Il periodo storico che stiamo vivendo dovrebbe essere il più impegnato ed opportuno per una indagine conoscitiva sull’economia dualistica tra il Nord ed il Sud, per programmare, attraverso un attento esame delle necessità, una serie di percorsi virtuosi atti a realizzare interventi qualificativi che consentano al ‘Grande Salento’ il passaggio dallo ‘stato di crisi a quello dello sviluppo’.
Fino a quando si continuerà a sperperare il denaro pubblico in iniziative disorganizzate e di facciata la matrice distintiva della nostra situazione socio-economica sarà sempre quella dell’attuale sottosviluppo.
Bisogna invertire la tendenza negativa, molto diffusa, della ‘provvisorietà’ nell’utilizzo delle risorse disponibili per garantire le auspicabili ricadute positive,con il superamento del disagio.
Le testimonianze di opere iniziate e mai completate, le risultanze di strutture che non hanno adempiuto gli scopi primari per cui erano state progettate, le contraddizioni poste in essere estranee alla vocazione socio-culturale sono le principali caratteristiche del panorama salentino.
Il rispetto delle tradizioni deve essere coniugato con le aspirazioni verso un avvenire di grande progresso, per offrire alle giovani generazioni efficaci prospettive.
Una diversa responsabilità morale deve essere patrimonio comune degli Amministratori, per valorizzare con efficienza di servizio l’azione della gestione delle Comunità.
Una migliore espressione delle competenze e dei talenti presenti sul territorio aiuteranno ad uscire dal tunnel degli indici sociali negativi in favore di uno sviluppo qualificato che superi lo stato d’individualismo esasperato con un sistema altamente competitivo.
Se queste sono le necessità per la costruzione dell’immagine nuova di un ‘Grande Salento’ più dinamico e progredito, inserito in un quadro di grandi collegamenti, salvaguardando gli esistenti valori storici ed ambientali, è d’obbligo esaminare le scelte più opportune, qualificando la spesa ed aumentando la redditività.
Bisogna evitare di ripetere le incongrue decisioni che hanno determinato il permanere degli squilibri rispetto alle regioni più progredite del Paese.
In costanza delle riforme strutturali come il Federalismo, che delegherà le responsabilità gestionali alle Rappresentanze del territorio, non sarà consentito l’utilizzo delle risorse pubbliche per quelle iniziative che non qualificano il tessuto con nuovi traguardi di espansione economica.
L’esempio più appariscente della mancanza di risultati in una iniziativa di qualificazione del territorio è stata quella prodotta a Gallipoli , con la costruzione di una moderna struttura da adibire a ’ Mercato generale della Pesca ’ senza aver coordinato tutto il piano di settore, con un sistema integrato di collegamenti e di utilizzi, per dare risposte nuove e più razionali rispetto al passato.
Si è proceduto alla costruzione dell’ultimo anello della filiera prima della realizzazione del più importante centro d’interesse, il ‘Porto peschereccio’ ,del quale ancora oggi, a distanza di anni, si discute addirittura dove ubicarlo: non si sa se sarà collocato a nord-est o a sud-ovest., con il risultato che le cospicue risorse europee destinate allo sviluppo di un settore vitale dell’economia salentina , qual è quello della Pesca, sono state utilizzate per creare una Stazione di servizio per gli autobus di linea.
Il danno maggiore è che si continua ad operare con quella spocchiosa superficialità senza un ponderato esame delle risultanze che si prevede di conseguire dall’intervento programmato. Altro caso clamoroso, a Gallipoli, è quello relativo alla riqualificazione dell’edificio, di fine Ottocento, del ‘Mercato addossato al Castello’. Un progetto tanto inutile e costoso che si ha paura di discutere in seduta pubblica nell’Assemblea civica nonostante si tratti di un intervento strutturale per la‘Bella Città’.
