Negli ultimi anni, nel nostro Paese, sono spuntati come funghi gruppi e associazioni che,
erigendosi a difensori della natura ed in particolar modo di specie animali a rischio d'estinzione,
chiedono soldi per iniziative che il più delle volte non hanno alcun valore scientifico.
Anzi,
spesso, oltre all'inganno verso persone che in buona fede credono di contribuire concretamente alla
protezione della natura , vi è di peggio.
Molti di questi gruppi, infatti, pur essendo privi di
qualsiasi conoscenza scientifica, si improvvisano esperti ed intervengono sul campo ogni
qual volta se ne presenta l'occasione, non solo non fornendo aiuto alcuno, ma talora addirittura
facendo danni talora irreparabili.
E' quello che accade spesso con le tartarughe marine, animali carismatici che tra le
specie in pericolo d'estinzione sono quelle più "abbordabili"e apparentemente più resistenti ad interventi inadeguati, ma solo
perchè gli effetti negativi di un mantenimento o di un trattamento non corretto si manifestano dopo molto tempo.
Quante volte ho sentito di "interventi chirurgici" fatti non si sa da
chi su di una tartaruga marina che aveva ingerito un amo , o di un
centro di recupero allestito, per la gioia dei turisti, in un campeggio
estivo; oppure di tartarughe operate e rigettate in mare il giorno
dopo, o di animali feriti tenuti in bagnarole di plastica con poca
acqua stagnante.
Per non parlare poi dei campi estivi ove ragazzi paganti vengono reclutati per cambiare l'acqua
a qualche tartaruga recuperata e darle una manciata di cibo, in attesa del momento mediatico della sua liberazione !
La cura di questi animali, così come la ricerca e lo sviluppo di metodi
per prevenirne l'estinzione, è una attività seria che non può essere
affrontata con superficialità e senza appropriate conoscenze ed
adeguate strutture scientifiche.
Proprio per porre un freno ad organizzazioni di questo tipo, sotto
l'egida dell'UNEP (United Nation Environmental Program ), esperti di
tutti i Paesi del Mediterraneo hanno predisposto un Piano d'Azione per
le tartarughe, affidando alla Stazione Zoologica "Anton Dohrn" di
Napoli l'incarico di indicare le linee guida ed i requisiti
tecnico-scientifici che un Centro di recupero e cura di questi rettili
deve possedere per essere autorizzato ad agire.
Da numerosi anni, in questo prestigioso Centro di ricerca di biologia marina, al quale è anche
associato un Acquario pubblico, è in corso un programma di protezione e di studio sulle tartarughe marine del Mediterraneo.
Ne sono oggetto esemplari, per lo più appartenenti alla specie Caretta caretta, trovati in difficoltà lungo le coste
della Campania (e non solo) a causa del traffico marittimo, dell'attività di pesca e dell'inquinamento.
Una volta recuperati, gli animali vengono portati all'Acquario, grazie
alla proficua collaborazione delle Capitanerie di Porto e delle forze
dell'ordine, e sistemati in apposite vasche alimentate con acqua di
mare opportunamente filtrata e sterilizzata e mantenuta a temperatura
costante.
Dopo essere state curate e riabilitate, le tartarughe sono
re-introdotte in natura, appena possibile, in quanto tutto il lavoro ha
il solo scopo di contribuire all'incremento delle popolazioni
selvatiche.
Ogni intervento o trattamento
viene opportunamente deciso e valutato d'intesa con veterinari
specializzati nel campo dei rettili marini, e durante tutta la fase di
cura gli animali sono giornalmente monitorati ed osservati secondo un
rigido protocollo.
Flegra Bentivegna
Curatrice Acquario
Stazione Zoologica “A. Dhorn”
Napoli