Sono trascorsi 520 anni dal maggio del
1484 quando la flotta veneziana occupò la Città di Gallipoli e noi
vorremmo che quell’avvenimento non venisse cancellato dal ricordo dei
nostri concittadini , perché rappresenta una lezione di civiltà e di
alto senso della memoria storica da additare ai giovani che forse
ignorano quella pagina eroica scritta nel segno della fedeltà e della
libertà.
Dal 17 al 19 maggio uomini , donne , giovani ed anziani , affrontarono
con i pochi mezzi a disposizione la potente Armata di Venezia
dimostrando coraggio e grande forza di resistenza contro l’invasore.
Domenico Malipero , capitano veneziano , scrive che navigando con le
sue galere nel Golfo di Taranto, un mese prima , il Sabato Santo 17
aprile del 1484 , alla ricerca di vettovaglie avvicinò al largo di
Gallipoli una barca di pescatori locali per informarsi di quali erano
le condizioni nella Città. Questi dissero che la terra di Gallipoli era
priva di vettovaglie, che il terzo degli abitanti era fuori alla
ricerca di frumento “ … era cum poco victuaria et che il terzo de i
habitanti era fora a proveder de fromenti…”.
Il Galateo , nella sua “Descriptio Callipolis” , dice che la Città disponeva di difese poco efficaci –
“ Urbs eo tempore , quo capta est, nec muris, nec machinis , nec praesidio erat satis tuta “ .
Nella narrazione dell’evento , però , egli oltre a ricordare la buona
fama dei gallipolini vinti , dimostra una tacita accettazione
dell’impresa mettendo in risalto la potenza veneziana .
Anche in presenza di una situazione così fortemente precaria per uomini
e mezzi , il popolo della civilissima Città demaniale non disdegnò di
sacrificare la propria vita per esaltare l’orgoglio di Comunità “
fedele “ al re aragonese.
Quando le truppe di Giacomo Marcello scalarono le mura ed il
balestriere Giovanni da Cattaro mise per primo il piede sul Forte di
San Luca piantandovi il vessillo di S.Marco , la Città cedette solo
dopo essere stata assalita per ben tre volte , ed il terzo assalto era
durato ben otto ore!
In quegli anni si viveva in assoluta desolazione tanto che nel 1483 il
re Ferdinando concesse di non far pagare dazi a tutti coloro che
portavano grano e vettovaglie da vendere nella Città.
Soltanto il Castello era in buono stato ma le mura e le fortificazioni
erano in pessime condizioni e continue erano le petizioni rivolte al
Sovrano perché si riparassero le mura e si fornisse la Città di
artiglierie.
Molte sono le fonti storiche che hanno trattato quelle giornate ma non
tutte sono concordi , spesso sono contradittorie e non si è ancora
pervenuti ad una analisi completa e circostanziata dell’evento. Spesso
il nome ed il ruolo di alcuni protagonisti non è definitivamente
accertato e sarebbe ormai opportuno , a distanza di cinque secoli ,
avviare approfondite ricerche per riscrivere con chiarezza quelle
vicende che tanto contribuirono a disegnare la storia dei secoli a
venire.
Quelli erano anni di contese e guerre tra tutti gli Stati della
Penisola , erano trascorsi appena quattro anni dalla presa di Otranto
da parte dei Turchi di Geduk Amhed Pascià . Anche quell’intervento si
sospetta fosse stato tacitamente approvato dalla Serenissima in
antagonismo con la monarchia aragonese e l’avventura gallipolina viene
dagli storici descritta come risposta veneziana alla presa di Otranto
del 1480 , a dimostrazione della capacità di difesa del Mediterraneo e
della Cristianità contro lo strapotere dei Turchi. La civiltà dei
Veneziani non doveva essere confusa con le scorribande turche : a
Venezia vigeva una perfetta costituzione che mediante il Senato teneva
a bada il potere monarchico del Doge e le intemperanze del popolo. Era
una chiara sconfessione della monarchia aragonese , del principato
papale e della repubblica democratica fiorentina.