Quel complesso fu realizzato per sanare le emergenze igieniche del vecchio abitato, ed anche se si trattava di necessità urgenti per la salvaguardia della salute pubblica, determinò la protesta dei benpensanti gallipolini perchè deturpava l’immagine del Castello angioino con la fine dello storico fossato e la creazione del sipario che vietò la vista del Castello dal ‘centro storico’. Quando alcuni anni addietro la Regione Puglia deliberò la concessione di Fondi regionali per il recupero della memoria storica, chiedendo le idee progettuali da attuare, gli Amministratori di Gallipoli scelsero in gran segreto di poter utilizzare quelle immense risorse, circa otto miliardi di vecchie lire, per far sorgere nell’edificio del ‘Mercato addossato al Castello’ un ‘Museo della Pietra’, come se la nostra città fosse la meta di attrazione particolare del famoso carparo o della ‘pietra leccese’.
Il fatto che più sconcerta è che, pur essendo coscienti dell’inutilità dell’opera per la qualificazione del territorio e dell’offerta storico turistica, non si procede ad una variante in corso d’opera per addivenire alla valorizzazione del Castello con il suo restauro, il ripristino del fossato e la salvaguardia del Frontone del Mercato, testimonianza di quell’edificio tanto criticato.
In tal modo si eviterebbe la prevedibile difficoltà gestionale dei locali di proprietà pubblica che si creeranno, in concorrenza sleale nel contesto oltremodo caotico di piazza Imbriani, a danno delle iniziative private già esistenti e funzionanti, senza apportare alcun beneficio per l’intera Comunità.
I tempi di crisi che caratterizzano la realtà contemporanea non sono riusciti ad offrire alcun serio ripensamento alla irrazionale decisione di acquisire in proprietà comunale il rinomato ’Caffè dello Sport’ , sperperando circa un miliardo di vecchie lire dei fondi pubblici, per demolirlo e poi ricostruirlo in un locale adiacente all’angolo, riducendo sensibilmente l’attrattiva sociale che quel caffè aveva svolto per tanti anni qualificando il centro della piazza antistante.
Sono liberalità che nessun saggio Amministratore pubblico ha il diritto di porre in essere, e non solo negli attuali difficili periodi, perchè si può agire in tal maniera solo per tornaconto privato utilizzando i propri mezzi economici e finanziari.
La società gallipolina sta subendo questa grave prepotenza e non si vede nell’immediato una ragionevole presa di coscienza da parte della Rappresentanza comunale.
Recentemente nella Biblioteca Provinciale di Lecce è stata presentata una nuova edizione del libro di Ettore Vernole: ‘Il Castello di Gallipoli’. L’occasione è stata propizia per gli illustri relatori per sollecitare la realtà culturale del ‘Grande Salento’ ad intervenire in favore del grande Castello per qualificare l’intervento in atto e far terminare l’agonia dell’antico maniero angioino.
Date le risultanze negative conseguite dalla ’battaglia culturale’ portata avanti da sei anni dall’Associazione ‘ANXA’, riteniamo doveroso lanciare un grido di dolore per sensibilizzare le strutture amministrative e culturali del ‘Grande Salento’ ed in particolar modo la ‘Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia’ del cui silenzio non sappiamo dare spiegazione.
Se noi siamo nell’errore si abbia il coraggio di contestare pubblicamente le nostre idee e si espongano ai cittadini del ‘Grande Salento’ le ragioni per cui il ripristino dell’antico fossato e l’isolamento del Castello non possano essere realizzati con i fondi pubblici stanziati, come invece è avvenuto per gli altri Castelli di Puglia nell’ambito del Programma d’intervento regionale.
La ‘primavera tempestosa’ che di questi tempi ha caratterizzato di frequente le giornate salentine certamente volgerà al bello e la temperie culturale negativa che interessa la ‘Bella Città’ passerà in fretta, regalando contributi di pensiero e di azione che qualificheranno in maniera positiva la vita sociale, garantendo percorsi idonei per uscire dalla crisi del sottosviluppo ed offrire sul mercato del progresso le tante risorse del nostro territorio.
Luigi GIUNGATO