Verso la fine del '700, al tempo della grande stagione dei lumi,che
proprio nel Salento vanta personalità di forte spessore come il
PALMIERI , il PRESTA , il BRIGANTI ,tanto per fare qualche nome , il
porto di GALLIPOLI , per via della sua carenza di strutture e per la
frequenza degli infortuni , stava esaurendo il suo ruolo commerciale di
rilevanza europea che qualche decennio prima vi aveva portato , per
caricamenti di oli e di vini, numerosi bastimenti di nazione svedese ,
danese , olandese, inglese , francese. Come risulta , fra l'altro, da
una lettera che il medico svedese Marten Kahler inviò il 12 giugno 1756
a Carlo Linneo in cui annotava che " Gallipoli ??.è un centro
importante a causa del commercio d'olio che vi si pratica un po' con
tutte le nazioni d'Europa ". (Si può leggerla in G.L. DI MITRI :
Nosologia,agronomia e commercio marittimo in Terra d'Otranto da una
lettera di Marten Kahler a Carlo Linneo 1756 , in 'Bollettino di Terra
d'Otranto' , 11-2001 pp.121-134). Non ripeterò qui, perché arcinote ,
le testimonianze di fine secolo dei colti viaggiatori stranieri che si
spinsero successivamente a Gallipoli, dal Von Riedesel (1767) allo
Svinburne (1773), al De Salis Marschlins (1789),ecc..
Emerge, comunque , da queste fonti la considerazione comune di un porto
che sta subendo una progressiva decadenza a causa della sua insicurezza
e dei numerosi naufragi che vi si verificano, con grave pregiudizio del
commercio e dell'olivicultura , che formano il maggior gettito
dell'economia salentina.
Sicchè, nel 1775, allorché viene rofondata a Lecce l'Accademia degli
Speculatori ad opera del martignanese Giuseppe Calmieri e del
napoletano Carlo Salerni , allievi del grande Antonio Genovesi , uno
degli obiettivi della ricerca del sodalizio e del suo programma
riformatore s'incentrerà sul rilancio del commercio e sulla sicurezza
delle vie di comunicazione terrestri e marittime.
Carlo Salerni , ingegnere borbonico 'commorante' a Lecce con funzioni
ispettive, ma anche attivo come architetto di edifici sacri e civili ,
(fra le sue opere più note si registrano la chiesa leccese di Santa
Maria della Nova ( 1779 ) e il progetto di ristrutturazione del
Collegio dei Gesuiti , l'Argento (1778) , esposto nel 2002 alla Mostra
" Il lavoro degli Ingegneri Scienziati-Artisti " a cura dell'Archivio
di Stato di Napoli) , percorreva in lungo e in largo la provincia , di
cui formò una carta corografica, segnalando emergenze e redigendo
progetti e proposte in ordine al restauro e al consolidamento di opere
di importanza militare e commerciale ( torri , porti , ecc. ).
Nel 1782 egli fu anche a Gallipoli dove ispezionò il porto ,
proponendone il potenziamento con " scogliere" di protezione per
scongiurare il ripetersi di naufragi. Dalle sue " RIFLESSIONI
SULL'ECONOMIA DELLA PROVINCIA D'OTRANTO ", inviate nel 1782 al Ministro
Acton e ora edito a cura di Vittorio Zacchino ( Lecce Centro di Studi
Salentini 1996 ), in cui compendia i risultati degli studi svolti
collegialmente dagli Speculatori leccesi , si espunge il seguente brano
che riflette la rischiosità e l'inadeguatezza di un porto pur
commercialmente dinamico : " In Gallipoli chiamano porto una mal sicura
rada, i naufragi sono frequenti; il gran commercio che vi si fa
dell'oli lo rendono di un grande interesse. La maggior parte dei
nazionali vorrebbe assicurarlo con alcune scogliere che io stesso vi
proposi; vorrebbero per tale impresa rimettere ciò che nel dazio , ivi
chiamato il nuovo accordo , si rilasciò in beneficio dei negozianti ,
ma le controversie civiche si oppongono a sì lodevole progetto(sic);il
governo dovrebbe promuovere e secondare le mire de' buoni all'utile
dello stato dirette".
