T'amo mia città,
cartolina illustrata
da pittori e rapsodi
in cerca di notorietà.
Andirivieni di angeli e gabbiani
tra Sant'Angelo e la Purità.
Bello è perdersi ogni tanto
nel labirinto dell'antica identità.
Più bello quando spengono
le luci della sera
e tu navighi nel buio
leggiadra canoa di sogni
ma beccheggiante, senza capitano.
Vuoto il palazzo delle fate,
balconi privi di gerani,
torrioni indifesi, ragazzi smarriti, chitarre stonate.
Prosperano i templi
di più opulente divinità:
lotto ed enalotto,
sempre fiorenti
di voracità.
T'amo mia città, con ostinazione,
anche tu fosti omologata
nel baricentro della perversione.
(Giuseppe Leopizzi, "L'altro e la resa", 2003)