registra un mutamento delle forme della dimora rurale con il tentativo di conciliare la Città e la campagna, stimolato questo dal messaggio di illustri economisti e grandi agronomi come il gallipolino Giovanni Presta che esaltavano il piacere di vivere in campagna.
Le testimonianze più significative del piacere di vivere in campagna le troviamo in territorio di Nardò, nella località ‘Cenate vecchie’ dove Diego Massa, detto ‘Didaco’, nel 1780 fece costruire ‘La Taverna’, …‘per curare i mali della sua vecchiaia’!
Nell’epigrafe il nobile proprietario terriero volle mettere in risalto le bellezze del sito compreso tra il mare, la campagna e la città, attraversato dall’ importante asse viario di antica ed attiva frequentazione che, sin dall’epoca romana, collegava Taranto con Gallipoli.

“AERIS ASPICE TAACTUM
PLANITIAE AEQUORA COLLIS
ALCINOIS HORTIS ACTUMA
PLURIS AERES”

(Attraverso l’aria tersa guarda
 al piano al mare al colle
 ed ha più timo che nei giardini di Alcino).

La Taverna  è una residenza rurale di grande pregio architettonico con una forma abitativa che si configura come una tipica dimora palazziata nella quale i locali a primo piano sono sempre destinati ad ospitare la famiglia del proprietario nei mesi estivi e durante il periodo dei raccolti.
 La plasticità degli elementi decorativi delle splendide facciate e la movimentata sagoma del muro di cinta sono i simboli del prestigio sociale di questo luogo di villeggiatura.
L’orientamento della facciata principale verso nord è giustificata dalla presenza della strada che portava da Taranto a Gallipoli, che proprio dove sorge la villa si caratterizzava per la presenza di una ‘Taverna’ a servizio dei viaggiatori, un luogo di sosta le cui strutture si possono individuare nell’ampio locale a tre navate attiguo alla villa, recentemente restaurato.
Realizzata nel 1780 dalla Famiglia Massa, il cui stemma campeggia sul portale d’ingresso, nel 1820 la Villa fu venduta dal Barone Giuseppe Massa ad Amodeo Manieri per 1.600 ducati.
Attualmente appartiene alla Famiglia Onorato.