Con legge del 21 agosto 1862 n. 793, le Camere autorizzarono il Governo
ad alienare i beni demaniali che non erano destinali ad uso pubblico o
richiesti per pubblici servizi e pertanto, in dipendenza di tali
disposizioni legislative, furono poste in vendita le mura di cinta
della città di Gallipoli, ad esclusione del Castello.
In ossequio a tale legge, fu dato incarico all'Ufficio del Genio Civile
della Provincia di Terra d'Otranto onde procedere alla stima delle
fortificazioni poste in vendita e con verbale di valutazione del 20
aprile 1870 fu indicata la somma di L. 8.220; quindi, con avviso d'asta
del 30 settembre 1878 n. 66, il Ministro delle Finanze le mise in
vendita al miglior offerente.
La città di Gallipoli, naturalmente, tramite i suoi rappresentanti si
lamentò per non essere stata avvisata prima della vendita delle for
tificazioni, in quanto avrebbe voluto acquistare quelle opere,
certamente di notevole importanza storica e di interesse culturale per
tutta la cit
tadinanza, ad un prezzo inferiore a quello di stima, dal momento che
nel 1877 aveva anche provveduto al restauro, con la spesa di L. 5.000,
di alcune parti della cinta bastionata che erano pericolanti e
precisamente del fortino di S. Francesco d'Assisi.
In seguito a tali lagnanze, l'Intendenza di Finanza di Lecce, con nota
del 26 marzo 1878 n. 13034, partecipò al Municipio di Gallipoli che il
Ministero delle Finanze aveva deciso di vendere alla città le
fortificazioni ad un prezzo inferiore a quello di stima.
Sollecitato da tale notizia, l'allora Sindaco della città, Michele
Perrin, provvide immediatamente a convocare il Consiglio comunale per
discutere la questione. Ed ecco che il 29 marzo 1878, nella sala
consiliare del Palazzo di Città, sotto la presidenza del Sindaco ed
alla presenza dei Consiglieri Pasquale Riggio, Francesco Franco,
Vincenzo Gallo, Gustavo Consiglio, Marino Pedone, Nicola Rossi,
Giuseppe d'Elia e Giacomo Papaleo, il Consiglio comunale, riunito in
sessione ordinaria, deliberò all'unanimità di dare mandato alla Giunta
municipale ad interessarsi ed a seguire la pratica, pregando il Sindaco
di recarsi di persona a Lecce, presso PIntendanza di Finanza, per
trattare il prezzo e le modalità di acquisto.
Iniziarono così le trattative tra il Comune di Gallipoli ed il Demanio.
L'Intendanza di Finanza di Lecce, nel frattempo, provvide ad informare
il Ministro che tempestivamente sospese l'asta e ordinò che fossero
aperte le trattative private con la città di Gallipoli.
Il Ministro del Tesoro, dal canto suo, autorizzò, con documento del 24
ottobre 1878 n. 148545/25345 - Divisione seconda, la vendita delle mura
di cinta della città di Gallipoli a favore della stessa, pregando nel
contempo la Prefettura della Provincia di Terra d'Otranto di accelerare
i tempi nella conclusione dell'affare.
Dopo vari incontri e colloqui fra i rappresentanti delle opposte parti,
il Sotto-Prefetto, in data 8 novembre 1878, comunicò al Municipio che
l'Amministrazione Demaniale era d'accordo a vendere alla città di
Gallipoli la cinta bastionata al prezzo di stima di L. 6.420, indicato
dall'Ufficio del Genio Civile della Provincia di Terra d'Otranto in una
sua nuova perizia del 16 agosto 1878 n. 1170, facendo presente che da
tale prezzo, in caso d'acquisto, sarebbero state detratte le cinquemila
lire che l'Amministrazione comunale aveva spese per il restauro del
fortino di San Francesco d'Assisi e che pertanto l'affare si sarebbe
potuto concludere col versamento della differenza a saldo della stima.
Altra condizione fu quella che il Demanio sarebbe stato esonerato da
qualsiasi altro obbligo di riparazioni od altro che fosse occorso ai
fabbricati.
