Le guerre per l'acqua sul nostro pianeta non sono di oggi, ma ancora oggi
ci sono troppe guerre legate all'acqua perché si continua ad usare questo
elemento vitale come strumento a supporto di interessi strategici di tipo
geo-economico e per l'acquisizione di potere egemonico.
L'ineguale distribuzione dell'acqua nelle società e sul pianeta è stata ed
è ancora paradigma dell'ineguaglianza sociale globale: piscine e produzioni
irrigue e fiorenti da una parte, scarsità d'acqua al limite, ma spesso sotto
il limite, della sopravvivenza dall'altra.
Ma il rischio di scatenare conflitti "globali" si fa crescente e sempre più
concreto da quando la WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, ha
deciso che l'acqua non è un diritto degli esseri viventi ma una merce, e
quindi un'opportunità di profitti. La World Bank continua a promuovere lobby
per la privatizzazione dell'acqua, a far pressione sui governi perché
privatizzino gli acquedotti, cedano alle corporazioni multi e transnazionali
(Vivendi, Suez, RWE-Thames, per fare qualche nome) il controllo dell'acqua,
che rischia di essere totalmente sottratta alla gestione delle comunità.
Ogni giorno che passa l'acqua diventa un bene ricercato, conteso,
mercificato e oggetto di sfruttamento.
Difendere l'acqua, perciò, è difendere la pace. Le donne, che in tanta parte
del mondo sono quelle che più risentono delle difficoltà crescenti d'accesso
all'acqua potabile, vogliono difendere l'acqua come fonte di pace.
ACQUA, DONNE E PACE è stato il tema centrale del 28° congresso
internazionale della Women's International League for Peace and Freedom che
si è svolto a Kungalv, storica cittadina 20 km a nord di Goteborg , in
Svezia, dal 2 all'8 agosto scorso.
"L'acqua come fonte di conflitti nazionali ed internazionali" è stato
argomento della sessione centrale del congresso, nella quale abbiamo
ascoltato le relazioni di Mary Ziesak (Australia), Katia Patino (Bolivia),
Sushma Pankhule (India), Aliyah Strauss (Israele), Roula Zoubiane (Libano),
Lucinda Amara (Sierra Leone), Dulcy De Silva (Sri Lanka), Liss Schanke
(Norvegia).
Di "Privatizzazione del settore dell'acqua e ruolo delle istituzioni
finanziarie internazionali" ci ha invece parlato Asa Romsfeld del Forum Syd
(organizzazione svedese per lo sviluppo).
Oggi le guerre si fanno per il petrolio, è stato detto, ma in un prossimo
futuro si faranno per l'acqua. E' un caso che già da anni la NATO usi
l'acqua come "reason", cioè risorsa da "difendere", nei suoi war games e
nelle simulazioni di guerra?
Conflitti per l'acqua sono già drammatica attualità nell'ambito di conflitti
armati come quello fra Palestina e Israele, o in Iraq. Guerre dell'acqua
possono esplodere in Turchia, in Siria e altrove nel mondo.
La disponibilità di acqua sulla terra non è infinita e solo il 2,6% è acqua
dolce. Meno dell'uno per cento è parte del ciclo dell'acqua e si rinnova
abbastanza rapidamente attraverso le piogge. La maggior parte dell'acqua
dolce si trova in falde sotterranee dalle quali viene estratta più
velocemente di quanto non possa essere rinnovata. Inoltre, l'uso globale
dell'acqua raddoppia ogni circa venti anni : perfino più rapidamente
dell'esplosione demografica.
Secondo i più recenti rapporti delle Nazioni Unite, 31 paesi si trovano
attualmente a dover far fronte alla difficoltà della mancanza d'acqua. Per
circa un miliardo di persone (circa una su sei) l'accesso all'acqua
potabile è un problema quotidiano. Tre miliardi, circa metà della
popolazione mondiale, hanno accesso inadeguato o non ne hanno affatto ai
servizi igienici. Si prevede che entro il 2025, appena 21 anni a partire da
ora, ben due terzi dei paesi nel mondo dovranno fronteggiare crisi
dell'acqua.
