Nella metà del XV secolo gli Albanesi furono costretti a lasciare il proprio paese in seguito all'invasione dei Turchi. Giorgio Castriota, detto SKANDERBERG, che combatté contro i Turchi, è considerato il maggiore eroe nazionale albanese. Strinse a Gaeta un giuramento di vassallaggio nei confronti del re di Napoli Alfonso V d’Aragona, in cambio di aiuti militari e viveri.
Il patto costituì così la base giuridica con cui può spiegarsi la successiva immigrazione e stanziamento degli Albanesi nell’Italia meridionale, dove si formarono vere e proprie colonie albanesi, tuttora presenti in Basilicata ed in Calabria, che continuano a parlare la lingua “arbereshe”.
Gli Albanesi, in gran parte contadini e pastori, furono ben accolti in tutta l’Italia meridionale, anche perché si dimostrarono persone molto tranquille e grandi lavoratori.
Nel Salento furono gli Albanesi ad innestare tutte le piante di ulivo che trovarono, sparse nelle campagne e cresciute spontaneamente.
Tutti quei meravigliosi ulivi, monumenti viventi, oggi ritenuti un vero tesoro per il Salento, sono risalenti a quel periodo; sono facilmente individuabili in quanto si ritrovano piantati non in fila ma in modo del tutto disordinato.
La costituzione di comunità albanesi in Italia meridionale non è avvenuta d’un colpo, ma è il risultato di un lungo e tormentato processo che comprende passaggi senza stanziamento attraverso centri diversi, rapido insorgere e rapido deperire di agglomerati provvisori.
La più importante migrazione risale agli anni 1461-1470, quando Giorgio Castriota Scanderberg, principe di Krujia, inviò un corpo di spedizione di circa 5.000 albanesi, guidati dal nipote Coiro Stresio in aiuto a Ferrante I d’Aragona, nella lotta contro Giovanni d’Angiò.
Coiro Stresio sgominò, il 18 agosto 1461, al Lago di Sangue, posta tra i comuni di Greci, Corsara di Puglia e Troia, le truppe partigiane di Giovanni d’Angiò guidate da Piccinino. Per i servizi resi fu concesso ai soldati ed alle loro famiglie di stanziarsi in Puglia.
Dal 1463 al 1470 sorsero circa 25 comunità albanesi, di cui 12 nel Salento. L’emigrazione in Puglia continuò, a più riprese, nei secoli XVI e XVII.
Antonio ARDITO