A questo punto, dietro deliberazione della Giunta Municipale del 5
Novembre 1878, il Sindaco Perrin convocò in seduta straordinaria, per
il 13 novembre 1878, il Consiglio comunale, che, dopo essere stato
messo al corrente di tutto ciò che era avvenuto in sede di trattative,
deliberò all'unanimità di facoltare la Giunta Municipale all'acquisto
della cinta bastionata per un prezzo non superiore a L. 1.500, avendo
già poweduto ad anticipare, per conto del Demanio, la somma di L. 5.000
per il restauro del fortino di San Francesco d'Assisi.
Ed ecco che, finalmente, il 1° aprile del 1879, in Gallipoli, in una
delle sale del Palazzo Comunale, con rogito del Notaio di Gallipoli
Domenico Mazzarella ed alla presenza dei testimoni Gregorio Consiglio e
Nicola Senape, la città di Gallipoli, rappresentata dal Sindaco pro
tempore Michele Perrin, e PAmministrazione Demaniale, rappresentata dal
Ricevitore del Registro Achille Ferrari, stipularono l'atto di
compravendita della cinta bastionata per il prezzo di L. 1.500.
Dalla lettura del rogito notarile risultano essere stati trasferiti
alla città di Gallipoli i seguenti fabbricati, dei quali traccio anche
un breve profilo storico:
1) II Torrione trapezoidale posto nei pressi della Chiesa di San
Francesco di Paola.
Questo torrione nei tempi passati era chiamato " Torre del Serpente,
ma, dopo la costruzione nei suoi pressi della Chiesa di San Francesco
di Paola, con l'annesso convento dei Padri Paolottì, gli fu mutato il
nome e fu chiamato " Torre di San Francesco di Paola " come ancora oggi
si noma.
La sua funzione, come afferma il Vernole, fu sempre secondaria e
fungeva da " vedetta e fiancheggiamento al fortino di San Giorgio,
perché quel sito era inadatto agli attacchi ".
2) Il Fortino di San Giorgio, la cui denominazione deriva da una
antica- chiesetta, dedicata al Santo, esistente in quel luogo, ora
distrutta.
Rappresentò nel passato una delle più importanti postazioni difensive
della città. Di remotissima costruzione, il torrione, di forma
circolare, si affaccia sul nuovo porto e domina vasta parte del golfo
di Gallipoli.
3) II Fortino di San Benedetto, anch'esso di forma circolare ed importante caposaldo per la difesa della città.
4) II Torrione di San Guglielmo, detto anche delle Ghizzene o della
Purità, situato nei pressi della Chiesa della Madonna della Purità.
Questo torrione ha origini remotissime e nei secoli passati ebbe
un'importanza novevole.
5) II Forte di San Francesco d'Assisi, il più importante della
cinta bastionata, situato di fronte all'antichissima Chiesa di San
Francesco d'Assisi con l'annesso convento.
Costruito in epoche remotissime, fu, nei secoli passati, molte
volte restaurato, in quanto, per la'sua posizione, era soggetto a tutte
le intemperie atmosferiche e marine. Nel 1684, oltre ad essere
restaurato, fu anche ampliato e per la sua maestosità gli furono
apposte le armi della Casa Regnate ed all'interno fu installata una
statua raffigurante San Fausto, uno dei protettori della città, con una
lapide, ora distrutta, che così diceva:
AD HOSTES ARCENDOS FLUCTUSQUE BIMARES INFRINGENDOS
NATIVAE FORTITUDINI
SEPMERQUE FIDIS CIVIUM PECTORIBUS
POST MOENIA REPARATA
TURRIUM QUOQUE
ET MAJORIS HUIUS PROPUGNACELI
FAUSTO NOMINE ADIECTA
PERFECTAQUE INSTAURATIO
EXCELLENTISSIMI DOMINI D. GASPARIS DE HARO ,
CARPIENSUM MARCHIONIS
REGNI PROREGIS IUSSU
MAGNIFICO D. PETRO MONTOYA
EQUITUM DUCE PRAETORE
ANNO DOMINI MDCLXXXIV3
(Per
respingere i nemici e per infrangere i flutti dei due mari, alla nativa
forza e ai petti sempre fidati dei cittadini, dopo la ri
parazione delle mura fu aggiunto e portato a termine il restauro delle
torri e di questo ancor più valido baluardo dedicato a Fausto, per
ordine del Vice-Re del Regno, eccellentissimo D. Gaspare de Haro,
Marchese dei Carpiensi, essendo duce dei cavalieri il Pretore magnifico
D. Pietro Montoya nell'anno del Signore 1864).
La tradizione vuole che questa Chiesa sia stata costruita per volontà
del Santo nel secolo XIII, quando sbarcò nel Salente al ritorno dalla
Terra Santa.
Accanto a questa fortezza vi era un'antichissima Chiesetta dedicata a
Santa Maria del Cassopo * che fu distrutta, insieme a quasi tutta la
costruzione fortificata, nel 1819.
6) La Torre del Ceraro, di forma pentagonale, così chiamata perché
nel 1755 era frequentata da coloro che lavoravano la cera. In passato
era anche chiamata " Torre del Governatore " o " Giardino del
Governatore ", in quanto fu abbellita con piante e fiori a mò di
giardino dal Governatore D. Antonio Siropoli.
7) II Baluardo di San Domenico o del Rosario, anch'esso di forma
pentagonale, così chiamato per la vicina Chiesa di San Domenico o del
Rosario con l'annesso convento dei Domenicani. Il Ravenna 5 ci fa
sapere che anticamente era chiamato " Baluardo di Santa Maria delle
Servine " per un antico monastero basiliano esistente nelle vicinanze;
poi gli fu mutato il nome e fu denominato " Torre degli Arsi ", perché
il 5 maggio 1595, a causa di un incendio divampato in una fabbrica di
polvere da sparo sottostante questo baluardo, perirono, arse vive,
tredici persone.
Annessa a questo baluardo vi era la " Torre del Fosso ", usata
come lazzaretto e cioè come luogo di isolamento e quarantena;
" Fino al Cinquecento, al sommo dello sperone occidentale dei bastioni
turriti di Gallipoli, era la Chiesetta della Madonna del Cassopo eretta
in epoca Bizantina presso il demolito Tempio pagano del Pantheon: se ne
conserva ancora la vetusta immagine Bizantina, e quel nome di Cassopo
ricorda il nome Bizantino della rada di Corfu e i traffici di Gallipoli
con l'Oriente. Lo Storico Micetti nel suo ms. narra di una antica
pergamena greca, da lui trasunta in latino e che in italiano suona
così: " Chiunque voleva conoscere se il fratello o il figlio o il
marito fosse captivo o in mano dei pirati saraceni, o fosse vivo o
morto, o se tornasse o no, o se fosse sano o infermo, veniva alla
predetta Chiesa della Vergine di Cassopo, da cui si apriva l'adito ad
un delubro vetustissimo; ivi, appena giunto alla più remota parte,
trovava un gradino sul quale saliva guardando l'immagine della Madonna,
e sette volte rivolgeva orazione a Cristo, senza proferir parola o far
moto di labbra, ma con grande intensità di pensiero; ciò fatto si
affacciava tosto per una finestra al mare, e ad alta voce chiedeva
intorno (et alte vociferabat per-cuntando) se di morte, se di vita, se
di ritorno, come sopra è detto, e da Angeli o da demoni ricevete
risposta: è vivo, viene, non viene, è morto, sta bene, è malato; e tale
risposta non solo era intesa da colui che pregava ma anche da chi vi
fosse presente ..... ecc. " - E. vernole, II castello di Gallipoli,
Roma 1933, pp. 207-208.
Nel secolo scorso questa torre fu adibita a giardino pubblico esistito
fino al 1866.
