FIDAPA: Separazione con addebito

Venne, una sera, nel mio studio, un signore molto distinto, dai lineamenti marcati, in giacca e cravatta. Era estate, e faceva molto caldo, nonostante l'imbrunire.
Buonasera – gli dissi, tendendogli la mano, allorché la segretaria lo introdusse nella mia stanza – in cosa posso esserle utile?
Buonasera, avvocato – mi rispose guardandomi negli occhi – voglio essere diretto e non farle perdere tempo in chiacchiere: mia moglie ha un altro. Intendo chiedere la separazione.
Capisco... e... ne ha già parlato con la signora, siete d'accordo, oppure ancora... ma si accomodi, prego – non sapevo come proseguire, non sapevo come indurre l'uomo a spiegarmi per bene la faccenda senza essere invadente.
Lei nega. Nega l'evidenza. Eppure, avvocato, io li ho visti, con questi occhi, come vedo lei, adesso, mi spiego?
Allora, mi perdoni, la signora non vuole separarsi? Perché, vede, è necessario che io capisca se ci può essere la possibilità di una separazione consensuale o se invece, lei vuol procedere ad una giudiziale; eventualmente, poi se ci sono gli estremi per chiederne l'addebito, ecco, dovrebbe spiegarmi per bene la situazione, anche se mi rendo conto della delicatezza..
Sono sicuro, avvocato, che mia moglie abbia sempre frequentato quest'uomo, sin dai primi tempi del nostro matrimonio, anche se non posso provare con certezza il momento e le occasioni in cui intrecciarono il loro... rapporto. Credo che in un primo tempo fossero semplici conoscenti. Ma da qualche mese, purtroppo, la loro relazione è di tutta evidenza. Amorosa, mi spiego? Mia moglie è cambiata. Si veste bene, si trucca con cura, è dimagrita, è spesso allegra, come mai prima d'ora. Ella canta, va in palestra, e poi, sa cosa fa? Esce con lui! Capisce avvocato, esce con lui, osa fare questo alla luce del sole, senza preoccuparsi di me, senza rispettarmi. Senza curarsi di suo marito! È inammissibile! È una situazione che deve finire! Non lo posso tollerare!
La fronte dell'uomo, bianca e tirata, senza rughe e senza imperfezioni, trasudava l'ira e l'amarezza delle sue parole, ma nessun altro segno visibile, né la gestualità delle mani, che teneva intrecciate in grembo, né il tono della voce, abbastanza moderato, si accordava alla circostanza.
Così – proseguiva il mio distinto cliente – sono ben determinato a non farmi prendere per i fondelli. Dica lei, avvocato, qual è il da farsi.
Tacque, composto, elegante, impenetrabile.
Sì, certo. Mi scusi però, non è affar mio, ma lei, è sicuro di voler separarsi da sua moglie? Ne ha parlato con lei? È mio dovere, tentare, per quanto è possibile, di farle rendere conto dell'importanza di avviare una pratica di separazione personale, nonché di farle assumere consapevolezza...
Avvocato, sono pienamente consapevole.
Eppure non riuscivo a tacere, non riuscivo a capire le sue reali intenzioni.
Mi scusi ancora, mi faccia finire. Nella mia esperienza professionale ne ho viste di tutti i colori, coppie che si separavano, giurandosi odio eterno e riducendosi reciprocamente sul lastrico, per poi tornare indietro e rimettersi insieme all'indomani della sentenza di divorzio; mogli tradite cento volte così incapaci di immaginarsi sole in questa vita, che si opponevano alla separazione; mariti talmente abituati a trovare il piatto in tavola, pranzo e cena, da pregare e supplicare la propria moglie di ritornare a casa. Perché, vede, sull'onda della rabbia siamo tutti determinati e intransigenti, ma poi quando c'è il sentimento, o la passione, o chissà che, beh, poi, quando ci si ripensa, quando ci si parla, tante cose si chiariscono, non è escluso, anzi, direi che è la regola, che.. si torna indietro, si ritrova l'accordo.
E quindi? - secco, quasi meravigliato.