Siamo al tempo delle note diatribe fra i ceti e le fazioni, allora come ora , perniciose al buon governo della Città.
E tuttavia la proposta del Salerni non fu del tutto disattesa , ma
realizzata almeno in parte , nel 1786 , quando il progettista era già
deceduto.
Lo si apprende da una Declaratio che Giuseppe Saverio Libetta di Lecce
rilasciò il 10 aprile 1786 al notaio leccese Francesco de Rinaldis (
documento gentilmente favoritomi in fotocopia dall' arch. Mario Cazzato
che qui ringrazio pubblicamente ) con cui il Libetta si dichiara "
Cautelante " , nei confronti degli Amministratori di Gallipoli , del
maestro muratore Tommaso Piccino di Copertino. Costui infatti si era
aggiudicato qualche tempo prima l'appalto " per la formazione della
scogliera vicino al torrione di S.Francesco di Assisi nella Città di
Gallipoli , una col fabbrico della falsa braca(?) dello stesso , ed
altra riattazione alle mura di cinta , e ponte della stessa , giusta la
perizia che se ne formò dal Regio Ingegnere fu D.Carlo
Salerni".L'importo dell'appalto ammontava a ducati 3371 e grane 30 da
pagarsi in tre terze.
Ma queste opere erano solo dei palliativi come risulta dai giudizi di
coevi riformatori.Appena un anno dopo il Palmieri delle " Riflessioni
sulla pubblica felicità " avrebbe osservato che " Gallipoli?.non ha
porto sicuro e non sarebbe necessaria molta spesa per averlo" , e
cinque anni dopo ,nel 1791 , il visitatore Giuseppe M. Galanti che ,
pur essendo "la prima piazza d'Europa" per il commercio
dell'olio,Gallipoli" intanto non ha molo sebbene ne sia facile la
costruzione".
dell'olio , Gallipoli " intanto non ha molo sebbene ne sia facile la
costruzione ". Aggiungendo :" Quando fui in questa Città , io vi trovai
intorno a 70 bastimenti di diverse nazioni settentrionali , che
attendevano il tempo di caricare sopra una spiaggia , che rendono mal
sicura i venti maestrali. Alcuni capitani dei bastimenti mi dissero che
in Gallipoli si languiva più mesi per fare il carico , il che li
rendeva pentiti di essere venuti e disgustava gli altri a venirvi ".
L'ultima voce settecentesca è quella del medico Saverio Caputi di
Galatone che nelle argute note sulle sue ANACREONTICHE (1799) , in
perfetta sintonia col Calmieri, aveva richiamato la necessità di un
immediato intervento atto " a guardar questo porto dagli insulti
dell'onde", con una spesa di circa trentamila ducati alla quale
avrebbero potuto contribuire " le città e i luoghi circonvicini, la
piazza de' mercadanti ,l'istessa Città di Gallipoli".
Purtroppo la rivendicazione per "la nostra provincia (di un
porto)comodo e sicuro ,indifferibile apparato respiratorio della
regione e centro vitale dell'industrializzazione salentina" continuerà
a restare 'una proiezione del passato' , e slitterà sistematicamente
nel corso dell'Ottocento, nell'Agenda del Consiglio Distrettuale per
l'esiguità del finanziamento accordato dal Tesoro ( solo 24.000 ducati
rispetto ai 90.000 stanziati per Brindisi ) " che non fruttava neppure
la metà delle entrate doganali di Gallipoli" ( Cfr. A. VISCEGLIA :
Territorio Feudo e Potere Locale.Terra d'Otranto fra Medioevo ed Età
Moderna. Napoli Guida1988,p.332,nota 60).Il recupero del Porto di
Brindisi, a scapito di Gallipoli, rappresentava una precisa opzione
strategica della politica borbonica e di fatto segnava un'ulteriore
emarginazione del Salento leccese, il quale perciò veniva tagliato
fuori dai flussi commerciali ,nazionali ed internazionali.
Vittorio Zacchino