Non sappiamo con certezza dove fosse ubicato l'antico porto di Gallipoli,anche
se non si può parlare di un vero porto , perché nei secoli passati vi era una
insenatura ; solo nel ventesimo secolo si è provveduto a fornire la nostra
Città di un porto sicuro ed attrezzato.
Non disponiamo di adeguata
documentazione e le ipotesi sono diverse. Secondo alcuni era nella zona di
Levante, nel Seno del Canneto , dove è il porto peschereccio, secondo altri
doveva essere verso tramontana nella zona dove attualmente è il porto
mercantile. Di fondamentale importanza sarebbe inoltre sapere in quale zona
del promontorio sorgeva la Città che , pare , dovesse essere molto estesa.
Non tutti concordano sul fatto che fosse limitata a quella sullo scoglio
collegato con uno o due o quattro ponti alla terraferma. Certamente lo
scoglio-isola, in origine, doveva essere parte della terraferma e l'antica
Città doveva essere più ampia.
Non conoscendo le dimensioni di allora non è
facile supporre il luogo e la forma dell'antico porto. Giangiacomo Russo ( o
Rossi ) nella sua" Topographia Urbis Gallipolis" del secolo XVII dice che
a causa della corrosione marina la Città era stata ridotta ad isola, che molti
sono i resti che ai suoi tempi si potevano vedere: " . . ..in molti luoghi sia
in terra che in mare numerosi sono i segni visibili che provano che la Città
anticamente abbracciasse all'intorno tutti gli scogli adiacenti e per la
maggior parte fosse stata inghiottita dai flutti".
Il mare aveva ormai coperto
l'istmo dove sorgeva l'antica Città ed egli ne indicava le tracce, esistenti
sott'acqua , particolarmente a Nord-NordEst e nella zona denominata "Rafo",
fuori l'attuale insenatura portuale. Luigi RICCIO nella sua "Descrizione
istorica della Città di. Gallipoli", del 1808, dice che l'antica estensione di
Gallipoli dovette essere più del doppio dell'attuale ed anche lui riferisce
dell'esistenza sott'acqua di molti rottami di antichi edifici nella zona
antistante il forte S.Giorgio, nella direzione australe e che quella zona è
detta "rafo" , che significa " riposto di merci ", perché lì doveva esistere
l'antico porto.
Non credo sia mai stata presa in considerazione l'idea di
avviare lavori di ricerca scientifica per verificare tale ipotesi: è pur vero
che in quei fondali esiste una secca segnalata ai nostri giorni con un faro
luminoso. Una ricerca sull'ubicazione dell'antico porto farebbe conoscere
meglio le ragioni delle difficoltà che i velieri incontravano per raggiungere ,
in maniera sicura , il nostro emporio commerciale .
Francesco D'Andria dice
che nessun documento antico è ancora emerso dal sottosuolo gallipolino ;
importanti resti antichi si ritrovano molti chilometri più a sud , a Torre San
Giovanni dove le ricerche dell'Università di Lecce hanno portato alla luce il
porto di Ugento.
Le cronache del passato raccontano di varie sciagure e
naufragi accaduti ai bastimenti che veleggiavano verso la nostra Città dove
non esisteva un porto accessibile e sicuro ma soltanto "una rada mal sicura
protetta da uno scoglio". Dalle antiche 'carte da navigar' non si aveva la
descrizione reale del territorio, la cartografia era spesso approssimativa e le
coste erano rappresentate in modo alquanto generico.
In seguito i "portolani"
descriveranno minuziosamente un tratto di costa sotto il profilo idrografico,
meteorologico, nautico, offrendo i mezzi per avvicinarsi ad un porto in maniera
più sicura. Le carte venivano continuamente corrette e modificate a seconda
delle informazioni che giungevano ai cartografi dai naviganti che verificavano
sul posto la reale situazione del luogo.