E quindi, potrebbe essere il suo caso. Potrebbe scoprire che colui che ritiene essere l'amante di sua moglie, in realtà sia un amico. Oppure che lei esce non con un uomo, ma con un'amica.
No, lo escludo. Li ho visti dalla finestra, quasi tutte le sere, quando lui viene a prenderla. Li ho seguiti al ristorante, al cinema, a teatro. Li ho seguiti al mare, uno dei tanti fine settimana che lei passa con lui.
Ma come! Allora il discorso è diverso, lo ammetto! E non ha mai affrontato il discorso, con sua moglie?
No, con lei no. Ma con lui, sì. Ci sono state aspre discussioni.
Addirittura! Non sarete passati alle vie brevi, voglio sperare! Non ci saranno delle querele pendenti, mi auguro!
No, no, avvocato, per chi mi ha preso? Non mi sporco certo le mani con uno smidollato come lui. Non gli ho mai torto un capello, perché lo trovo un debole, un piagnucoloso, una femminuccia. Non capisco come abbia fatto mia moglie, dopo che è stata con me, a invaghirsi di lui. Vede come sono le donne? Mai fidarsi.
Dunque, cosa le ha detto questo signore?
Baggianate. Ha detto di essere innamorato di mia moglie, di volerla amare tutta la vita, cose così, da perfetto idiota.
Capisco. Non voglio essere invadente e non le farò altre domande, se non quelle strettamente necessarie per far bene il mio lavoro.
Gliene sarei grato, avvocato. Anche se, non le nego, tutta questa vicenda mi riempie di amarezza. Mi sento tradito, umiliato. Non c'è giorno che mia moglie non mi faccia pesare la mia presenza, sempre più rara, in verità, visto il poco tempo che passo in casa. Mi dice che sono vecchio, che sono superato, che non c'è motivo che io rimanga lì. Dice che sono pesante e noioso. Eppure le ho dato tanto, mi creda. Non le ho mai fatto mancare niente.
L'uomo fissava il piano della scrivania, lucido, di legno scuro come i suoi occhi; lo lasciavo parlare, per dargli modo di sfogarsi; sembrava stesse parlando a se stesso, o ad una moglie silenziosa e sorda.
Pensi che una volta tirai un pugno ad un tizio che fece un apprezzamento su di lei, che ancheggiava con le buste della spesa venendo verso la macchina dove la aspettavo, a motore acceso. Scesi dalla macchina e tirai un bel diritto a quello screanzato che si era permesso quei modi nei confronti di mia moglie, dinanzi a me!
È spiacevole, sì; però può succedere, via, forse esagerò un po', quella volta.
Lo disse anche mia moglie; invece di essere contenta, mi rimproverava di prendermi troppo sul serio, di essere troppo duro, di esasperarla. Disse che si vergognava di me, anche davanti alle sue amiche, perché, dice lei, non ho il senso dell'umorismo, e qualsiasi battuta mi può irritare.
Beh, ci possono essere battute irritanti, la capisco, però quando si scherza...
Ecco, vede, avvocato, lei già si sforza di capirmi. Mia moglie, invece, sostiene che io non sappia cosa sia l'ironia; ma io so benissimo cos'è l'ironia, è che non mi piace, semplicemente; visto che è solo il modo migliore per dire tutte le cattiverie che si pensano restando impuniti.
Ma no, via, non sia così drastico, l'ironia è per sdrammatizzare i difetti, per riderci su, invece di prendersela. Può essere il modo migliore per non litigare, perché in fondo, essere autoironici significa ammettere le proprie imperfezioni e quindi, implicitamente, dare ragione all'altro.
Lo dice anche mia moglie, che mi rimprovera di essere talmente polemico da non dormire la notte se non ho l'ultima parola su tutto.
Stavo diventando femminista, o il mio cliente giocava a fare la vittima? Sembrava dimostrare, nei discorsi che faceva, di avere perfettamente consapevolezza di cosa avesse scontentato la donna, e, di conseguenza, di aver fatto fallire un matrimonio, rendendosi intollerabile per la moglie, tanto da gettarla nelle braccia di un altro. Mentre così pensavo, quel signore tutto d'un pezzo continuava il suo racconto.