La guerra contro Ercole d’Este ,genero del nostro re Ferrante d’Aragona
, viene presentata da Venezia come occasione di difesa della civiltà
cristiana per evitare che Gallipoli soffrisse come Otranto.
Venezia fa la guerra per portare la Pace perchè è il baluardo difensivo
contro i Turchi e deve assolvere a questo compito nell’indifferenza e
nell’incuria dei Principi italiani e perfino dello stesso Papa Sisto IV
che morirà proprio in quell’anno.
Cento anni dopo , negli anni 1579-1584 , il Tintoretto glorificherà quella vittoria con il suo splendido quadro
“ I Veneziani conquistano Gallipoli “,
che campeggia sul soffitto della sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale .
Il dipinto rappresenta il momento in cui i Veneziani iniziano l’assalto
della città di Gallipoli che si concluderà vittoriosamente, al centro
il portabandiera veneziano tiene alta la grande bandiera di San Marco ,
a sinistra sulla poppa della galera ammiraglia sta ritto il comandante
supremo della flotta veneziana Jacopo Marcello in armatura ed elmo da
battaglia , prima di essere colpito mortalmente da una bombarda sparata
dall’alto delle mura gallipoline.
Ricostruire la storia della presa di Gallipoli non è possibile perché
non esistono narrazioni gallipoline sincrone degne di fede mentre
quelle più consultate e conosciute sono quasi tutte di marca veneziana.
Nessuno è riuscito a dire con certezza quante furono le navi che
parteciparono all’assedio di Gallipoli , quanti furono i morti di parte
veneziana e di parte gallipolina: ogni autore dà numeri diversi! Non
conosciamo le discussioni o le deliberazioni dell’Università che scelse
di opporsi all’invasore piuttosto che avviare trattative per la resa.
I Veneziani usarono violenza sulla gente della Città depredando ogni
cosa o dimostrarono invece comprensione e alto senso di civiltà? Quale
fu il ruolo del Castello e del suo Castellano durante l’assedio dinanzi
al sacrificio di uomini e donne resistenti lungo le mura ?
Il Vescovo della città , Ludovico o Alfonso Spinelli , contribuì con la
sua influenza e prestigio alla decisione di non accogliere le proposte
di resa dei Veneziani esponendo la cittadinanza ad un confronto impari
e dal risultato scontato?
La mancanza degli antichi documenti della storia di Gallipoli non
consente di conoscere quali erano le reali condizioni di vita sociale
in quegli anni e sono tanti gli interrogativi rimasti sinora senza
risposta: eppure , dopo la presa di Otranto, tutto il traffico portuale
di Brindisi e Otranto era convogliato nel porto di Gallipoli!
I registri parrocchiali dei battezzati cominciano dal 1541 , quelli dei
matrimoni dal 1608 e quelli dei defunti dal 1666 . Anche la storia del
Castello è difficile da scrivere perché non sono stati trovati
documenti che descrivessero compiutamente le vicende della sua
costruzione e del ruolo svolto nella difesa della città. Alcuni
documenti addirittura nominano tutti i castelli del Basso Salento ed
ignorano quello di Gallipoli.
Durante i quattro mesi della loro occupazione i Veneziani operarono
l’isolamento della Città , con la costruzione del fossato di
separazione del Castello , lavori che continuarono e furono portati a
termine poi dagli Aragonesi.
E’ opinione consolidata che le carte storiche della nostra Città
fossero state depredate dai Veneziani e che ora sono custodite o
lasciate marcire nelle secrete di Palazzo Ducale .
Sarebbe opportuno che la Civica Amministrazione riprendesse i contatti
con le Autorità di Venezia , già avviati nel passato , per il recupero
dell’ Archivio storico della nostra Città.
Luigi Giungato