I dati sull'afflusso turistico a Gallipoli e nel Salento durante l'estate
appena trascorsa sono confortanti.
Parlano di una tendenza positiva che si
consolida e si sviluppa progressivamente. La "voce" turismo è diventata
veramente importante per la nostra economia.
Nel corso degli anni, nuovi
operatori si sono cimentati in questo settore, e quelli di più antica tradizione
hanno reinvestito gli utili, diventando un marchio riconosciuto e apprezzato nel
campo.
L'apertura di nuovi bar e ristoranti, ma anche di qualche piccolo albergo
e residence, soprattutto nel centro storico, ha comportato necessariamente una
parallela e salutare azione di recupero e di risanamento urbanistico.
Un'azione
positiva, dunque, che se continua in maniera oculata non può che portare
benefici. Tuttavia è un filone, questo, che non è certamente inesauribile, prima
o poi si incontreranno limiti invalicabili, primo tra tutti una saturazione del
settore.
Al contrario, ci sono campi che restano totalmente aperti e mi
riferisco alla realizzazione di pensioni e piccoli alberghi a conduzione
familiare la cui mancanza si fa sentire, non solo per quanto riguarda il turismo
estivo, ma anche e soprattutto per quello primaverile e autunnale.
In primavera
si muove in Italia un esercito di studenti. Le strutture più adatte per ricevere
questi giovani visitatori e i professori che li accompagnano sono proprio le
pensioni e gli alberghi a basso costo. Lo stesso discorso vale per il turismo
autunnale.
I pensionati in Italia, si sa, non nuotano nell'oro, e anche questi
anziani si indirizzano verso strutture alberghiere a prezzi contenuti. Tuttavia,
l'argomento che voglio affrontare, di natura economica, è più generale, parte
dal turismo per andare oltre.
Nel decennio passato, quando le cifre del turismo
hanno cominciato a diventare apprezzabili, è stato più che naturale investire in
questo settore.
Nel corso degli anni successivi, come dicevamo prima, gli utili
sono stati reinvestiti sempre nel turismo, e questo è un fatto scontato. Infatti
è più facile continuare a cimentarsi in un ambito in cui si è acquistata una
certa competenza, dove è più facile calcolare i rischi e operare previsioni.
Senza contare che investire in un settore economico del tutto nuovo rispetto a
quello di più stretta competenza, comporta una valutazione finanziaria che solo
chi ha accumulato capitali può fare.
L'attenzione verso nuovi settori di
investimento era impensabile fino a qualche anno fa e quindi nemmeno
proponibile.
Ma ora i tempi cominciano ad essere maturi. Chi ha operato per anni
nel settore del turismo, in maniera intraprendente, può cominciare a pensare
forme nuove di investimento economico.
Per due motivi: è diventato operatore
economico competente e ha a disposizione i capitali per iniziare nuove imprese.
Ovviamente non è solamente il gusto del nuovo che deve muovere questi operatori,
ma anche un calcolo strettamente economico.
Ogni settore dell'economia presenta
i rischi di saturazione del mercato, ma il turismo oltre a questo ne presenta
uno in più. Anche in una fase di sviluppo del turismo può verificarsi, in
qualche polo, una fase di crisi dovuta a una deviazione del flusso.
L'economia del turismo è più capricciosa e instabile rispetto ad altre, può
risentire delle mode e delle tendenze, che in una società omologata e
conformista come quella di oggi possono assumere carattere di massa.
Ma un'altra
considerazione può giocare a favore della diversificazione degli investimenti.
Gli utili che derivano dal settore turistico sono a fisarmonica: si allargano
nella bella stagione e si comprimono d'inverno.
Gli utili che si ricavano non si
possono, quindi, paragonare a quelli del settore della produzione di beni, dove,
se le cose funzionano bene, i profitti sono costanti dodici mesi all'anno.
In un
futuro, più o meno prossimo, si potrebbe addirittura rovesciare il discorso. Gli
utili derivanti dall'attività di produzione potrebbero essere investiti nel
settore turistico.
Chi opera a Gallipoli e nel Salento sarebbe avvantaggiato
rispetto a chi è lontano da zone a vocazione turistica. Siamo certamente
consapevoli delle difficoltà che un imprenditore ha di fronte a sé. Non esiste
una tradizione consolidata nella nostra realtà e tantomeno un tessuto economico
consistente nel quale inserirsi.
A volte mancano anche le idee. Ed è qui che
devono entrare in ballo le istituzioni, in primo luogo il Comune, con un'azione
di supporto. L'assessorato alle attività produttive dovrebbe trasformarsi in un
vero e proprio centro di consulenza e orientamento.
Fornire agli investitori
dati e cifre, analisi di mercato, aggiornamenti sulle tendenze dei gusti dei
consumatori, ipotesi di fattibilità, aggiornamenti sulla possibilità di apertura
verso nuovi mercati, fornire un quadro completo di leggi regionali, nazionali e
comunitarie inerenti ai possibili finanziamenti.
Certo non si chiede che
l'amministratore comunale abbia tutte queste competenze, si chiede invece una
nuova mentalità. Si può e si deve operare di concerto con le istituzioni
presenti nel nostro territorio, prime tra tutte l'Università di Lecce e
l'Associazione Industriali.
Penso ad un vero e proprio protocollo di intesa per
allestire un centro di consulenza a disposizione degli operatori economici.
Capisco che non è impresa da poco ma, si sa, anche il viaggio più lungo comincia
con un passo.
L'importante è cominciare.