Tuttavia, io non rimprovero mia moglie; non le porto rancore, non mi meraviglia quello che ha fatto. La mia vera delusione è lui. Perché vede, caro avvocato, lei, la donna intendo, in fondo non cerca che questo: quando trova un uomo con cui intraprendere una relazione, seria, duratura, cerca di ritagliarsi il suo spazio, cerca di allargare le maglie, per essere libera, quanto più può, di esprimere la propria personalità. È un lavoro lento, costante, irreversibile. La donna, con la forza che possono avere le dita nello spostare un muro, allarga la sua prigione. Sta a noi evitare che butti giù il muro. Sta a noi rinforzare, puntellare, perché nemmeno la più piccola crepa mini il rapporto.
Questo ragionamento cominciava ad allarmarmi. Avevo forse a che fare con un  soggetto un po', come dire, anomalo? Maniaco? Uno psicopatico? Io? Nel mio tranquillo studio di provincia?
Lui invece, cos'ha fatto? Gliel'ha permesso, eccome se gliel'ha permesso! Anzi, si è messo ad aiutarla! È balzato al suo fianco, e ridendo, scherzando, ironizzando, armato di vanghe, pala, martello, e ogni sorta di arnese, ha sfondato tutti i muri! Sa cosa fa, quel vigliacco? Quando lei, mia moglie, è contrariata, gli fa qualche scenata di gelosia, o gli mette il muso se lui arriva due minuti in ritardo, o vai a sapere per quale assurdo e irrilevante motivo lei si incupisce, cosa fa lui? Le chiede scusa! Le regala una rosa rossa, o la porta a mangiare esotico, sapendo quello che può farle piacere. E li vedi, poi, a dirsi tenerezze, sorridendo inebetiti, tenendosi la mano, che si sciolgono nella brodaglia della pace ritrovata.
Cercai il modo per interrompere quello che stava diventando uno sfogo un po' troppo personale e un po' troppo extravagante dal motivo della visita.
Non so che dirle...certo deve essere difficile per lei..
Certo che è difficile per me! - mi interruppe a sua volta - È umiliante vederlo strisciare ai suoi piedi! Io non avrei mai fatto una cosa del genere! Non l'ho mai fatta! Gettare a questo modo discredito sul genere maschile! Un uomo è un uomo sempre! Anche se ha torto! E, comunque sia, con mia moglie, sicuramente tale possibilità non esiste!
Cioè ha sempre torto lei? - mi lasciai scappare, per essere sicuro che stesse ormai vaneggiando.
Esattamente! Proprio così!
Sospirai. Non sarebbe stato facile difendere quell'uomo irragionevole nella causa di separazione. Ero tentato di rifiutare il mandato. In ogni caso, si era fatta l'ora di concludere il colloquio.
Sono spiacente, ma chiacchierando con lei non ho visto passare il tempo e solo adesso mi rammento di un appuntamento per il quale sono costretto a rinviare ad altra data il seguito del nostro colloquio. Dobbiamo dunque stringere, se non le spiace. Può dirmi, intanto, le generalità di sua moglie, per un eventuale incontro anche con la signora? Occorrerà scriverle, ad ogni modo, non pensa?
Certamente. Ma io vorrei convocare anche lui.
Lui? Ma no, assolutamente non mi pare il caso!
Invece sì, avvocato. Voglio delle spiegazioni formali. È tutta colpa sua. Io voglio la separazione con addebito della colpa. Voglio che la separazione sia addebitata a lui.
Ma cosa dice? Non esiste, nel nostro ordinamento, un provvedimento che addebiti la separazione ad un terzo! La colpa è, eventualmente, ravvisabile nella condotta di uno dei due coniugi!
In questo caso, invece, la colpa è del signor Maurizio Brenta. Mi creda, lo so bene.
È il nome dell'uomo che frequenta sua moglie? - mi accorsi, in quell'istante, che non sapevo il nome del mio cliente.
Sì, proprio lui. Maurizio Brenta.
Mentre lei, è il signor..?
Sono il suo Orgoglio. Molto lieto – disse, tendendomi la mano.


Caterina STASI