8) La Muraglia di scirocco. " Questa muraglia è ben solida per la
sua grossezza, e guarentisce le abitazioni, che negli altri luoghi
dominano in altezza le mura, che le restano sottoposte, nell'atto che
qui sono occupate e nascoste dalla detta muraglia "
9) II Bastione di Santa Venerandia, o di Santa Venere, di forma
quadrilatera, così chiamato per il culto, molto acceso in Gallipoli, di
Santa Venerandia, o Santa Venere, o Santa Veronica. La Santa si
venerava in una Chiesetta basiliana intitolata alla stessa e sita fuori
le mura della città.
Questo bastione che anticamente era detto di San Basilio, oggi si
chiama anche " Baluardo delle Anime " per l'omonima Chiesa che è sita
di fronte.
La sua funzione nei secoli trascorsi fu quella di difendere la porta di
mare della città. Nel 1544 fu ampliato e rafforzato da Ferdi-nando
Loffredo, Marchese di Trevico e Preside della Provincia, e furono
apposte le seguenti iscrizioni:
JURE TUUM MIRANTUR OPUS HOMINESQUE DEIQUE FERNANDE AKMORUM GLORIA,
PACIS HONOR. (Tanto gli uomini quanto gli Dei di diritto ammirano la
tua opera, o Fernando, gloria delle armi ed onore della pace).
FERNANDI VIRTUS LOFFREDI MARTIA VIRTUS HAEC EXPUGNARI MOENIA POSSE
VETANT (II valore di Fernando Loffredo e il valore di Marte vietano che
questa fortezza possa essere espugnata).
La prima epigrafe era posta sotto un'immagine di Santa Veneranda e la
seconda sotto lo stemma araldico del Loffredo.
Oltre alle fortificazioni suelencate, la cinta bastionata della città
era composta anche da altre torri che, per k loro poca importanza, non
furono neanche menzionate nell'atto notarile di compravendita, e che,
per completezza, seguito a descrivere brevemente.
1) La Torre di San Luca, così chiamata per un'antica cappella, esistente in quel sito, dedicata al Santo.
Questa
piccola torre, che .si trova vicino al Castello, come dice il Vernole,
aveva la funzione di infastidire il nemico che attaccava il Castello.
2) La Torre di Sant'Agata o delle Saponere, situata vicino ad
alcune fabbriche di sapone (da qui deriva la sua denominazione). La sua
funzione era " sussidiaria e di fiancheggiamento al prossimo Baluardo
di San Francesco " 9.
3) La Torre di San Giuseppe o della Bombarda, situata quasi di
fronte alla Chiesa di San Giuseppe e poco distante dalla porta di terra
della città.
Di tutte queste opere militari oggi non è rimasto quasi nulla; la
mano devastatrice dell'uomo ha distrutto e cancellato ciò che era
gloria e vanto della città di Gallipoli, che per queste sue
fortificazioni era difficilmente espugnabile.
Dove erano posti i forti, i baluardi e le torri esistono oggi piazze o
palazzi e per fortuna sono rimaste ancora le alte mura della città con
le basi delle fortificazioni, che bene si possono ammirare solo
'circumnavigando l'isola ove è posta la città.
Per concludere mi piace riproporre un sonetto, riportato dal Vernole, e
composto in lode delle mura della città.
SONETTO DE DON SCIPIONE DELLI MONTI
IN LODE DEL SITO INESPUGNABILE
DELLA CITTA' DI GALLIPOLI
Con gran ragione ad Orlando io rassomiglio,
Gallipol mia che hai di Fedele il vanto,
la tua fortezza inespungabil tanto
ove mai non fiorì gallico giglio.
Perché, siccome di Milone il figlio
porta dell'armi il bel ferriglio manto
per ornamento armato dall'incanto
e mai del sangue suo non fu vermiglio,
Tal superbe Torri e l'alte Mura
si far solo per bellezza e leggiadrìa,
poiché col sito pria le fé natura,
e se l'abbatte giù l'artiglieria,
resta la balza di cotanta altura
che vane et inhutil fa la batteria.
Vitantonio Vinci