Gian Maria De Marini, Nuvole, Gallipoli, 2001, pp. 48
In 36 poesie è descritto il mondo dell'infanzia del poeta. La sua vita
scorre all'indietro: l'affetto dei genitori, il coro di fratelli,
parenti e amici sempre vicini. È il canto di un nido sicuro mai scosso
da raffica di maestrale, un nido donde guardare con fiducia l'avvenire.
Poi improvvise le sventure con la perdita dei cari, le solitudini
mitigate da studio tenace, il lavoro come missione. Infine le traversie
in cui si tempra la scorsa del giovane che si fa uomo, angosciato dalla
realtà che vorrebbe migliore. Solo oggi si volge a riguardare il
passato fino a quello più sfumato dell'infanzia, per tracciare con i
versi schegge di vita.
Fernanda Quarta, Petali di gerani, Taviano, 2002, pp. 78
Prefazione di Augusto Benemeglio
È una silloge di poesie alla ricerca di una fuga consolatoria dal
"buio dell'incertezza e dell'errore". Solo il verso, con la fantasia,
può crearsi un'oasi sperduta nel deserto della storia. Nelle barbarie
del presente la poetessa, non indifferente ai mali dell'umanità,
s'inventa un mondo tutto suo come in una fiaba, per raccogliere
"impronte di ore liete" ove perdersi nell'illusione di un sogno e
scavare nello scrigno della memoria, squarciando il velo dell'oblio.
Poesia intimistica del quotidiano, nata da profonda convinzione
cristiana a predicare la carità per ultimi ed esclusi ("Non è sprecato
il pianto per il dolore altrui).
Maurizio Nocera, Antonio Antonio (o dell'amicizia), Ed. Il
Laboratorio, Parabita, 2003, pp. 126 (ristampa riveduta e corretta
dell'edizione 1998)
Si tratta di un testo poetico dedicato all'amico scomparso, il
poeta salentino Antonio L. Verri: omaggio e celebrazione lirica della
vera amicizia, sentimentale, culturale, artistica. Il nostro non ama
definirsi poeta, è tuttora un giovane sognatore, un agit-prop
dell'utopia della lotta, dell'impegno. Oggi nei versi rammenta l'antico
sodalizio: evoca Antonio, lo canta, dialoga con lui nell'illusione di
averlo accanto, discorrendo per il Salento, finanche in volo
sull'oceano e a Cuba, la patria fidelista. È un viaggio intimo del
poeta all'interno delle sue emozioni, sensazioni, passioni, nel mondo
segreto dei ricordi e luoghi della giovinezza, della memoria. La poesia
si fa davvero sogno oltre il tempo, là dove mai si spegne la fiamma
degli affetti e l'amicizia rimane eterna nel canto per non smemorare.
Oronzo Manicone, Giovanni Pascoli a Matera, Gallipoli, 2003, pp. 14
Prefazione di Gino Schirosi
È un saggio interessante specie per chi, unicamente imbottito di
lontane e approssimative reminiscenze scolastiche, non conosce il
Pascoli se non come poeta né mai ha sentito del suo soggiorno nella
città lucana. Occorre essere grati al materano Manicone per averci
offerto un dettagliato spaccato con la sua dotta testimonianza, spunto
per ulteriori approfondimenti critici. Matera ha forgiato il grande
romagnolo a contatto diretto con una esperienza ed una realtà che
fotografava la sintesi della questione meridionale, maturando in lui la
consapevolezza di un socialismo senza e contro Marx, ma ricco solo di
filantropismo evangelico e patriottico, mirante alla pace tra gli
uomini e tra le classi.
(Rubrica di Gino Schirosi)