Di capitale importanza per l'epoca
furono quelle contenute nel famoso Portolano "LO SPECCHIO DEL MARE" del
capitano genovese Francesco Maria Levanto, del luglio 1664, riprodotto ora ,
attraverso la ristampa anastatica , nella Collana di studi sulla Civiltà
Mediterranea ,fondata e diretta dal prof.Gino Pisanò.
L'opera,arricchita con
carte marittime dell'epoca , è di grande valore scientifico e documentaristico
: descrive i porti ,le spiagge,le baie,le isole,gli scogli e le secche allora
note del Mare Mediterraneo con le dimostrazioni dei cambiamenti delle terre,
delle coste, le distanze ed il modo di usare il 'Balestriglio' e 1''Astrolabio.
Questo portolano genovese sarà adottato anche da Venezia e rappresenterà il più
aggiornato e veritiero documento cartografico del secolo diciassettesimo.
L'opera del Levanto fu ristampata , infatti , a Venezia circa trenta anni
dopo , nel 1698 , senza alcuna benché minima alterazione , dal Padre Maestro
Coronelli ,Cosmologo della Serenissima Repubblica di Venezia nella Accademia
Cosmografia degli Argonauti. La novità della straordinaria realizzazione del
genovese consisteva nel descrivere la secentesca corografia mediterranea
mettendo in gran rilievo la fisicità dello spazio, indicando le più importanti
realtà mercantili dell'epoca.
Offriva ai naviganti informazioni funzionali per
la loro navigazione, con dovizia di particolari su ciò che si vedeva, su ciò
che si incontrava, su ciò che bisognava fare per entrare , nel modo più sicuro
, in un porto.
E' per noi gallipolini motivo di orgoglio sapere con quanta cura
il più famoso cartografo italiano descriveva minuziosamente l'arrivo e
l'attracco di un veliero a Gallipoli ne riproduceva la pianta della Città con
numerose postille e note, con l'indicazione dei monumenti,delle chiese e di ciò
di cui abbisognava il navigante per meglio orientarsi.
Il Portolano contiene
dodici dimostrazioni di tutto il Mare Mediterraneo; nella sesta il Levanto
descrive la Città di Gallipoli con il Castello in cui spicca il Rivellino e i
Bastioni su cui sono segnalate le bocche di fuoco con i cannoni.
Questi sono
utilizzati sia come punti di orientamento sia come unità di misura :" Longe una
cannonata da essa giace una Secca sott'acqua" ; è anche segnalata l'Isola
Sant'Andrea con la sua Torre da fuoco. Per rimarcare l'importanza che il
nostro sito rappresentava per il commercio nel 17° secolo molti sono i dettagli
che questo portolano contiene relativamente alla rotta che tutte le navi che
uscivano da Gallipoli e si dirigevano verso il Golfo di Venezia dovevano
tenere onde evitare le Secche di Ugento " una lingua di seccagli chiamati gli
uscenti" molto pericolosi perché fuoriuscivano dalla terra ferma per un buon
pezzo in mezzo al mare, causa nei tempi passati di molte sciagure , specie per
coloro che non conoscevano questi luoghi.
Il riferimento è alla flotta di
Pirro, re dell'Epiro, che nel III secolo a.C. andando in aiuto ai Tarentini ,
contro l'aggressione dei Romani , naufragò in quel luogo a poche miglia da
Gallipoli.
Ai nostri giorni , pure , si parla tanto del destino del "Porto di
Gallipoli " , forse non sempre a proposito e non sempre utilizzando i pareri
degli esperti del settore e valutando adeguatamente tutte le coordinate della
complessa problematica .
Sarebbe opportuno che l'Amministrazione comunale
promuovesse un ampio pubblico dibattito , alla presenza delle Società
coinvolte nell'iniziativa economica , aperto a tutta la Cittadinanza , per
conoscere adeguatamente i piani di intervento previsti,, valutarne le effettive
possibilità onde pervenire ad una soluzione foriera di vero sviluppo e
progresso economico per la nostra Città.
Luigi Giungato