Gallipoli cinquecentesca - Alfonso Granai Castriota

a Gigi Giungato

Mi hai chiesto un contributo di Storia patria per il tuo giornale,"Anxa news", sul quale ti stai occupando , in particolare, del recupero del Castello di Gallipoli. Opera quanto mai meritoria , quella della memoria storica , che nel caso in questione andrebbe , almeno a mio avviso, rivisitata da una nuova pubblicazione dell'opera, ormai introvabile , di Ettore Vernole : " IL CASTELLO DI GALLIPOLI".
L'opera del Vernole , puntualmente chiosata da esperti , sbancherebbe il mercato librario di Storia patria e darebbe lustro e simpatia al tuo giornale, senza tralasciare il supporto che essa darebbe ad un eventuale restauro del Castello , ai fini della conoscenza e della fruibilità dei vari ambienti. Tu stesso , che tanto ne parli , non lo hai mai potuto visitare a fondo , né ti sei mai calato nelle sue segrete per leggere le frasi incise sulle umide pareti da tanti disperati che lì vissero parte della loro vita, con le piote nel fango , e lì forse trovarono la morte; né sai che chi ti scrive , or sono vent'anni , pubblicò sulla rivista 'Nuovi Orientamenti' la data (1543) della ristrutturazione della Sala ennagonale del manufatto , attribuendola verosimilmente al copertinese Evangelista Mengha su committenza, forse ,del Marchese di Atripalda ,che dello stesso architetto si era servito il 1540 per la ristrutturazione del suo Castello di Copertino.
E nel Castello di Gallipoli,il 13 luglio 1528, il marchese di Atripalda , Alfonso Granai Castriota , aveva vissuto il suo momento di gloria quando,con il nipote Pirro, nella battaglia di Pergolaci, aveva fatto a pezzi il presidio francese del Castello di Parabita, vendicando così la morte del fratello Ferrante, marchese di Civita Sant'Angelo e conte di Spoltore, caduto nel 1525 nella celebre battaglia di Pavia per mano dei Francesi.
Alfonso Granai Castriota, il cui ricordo Gallipoli vive nella formella di una via del Borgo, era figlio di Bernardo, duca di Ferrandina e conte di Copertino, e di Maria Zardari.
Uomo 'dai miti e gentili costumi abbelliti dalle lettere' , come lo ricorda Antonio de Ferraris (Galateo) nella sua epistola "Ad Pyrrum Castriotam" : ' Nec Alphonsi laudem praeteribo; qui suavissimos et incundissimos mores suos litteris ornavit ' , aveva ottenuto il 1518 , per un breve di papa Leone X, lo scioglimento da ogni precedente legame, vale a dire dal matrimonio con Cassandra Marchese e da una relazione con una gran dama napoletana , Giulia de Gaeta , che nel 1516 l'aveva reso padre di Costantino che lamenterà sempre la sua sorte di figlio naturale escluso dalla successione e dalle ricchezze , anche quando diverrà Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta.  

Alfonso Granai Castriota , una volta sciolto da questi legami,nel mese di settembre del 1518 sposa Camilla Gonzaga della ducale famiglia di Mantova, ramo di Sabbioneta. Un accurato resoconto delle fastose nozze è riportato nelle " Novelle " di Matteo Bandello , ripreso da A:Laporta in ' Le nozze di Alfonso Castriota e Camilla Gonzaga 1514 , e da chi scrive questa nota in ' Le vicende umane e storiche del marchese di Atripalda nei castelli di Casalmaggiore, Copertino e Parabita '.
Camilla Gonzaga , figlia di Gianfrancesco e di Antonia Del Balzo , aveva conosciuto Alfonso Castriota per via dei rapporti della madre con Terra d'Otranto e per un prestito ottenuto dal Castriota di 50.000 ducati per l'acquisto del Castello di Casalmaggiore , dove si svolgerà poi il matrimonio.
La salentina Antonia Del Balzo era sorella di Isabella , regina di Napoli e dedicataria del poema ' Lo Balzino ' del neretino Rogeri de Pacienza.
Un'altra Antonia del Balzo , figlia di Francesco , conte di Ugento , Castro e Parabita , e di Brisa Carafa , sarà costretta , proprio ad opera di Alfonso Castriota , a lasciare il Castello di Parabita e la sfarzosa corte di Ugento per riparare a Ragusa, sulla costa dalmata, perchè di parte francese.
Era costei la dolce fanciulla ' Divae Antoniae Bautiae ' alla quale Antoninus Lenius Salentinus , poeta parabitano, dedicherà il poema epico - cavalleresco 'Oronte Gigante 1531'.
Nel mese di novembre di quel 1518 Alfonso e Camilla lasciano il Castello di Casalmaggiore per raggiungere quello di Copertino , con il titolo per Alfonso di Marchese di Atripalda , duca di Ferrandina e Conte di Copertino , a seguito della morte del fratello primogenito Giovanni avvenuta in Mesagne il 2 agosto 1514.
Sempre a seguito di quella morte , Alfonso per consolidare il casato farà sposare suo figlio Antonio con la cugina Maria figlia del fratello defunto Giovanni.
Matrimonio ricordato nella lapide che sovrasta il portale del Castello di Copertino:
"D. Alphonsus Castriota Atripaldae dux praefectusque Caesaris illustrium D. Antonini Granai Castriotae et Mariae Castriotae coniugum ducum Ferrandinae et comitum Cupertini pater patruus et socer?.." , talchè D. Alfonso era al tempo stesso suocero e zio paterno di Maria , figlia di Giovanni ; così come lo era per Giovanna , figlia del defunto Ferrante , andata sposa a Giovanni , secondogenito di D. Alfonso.
Questi matrimoni tra cugini servivano a mantenere unito il patrimonio e a consolidarlo . Anche per questo , Pirro ( figlio naturale di Giovanni ) che nel 1535 diverrà Barone di Parabita , aveva voluto legare il suo feudo alle sorti dello zio Alfonso , nel caso fosse morto senza eredi : " che s'intenda nominato l'ill.mo D. Alfonso Castriota marchese di Atripalda , se sarà vivo , e non essendo vivo che s'intenda nominato e debba succedere quello che succederà nello stato di detto Marchese ".
Ma Alfonso morirà il 1544 e Pirro il 1561 lasciando eredi : il primo Antonio che nel 1549 morirà pugnalato in una festa a Murano ; il secondo, Giovanni Fabio , Alfonso e Gaspare.
I volti dei due personaggi più famosi dei Granai Castriota ( Alfonso e Pirro ) , cugini dei Castriota Scanderbeg, restano scolpiti sul portale del Castello di Copertino e su quello di palazzo Castriota di Parabita.

Stammi bene , amico.

Aldo de Bernart