Il modello dominante di globalizzazione capitalistica, in cui ogni fattore
vitale viene mercificato e trasformato in oggetto di possesso e di
sfruttamento a scopo di profitto, minaccia le vite di miliardi di persone
riducendo drammaticamente l'accesso all'acqua potabile. Sempre più gente
sarà costretta a bere acqua sporca e infetta e resterà priva di servizi
igienici perché non potrà pagarseli, se vincerà la mercificazione dell'acqua
che è in atto ovunque, se vinceranno gli interessi e gli appetiti delle
multinazionali dell'acqua, che stanno pianificando di privatizzare
totalmente distribuzione e approvvigionamenti.
Per impedire che l'inaccettabile diventi realtà, ondate di protesta si
sono levate in Africa, America Latina, Asia. Movimenti per la sicurezza
dell'acqua stanno crescendo anche in Europa, negli Stati Uniti. Forum
mondiali stanno sensibilizzando l'opinione pubblica e facendo pressione
sulle istituzioni internazionali e sui governi perché l'acqua sia difesa
come un diritto umano da assicurare a tutti. Prima che si facciano danni
irreparabili, reti di gruppi per la pace e la giustizia chiedono anche la
promozione di politiche che permettano l'accesso a tutti dell'acqua potabile
e ne favoriscano una gestione equa, democratica e solidale.
La Wilpf si è fatta parte integrante di questi movimenti per la difesa
dell'acqua, aderendo alle dichiarazioni e ai contratti che partono da un
principio fondamentale: l'acqua appartiene alla Terra e a tutte le specie e
perciò non deve essere trattata come una merce da comprare, vendere e
sfruttare a scopo di profitto. A questi movimenti cercherà essenzialmente di
portare il proprio contributo di riflessione, oltre che di azione, sul
rapporto donne-acqua-pace.
Un congresso è sempre un evento importante per un'organizzazione, pietra
miliare ed sfida organizzativa ad un tempo. A Goteborg, circa 250 donne
provenienti dalle 43 sezioni nazionali sparse nel mondo, oltre che dagli
uffici Wilpf di Ginevra e New York presso le Nazioni Unite, abbiamo lavorato
ininterrottamente, ci siamo confrontate in un clima di serenità e fervore,
riunite nei workshop, nei seminari, nelle commissioni di lavoro, per non
parlare delle colazioni, i pranzi e le conversazioni informali fino a notte
tarda. Abbiamo identificato le priorità: donne e pace in Medio Oriente,
razzismo e popolazioni indigene, militarizzazione e ambiente, promozione
della Risoluzione 1325 dell'Onu sulla partecipazione delle donne ai
negoziati di pace.
Abbiamo definito il programma internazionale per il 2004-2007, che suddivide
l'attività della Wilpf in tre principali aree d'azione tra loro collegate:
pace e sicurezza, disarmo e smilitarizzazione; ambiente e sviluppo
sostenibile; economia globale e giustizia sociale.
Abbiamo eletto la nuova presidente, Regina Birchem (Usa) e le
vicepresidenti: Marta Benavides (El Salvador), Annelise Ebbe (Danimarca),
Samira Khoury (Libano), Dulcy De Silva (Sri Lanka), che guideranno la Wilpf
nei prossimi tre anni.
Abbiamo adottato numerose risoluzioni relative alle tematiche più urgenti:
prima fra tutte una dichiarazione per la cessazione dell'aggressione
all’Iraq ed il ritiro immediato delle forze di occupazione.
Infine, abbiamo assunto una decisione importante che ci impegnerà tutte, a
partire da subito: una conferenza internazionale di donne per la pace a
Cuba, nel luglio 2006, da organizzare in collaborazione con la Federaciòn
de Mujeres Cubanas.
Ada Donno